I Titoli di Stato sono obbligazioni che il Ministero dell’Economia e delle Finanze emette regolarmente per ottenere risorse finanziarie per lo Stato. Per i cittadini che li acquistano, i Titoli di Stato rappresentano un investimento che offre un rendimento.
Cosa sono i Titoli di Stato
I Titoli di Stato sono strumenti finanziari che servono agli Stati per ottenere soldi in prestito dagli investitori.
Facciamo un esempio: supponiamo che lo Stato italiano abbia bisogno di risorse finanziarie. Di conseguenza, decide di emettere Titoli di Stato e di proporli agli investitori in cambio del pagamento di un interesse. Teniamo anche a mente che gli investitori sono chiunque li voglia comprare.
Supponiamo, quindi, che ad acquistare Titoli di Stato sia un tizio di nome Giancarlo:
Giancarlo compra il titolo di Stato a 100€ e alla scadenza (perché, appunto, è un prestito) lo Stato gli ridarà i suoi 100€ più gli interessi. Ora l’abbiamo fatta semplice, ma il succo è questo.
Come funzionano i Titoli di Stato
Per capire le differenze, dobbiamo prima spiegare quali sono i tipi di rendimento, cioè “il guadagno”, che possono darci i titoli di Stato. Infatti, il rendimento può essere fisso o variabile.
Nel primo caso, il rendimento sarà appunto fisso e può avvenire tramite il cosiddetto “scarto di emissione”, cioè la differenza tra il prezzo a cui compro un titolo di Stato e il suo valore nominale, cioè il valore che mi verrà rimborsato.
Capiamo meglio: supponiamo di acquistare dei Titoli di Stato dal valore nominale di 10.000€ per 9900€ (cioè valgono 10.o00€, ma li pago 9.900).
Il rimborso a scadenza sarà di 10.000€. Quindi, il “guadagno” sarà la differenza tra queste due cifre:
10k – 9.900 = 100€, cioè circa l’1% dell’investimento.
In gergo, si parla di “vendere sotto la pari”, cioè a un valore inferiore rispetto al valore nominale.
Ricapitolando: investo 9.90€, passa il tempo prestabilito, lo Stato italiano restituisce i 9.900€ investiti più altri 100, che sono appunto il guadagno, cioè il rendimento. Questo guadagno è fisso: non può cambiare.
Ma il rendimento fisso può anche essere determinato in cedole fisse periodiche. Fatta semplice, per cedola si intende l'incasso degli interessi, (un po’ come fosse una rata che incassiamo).
Facciamo un esempio: compro titoli per 10.000€ con cedole semestrali dell’1%, significa che riceverò 100€ ogni 6 mesi e dopo 10 anni lo Stato mi ridarà i miei 10.000€ iniziali. Quindi, il rendimento sarà la somma di tutte le cedole, cioè 100€ ogni 6 mesi, ovvero 200€ all’anno, che alla fine dei 10 anni fanno 2.000€. Investo 10k, lo Stato mi restituisce 10k e guadagno 2k.
Nel secondo caso, invece, abbiamo il rendimento variabile: come dice il nome, varia. In pratica, questi titoli sono legati a un elemento esterno, come per esempio al tasso di inflazione. Cioè, se l’inflazione sale il rendimento sale e se l’inflazione scende il rendimento scende. Questo meccanismo protegge il rendimento dall’inflazione.
Quali sono i Titoli di Stato e le caratteristiche di Bot, Btp e tutti gli altri
Potete vederli qui, parliamo di BOT, CCT e i vari BTP:
- Buoni Ordinari del Tesoro (Bot)
- Certificati di Credito del Tesoro (Ccteu)
- Buoni del Tesoro Poliennali (Btp)
- Buoni del Tesoro Poliennali Green (BTP Green)
- Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea (Btp€i)
- Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione italiana (Btp Italia)
- Buoni del Tesoro Poliennali step-up riservati agli investitori retail (BTP Futura)
- Buoni del Tesoro Poliennali riservati agli investitori retail (BTP Valore)
Qui di seguito una tabella ricavata da quella presente sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze, sezione Dipartimento del Tesoro, con le principali caratteristiche:
TITOLO | DURATA | REMUNERAZIONE | ASTA | RIMBORSO |
---|---|---|---|---|
BOT | 3, 6 e 12 mesi o inferiore a 12 mesi (BOT flessibili) | Scarto d'emissione | Asta competitiva sul rendimento | Alla pari, unica soluzione a scadenza |
CCTeu | da 3 a 7 anni | Cedole var. ed eventuale scarto d'emissione | Asta marginale | Alla pari, unica soluzione a scadenza |
BTP | 2, 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni | Cedole fisse ed eventuale scarto d'emissione | Asta marginale | Alla pari, unica soluzione a scadenza |
BTP Green | da 8 a 25 anni | Cedole fisse ed eventuale scarto d'emissione | Asta marginale | Alla pari, unica soluzione a scadenza |
BTP€i | 5, 10, 15 e 30 anni | Cedole reali ed eventuale scarto d'emissione | Asta marginale | Unica soluzione a scadenza |
BTP Italia | da 4 a 8 anni | Cedole reali semestrali | Collocamento diretto sul MOT | Unica soluzione a scadenza |
BPT Futura | da 8 a 16 anni | Cedole semestrali | Collocamento diretto sul MOT | Unica soluzione a scadenza |
BTP Valore | 4 anni | Cedole semestrali | Collocamento diretto sul MOT | Unica soluzione a scadenza |
Importante è anche tenere presente che tutti questi Titoli di Stato prevedono un taglio minimo per l'acquisto di 1.000€ e il rendimento è soggetto a un'aliquota del 12,5%.
Inoltre, come evidente dalla tabella, quando si parla di Titoli di Stato dobbiamo parlare di remunerazione (che sarebbe il tipo di rendimento), del meccanismo d’asta e della tipologia di rimborso. Ma vediamo meglio i Titoli di Stato più famosi.
I primi titoli sono i BOT, la cui durata può essere di 3, 6, 12 mesi. Il rendimento qui avviene con lo scarto di emissione, cioè si comprano a un prezzo inferiore rispetto al valore nominale e il rimborso sarà, per l'appunto, il valore nominale. Per quanto riguarda l'asta, “asta competitiva sul rendimento” significa che chi vuole acquistare i titoli proporrà un rendimento e lo Stato sceglierà di vendere i titoli a chi si accontenterà dei rendimenti più bassi.
L’aliquota fiscale è al 12,5%, sarebbe la tassazione da pagare sul rendimento, e questo vale per tutti i titoli di Stato. Infine, il rimborso (che come intuibile dal tipo di remunerazione è “alla pari, in un unica soluzione a scadenza”). Quindi, i soldi investiti all’inizio e il rendimento si riceveranno alla fine.
Passiamo quindi ai BTP, che hanno scadenza a 2, 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni. Il rendimento è a cedole fisse, quindi non tutelano dall’inflazione e può anche esserci lo scarto di emissione, se i titoli vengono emessi sotto al valore nominale, cioè sotto la pari.
L’asta invece, che determina prezzi e quantità dei titoli di stato, è “asta marginale con determinazione discrezionale di prezzo e quantità emessa”. È un meccanismo per il quale lo Stato fissa un tot di titoli che vuole vendere, gli investitori faranno delle offerte e alcune di queste verranno accettate (quelle con il prezzo più alto). Poi, il prezzo più basso delle offerte accettate (quindi, il prezzo più basso tra i prezzi più alti) viene applicato a tutti i “vincitori”, che quindi potranno comprare a quel prezzo. Infine, il rimborso è alla pari. Quindi, si guadagnano le cedole fisse semestrali e poi magari uno scarto di emissione se l’emissione è stata sotto la pari.
Infine, ci sono i CCTeu, che hanno scadenza da 3 a 7 anni. Cedole variabili semestrali. Asta e rimborso funzionano nello stesso modo dei BTP visti prima.
Conviene investire in Titoli di Stato (e quali convengono di più)?
Dipende da noi, dai nostri obiettivi e dal tempo per cui vogliamo impegnare i soldi. Se vogliamo impegnarli per poco tempo, i BOT sono interessanti. Se vogliamo impegnarli per tanto tempo, magari è meglio un BTP. Inoltre, i Titoli di Stato sono più adatti a investitori con bassa propensione al rischio, piuttosto che il contrario.
Quanto rendono i Titoli di Stato?
Come abbiamo visto, il rendimento può cambiare da titolo a titolo, da asta ad asta e da periodo a periodo. Però, facciamo due esempi generici per farci un'idea, con un BOT prima e poi con un BTP.
Esempio di rendimento di un BOT
Supponiamo di acquistare dei BOT dal valore nominale di 10.000€ per 9800€.
Il rimborso sarà quindi la differenza tra queste due cifre al termine dei 12 mesi: 10.000€ – 9800€ = 200€, cioè circa il 2% dell’investimento.
Come nell’esempio che abbiamo visto prima.
Esempio di rendimento di un BTP
Ora supponiamo un BTP di 10 anni.
Acquistiamo sempre 10.000€ (ma qui paghiamo 10.000€ perché supponiamo non ci sia scarto di emissione).
Ipotizziamo anche cedole semestrali dell’1,5% (3% annuo).
Il rendimento sarà:
10.000 + 1,5% = 150€ ogni 6 mesi
Quindi, 300 all’anno. Dopo 10 anni avremo guadagnato 3.000€.
Pro e contro dei Titoli di Stato
Sicuramente, tra i contro, ci sono i rendimenti bassi. Però, al contempo, tra i pro troviamo che solitamente sono strumenti molto sicuri. Quindi, possono andare bene per chi non vuole rischiare troppo ma che vuole comunque garantirsi un ritorno economico.
Occhio però, perché non esistono solo i titoli di Stato italiani, che di base sono abbastanza sicuri. Esistono anche per gli altri Stati. Lo dico perché qui il rischio di default qui è basso, come è basso nelle altre economie sviluppate. Ma se andate in economie di Stati meno solidi economicamente, potreste sì ottenere rendimenti maggiori, ma a fronte di un rischio più elevato.
Ora, piccola parentesi, in molti di voi avranno sentito parlare dei “buoni fruttiferi postali”. Ecco, anche loro sono obbligazioni e sono garantiti dallo Stato. Ora non mi voglio dilungare su questi buoni ma sappiate che il ragionamento è molto simile.
Dove acquistare titoli di Stato
I titoli di Stato si possono acquistare sia con le aste quando vengono “creati”, in gergo sul mercato primario. Oppure, si possono acquistare da investitori che li hanno già acquistati in precedenza e che ora vogliono venderli, in gergo mercato secondario.
Nella pratica, questo, si può fare attraverso piattaforme online che permettono la compravendita di obbligazioni, in banca o in posta.
Meglio comprare azioni o titoli di Stato?
Qui la risposta è molto soggettiva: dipende dai nostri obiettivi e dalla nostra propensione al rischio. Mi spiego meglio: comprare azioni può far guadagnare di più. Ma comprando azioni è anche molto più facile perdere i soldi investiti. Al contrario, i titoli di Stato, se di Stati economicamente solidi, sono più sicuri ma fanno anche guadagnare molto meno.
Che differenza c’è tra obbligazioni e Titoli di Stato?
In realtà, i Titoli di Stato sono obbligazioni. L'unica differenza, è che con il termine "obbligazioni" ci si riferisce all'insieme dei titoli obbligazionari (i quali in linea di massima possono essere emessi da Stati e/o aziende), mentre, con il termine "Titoli di Stato" ci si riferisce solo ai titoli obbligazionari emessi da uno Stato.
Titoli di Stato e Debito Pubblico italiano
Una curiosità interessante è anche che sono proprio i titoli di Stato ad alimentare il Debito Pubblico. Infatti, ogni Titolo di Stato venduto rappresenta soldi presi in prestito dallo Stato e che andranno restituiti con gli interessi.