Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è un diritto di tutti i lavoratori e consiste in una somma di denaro che il datore di lavoro deve riconoscere ai propri lavoratori dipendenti al termine del rapporto di lavoro, a prescindere dalle cause che ne determinano la conclusione.
Cos’è il TFR?
Il TFR, come anticipato, è il Trattamento di Fine Rapporto e rappresenta una retribuzione differita e obbligatoria a cui hanno diritto i lavoratori dipendenti nel caso in cui dovesse concludersi il proprio rapporto di lavoro. Inoltre, prescinde dalle ragioni per le quali quest'ultimo dovesse terminare.
A chi spetta il TFR?
Il TFR spetta a tutti i lavoratori dipendenti, sia privati che pubblici. Con l’esclusione di alcuni lavoratori pubblici che hanno diritto al TFS (Trattamento di Fine Servizio) e non al TFR.
Perché esiste il TFR?
In realtà indennità di questo tipo esistono addirittura dagli anni ‘20 del ‘900 e la loro finalità era sostenere chi perdeva il lavoro. Tali indennità erano previste per tutti i lavoratori ed erano corrisposte anche se un lavoratore veniva licenziato per sua stessa colpa.
In seguito, questa indennità ha sempre più assunto una dimensione “previdenziale” e di “premio” in funzione del termine della carriera lavorativa. Infatti, nel 1982 questa indennità è stata rivista ed è nato il TFR.
Quando viene pagato il TFR?
La legge non stabilisce una data esatta entro cui il trattamento di fine rapporto debba essere erogato. Pertanto, le tempistiche del pagamento del TFR seguono le regole che si sono consolidate nel tempo in base alla prassi.
Quando viene pagato il TFR in azienda
Nel settore privato, di norma, viene liquidato con l'ultima busta paga o entro 45 giorni dalla fine del rapporto di lavoro.
Quando viene pagato il TFR nel settore pubblico
Nel settore pubblico, invece, il TFR (o meglio, TFS) può essere erogato fino a 24 mesi dopo il termine del rapporto di lavoro. Se l'importo supera i 50mila euro, inoltre, il pagamento può essere suddiviso in più rate.
Come si calcola il TFR?
Possiamo immaginare il TFR come un salvadanaio in cui le aziende versano in modo ricorrente delle quote di denaro destinate ai propri dipendenti: parliamo delle quote TFR. La somma che si riceve al termine di un rapporto di lavoro (quindi, il TFR) è la somma di queste quote (quote TFR).
Come si calcola una singola quota TFR?
Occorre dividere per 13,5 (numero adottato convenzionalmente e che prescinde dal numero di mensilità) la retribuzione lorda annua.
Per esempio:
Retribuzione annua lorda | Calcolo | Quota TFR |
---|---|---|
€ 18.000 | 18.000/13,5 | € 1.333 |
€ 21.000 | 21.000/13,5 | € 1.556 |
€ 30.000 | 30.000/13,5 | € 2.222 |
Cosa succede se un’azienda non ha i fondi per versare il TFR a un dipendente?
Il lavoratore potrà ugualmente ricevere il TFR grazie al fondo di garanzia del TFR, il quale viene finanziato attraverso il versamento nello stesso di una piccola parte delle quote TFR (0,50%) e serve per tutelare i lavoratori dipendenti da queste situazioni.
Cos’è la rivalutazione del TFR?
La rivalutazione del TFR serve per evitare che l’inflazione eroda gli accantonamenti. In concreto, esiste un coefficiente di rivalutazione che viene moltiplicato per la somma delle quote TFR accantonate.
Pensate che nel 2015 il coefficiente di rivalutazione era l’1,5%; questo significa che un accantonamento che nel 2014 era di 100€ diventava 101,5€ nel 2015. Questi coefficienti sono rimasti abbastanza contenuti fino al 2020, arrivando al 2,24% nel 2018. Nel 2021, invece, c’è stata una prima impennata di questo coefficiente: +4,35%, e nel 2022 addirittura + 9,97%! Quindi, in due anni i TFR accantonati dei lavoratori sono aumentati in modo notevole.
Ma facciamo un esempio per capire meglio:
Anno | Rivalutazione | Calcolo rivalutazione | Accantonamento |
---|---|---|---|
2020 | – | – | 100€ |
2021 | 4,35% | 100€ + 4,35% | 104,35€ |
2022 | 9,97% | 104,35€ + 9,97% | 114,75€ |
Immaginate ora questo aumento su cifre accantonate più grandi (e realistiche), tipo: 30000€. Un ipotetico accantonamento del genere sarebbe passato da 30.000€ a 34.429€ in soli due anni!
Quali sono i pro e i contro della rivalutazione del TFR?
I lavoratori si troveranno un TFR più ricco quando cesseranno il proprio rapporto di lavoro. Invece, per i datori di lavoro, in questo caso specifico, rappresenta un costo non indifferente.
Il TFR è tassato?
Sì, le cifre di cui abbiamo parlato fino ad ora sono lorde e ci si deve pagare l’Irpef.
TFR in azienda: sì o no?
Dipende dai casi, ma oggi tenere il TFR in azienda può essere conveniente, perché i coefficienti di rivalutazione sono significativi e una piccola percentuale è fissa. Quindi, accantonare in un fondo pensione avrebbe senso solo se questo fondo pensione realizzerà rendimenti migliori, e questo non è scontato.