Nei giorni scorsi il Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato ha adottato (quasi) all'unanimità il testo che intende abolire il numero chiuso per l'accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e delle professioni sanitarie.
La riforma non è ancora definitiva, si tratta di una proposta che intende modificare l'attuale sistema di accesso alla facoltà Medicina, Odontoiatria e Veterinaria che, da circa 25 anni, adotta il test di ingresso.
Il numero chiuso a Medicina, quindi, è tornato di nuovo a far discutere.
La conferma dell'approvazione del testo dell'Atto del Senato 980 arriva da Roberto Marti (Lega), presidente della Commissione Istruzione del Senato.
Negli ultimi mesi non sono mancati i commenti entusiasti da parte delle forze politiche, ma anche le critiche provenienti dall’Ordine dei Medici.
Test Medicina 2025-2026: le novità
Presto l'accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria potrebbe essere rivoluzionato.
La 7ª Commissione – Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica ha discusso in sede referente l'Atto del Senato n. 980 che reca il titolo "Disposizioni in materia di abolizione del numero chiuso o programmato per l’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e delle professioni sanitarie".
Il testo base sulla delega al Governo per la riforma alle modalità di ammissione alle facoltà, infatti, intende promuovere un nuovo metodo di accesso ai corsi di laurea: non più attraverso il famigerato test di ingresso, bensì incoraggiando l‘iscrizione libera al primo semestre e al termine dello stesso introdurre una scrematura.
Sarà il profitto conseguito dagli studenti nel corso dei primi esami previsti a compiere un vero e proprio sbarramento al passaggio verso gli anni successivi.
Quindi, una volta terminato il primo semestre sostenendo tutti gli esami e avendo conseguito i crediti formativi necessari, lo studente potrà andare avanti nel proprio percorso di studi.
Tutti gli altri potranno invece convertire i propri esami e intraprendere un altro corso di studi affine, così come indicato al momento della doppia scelta gratuita in sede di iscrizione.
Al momento si tratta ancora di una Atto non definitivo, per cui occorrerà attendere l'iter di approvazione nei prossimi mesi. In quel caso, il Governo dovrà adottare entro 12 mesi uno o più decreti legislativi per la revisione delle modalità attuali di accesso ai corsi di laurea.
Dal testo al momento emerge quindi la volontà di abolire il test di ingresso alla facoltà ma non il numero programmato che dovrebbe continuare a garantire il bisogno di medici e delle altre figure sanitarie per il Sistema Sanitario Nazionale.
Numero chiuso a Medicina: cosa succede ora?
I test di ammissione di quest’anno si svolgeranno regolarmente, come da calendario.
Oltre 71 mila studenti saranno chiamati a svolgere le prove nei giorni martedì 28 maggio e martedì 3 luglio.
Il disco verde proveniente dal Senato, invece, intende adottare per il futuro la possibilità di iscriversi al primo semestre del corso di laurea magistrale di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.
Sarà il profitto conseguito dagli studenti nel corso dei primi esami previsti a compiere un vero e proprio sbarramento al passaggio verso gli anni successivi.
Perché abolire il numero chiuso a Medicina?
“L'odioso numero chiuso che abbiamo conosciuto negli ultimi 25 anni non ci sarà più” è quanto affermato da Roberto Marti, presidente della Commissione Istruzione del Senato.
L’auspicio è di offrire ai ragazzi “la possibilità di iscriversi liberamente alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria e di iniziare un percorso che gli permetterà di avere tempo e modo per orientarsi nel mondo universitario, che costituisce per ognuno una grande novità”.
Secondo quanti hanno acclamato con gioia la decisione di dire basta al numero chiuso (o programmato) permetterà agli studenti di mettersi in gioco e verificare sul campo la propria vocazione, così come dimostrare le competenze acquisite con lo studio delle discipline di base di questi corsi di laurea.
L’invecchiamento del personale medico
Nel corso dell’ultimo periodo 7ª Commissione permanente (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica) ha valutato la situazione dell’accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia.
L’analisi è stata condotta anche grazie ai dati ISTAT raccolti che hanno evidenziato due elementi fondamentali.
Da un lato il numero di immatricolati, laureati, iscritti ai corsi di specializzazione e docenti di ruolo in medicina e chirurgia (sono circa 15,3 mila gli iscritti a un corso di laurea in medicina e chirurgia, il 2,7% del totale degli iscritti al primo anno) e la datazione del personale medico.
Proprio l’aspetto dell’invecchiamento ha rappresentato un elemento di criticità del sistema sanitario, con una preoccupante carenza di professionisti che operano in regime di convenzione con il SSN – ovvero i Medici di medicina generale.
Addirittura, secondo dati Eurostat, l’Italia si colloca al 14° posto tra i Paesi membri UE per numero di medici ogni 100mila abitanti (410,4), cioè con una dotazione di medici ben superiore rispetto alla situazione quelli francese (318,3), belga (324,8) ma inferiore rispetto all’Austria (540,9) Germania (453) e Spagna (448,7).
“Come noto, il Servizio Sanitario Nazionale dovrà fronteggiare nei prossimi anni una crescente domanda di assistenza dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche e della multimorbilità” è quanto si apprende dalla Nota Istat.
Le critiche da parte dall’Ordine dei Medici
Secondo l’Ordine dei Medici “questa non è assolutamente una norma di buon senso” e a dirlo è Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo).
Al momento infatti le Università italiane non hanno le risorse e le capacità sufficienti a sostenere un numero così ampio di studenti interessati ai corsi, con il rischio di una platea di laureati che faticheranno ancor di più a inserirsi nel mondo del lavoro.