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5 Aprile 2024
16:14

Settimana lavorativa di 4 giorni e riduzione orario di lavoro: ecco le proposte di legge, pro e contro

Si sente parlare molto delle proposte di legge sulla settimana lavorativa di 4 giorni in Italia e sulla riduzione dell'orario di lavoro a 32 o 34 ore settimanali. Le proposte di legge pervenute sono tre, una del Movimento 5 stelle, una del Partito Democratico e l'altra di di Sinistra Italiana e Alleanza Verdi e Sinistra. Alcune contengono sgravi contributivi, ma anche imposta patrimoniale. Analizziamole nel dettaglio come funzionano le proposte sulla settimana lavorativa di 4 giorni, in modo che chiunque possa valutare i pro e contro.

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Settimana lavorativa di 4 giorni e riduzione orario di lavoro: ecco le proposte di legge, pro e contro
Direttore editoriale e Consulente del Lavoro
Settimana lavorativa di 4 giorni e riduzione orario di lavoro ecco cosa contengono le proposte di legge

Si sente parlare molto delle proposte di legge sulla settimana lavorativa di 4 giorni in Italia e sulla riduzione dell'orario di lavoro a 32 o 34 ore settimanali. Le proposte di legge pervenute sono tre, una del Movimento 5 stelle, una del Partito Democratico e l'altra di di Sinistra Italiana e Alleanza Verdi e Sinistra.

Ma come funziona la settimana lavorativa di 4 giorni?

Nella proposta del Movimento 5 stelle i sindacati possono prevedere una riduzione dell'orario di lavoro fino a 32 ore e fino a quattro giorni lavorativi a settimana, a parità di stipendio.

Nella proposta del Partito Democratico, è necessario incentivare i datori di lavoro che riducono l'orario di lavoro e tale obiettivo deve essere perseguito con un esonero parziale dai contributi.

Secondo la proposta dell'Alleanza Verdi-Sinistra (AVS), bisogna ridurre l'orario di lavoro a 34 ore a parità di retribuzione, ma per farlo viene prevista l'introduzione di un imposta patrimoniale.

Per analizzare i pro e contro delle proposte, bisogna sottolineare che alcune proposte riguardano anche i dipendenti pubblici, altre prevedono incentivi ai datori di lavoro che riducono l'orario di lavoro, altre impattano sul costo del lavoro dei datori di lavoro in maniera più significativa delle altre.

Ma quali di queste proposte riduce effettivamente la settimana lavorativa a 4 giorni? ed a quali lavoratori spetterebbe? Quali di queste proposte riguardano anche i dipendenti pubblici? Quali prevedono concreti incentivi ai datori di lavoro?

Ma soprattutto quali sono i reali pro e contro della settimana lavorativa di quattro giorni.

Approfondiamo tutto andando a guardare nel dettaglio le tre proposte.

Proposta di Legge del Movimento 5 stelle: 32 ore settimanali, 4 giornate di lavoro e sgravi contributivi

Su iniziativa dei deputati Conte, Carotenuto, Aiello, Barzotti e Tucci del Movimento 5 stelle, è stata presentata il 15 marzo 2023, una proposta di legge denominata "Disposizioni sperimentali concernenti la riduzione dell’orario di lavoro mediante accordi definiti nell’ambito della contrattazione collettiva".

L'obiettivo viene stabilito in maniera macro dall'art. 1 – Oggetto e finalità della proposta di legge.

La legge andrebbe a regolare "l’adozione di forme flessibili di organizzazione del lavoro volte ad adeguare la disciplina dell’orario di lavoro alle attuali dinamiche sociali ed economiche e alle conseguenze dirette e indirette dello sviluppo tecnologico sul mercato del lavoro, nonché a promuovere l’occupazione, incrementare la produttività del lavoro e migliorare la possibilità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per i lavoratori".

Quindi attraverso forme flessibili di organizzazione del lavoro, con il principale strumento dell'adeguamento dell'orario di lavoro, si perseguono obiettivi di promozione dell'occupazione e contemporaneamente di incremento della produttività e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei lavoratori.

L'adeguamento della disciplina dell'orario di lavoro avverrebbe con "contratti per la riduzione dell'orario di lavoro", come disciplinati dall'art. 2 della proposta.

Tali "specifici contratti per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di retribuzione" li stipulerebbero "le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale, nonché le loro articolazioni territoriali o aziendali". Quindi i sindacati che firmano i contratti collettivi nazionali di lavoro, ossia i CCNL.

Mediante tali contratti "l’orario normale di lavoro di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, può essere ridotto fino a 32 ore settimanali".

Quindi avremmo la contrattazione collettiva che può derogare alla legge (l'articolo 3 del D. Lgs. n. 66/2003) che contiene la normativa nazionale sull'"Orario normale di lavoro".

L'art. 3 attualmente in vigore, prevede al comma 1 che "L'orario normale di lavoro è fissato in 40 ore settimanali" e al comma 2 che "I contratti collettivi di lavoro possono stabilire, ai fini contrattuali, una durata minore e riferire l'orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all'anno".

Ed è proprio grazie a questa norma che in alcuni settori l'orario di lavoro settimanale è già inferiore a 40 ore settimanali. E pertanto per alcuni settori la riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore sarebbe di un minor numero di ore settimanali.

Tornando alla proposta di legge, la riduzione di orario è prevista a parità di retribuzione (stipendio), quindi con le retribuzioni già previste dal contratto collettivo, nonostante l'orario di lavoro ridotto.

La riduzione proposta, poi, è "fino a 32 ore settimanali", Quindi non a 32 ore settimanali e basta, ma i contratti collettivi possono ridurre fino a 32 ore, ma possono stabilire anche un numero di ore diverse da 32 ore settimanali, come ad esempio 38, 36, 35, 34 ore settimanali, ecc.

La proposta di legge stabilisce anche cosa può riguardare la riduzione: "La riduzione può riguardare:

  • l’orario giornaliero
  • o il numero delle giornate lavorative settimanali, fino a 4 giornate".

Ed è qui che scatta l'attenzione mediatica sull'intenzione del Movimento 5 stelle di proporre l'orario di lavoro settimanale a 32 ore settimanali con 4 giornate lavorate ad 8 ore settimanali, anziché 5 giornate settimanali, per coloro che lavorano 40 ore settimanali, con distribuzione dell'orario di lavoro da lunedì al venerdì per 8 ore settimanali.

In ogni caso, siccome in Italia ci sono anche operai e tanti lavoratori che lavorano 6 giorni a settimana su 7, la proposta di legge riguarda una riduzione dell'orario di lavoro fino a 32 ore, attuabile con un'articolazione dell'orario di lavoro settimanale fino a 4 giornate lavorative a settimana.

"Fino a 32 ore settimanali" e "fino a 4 ore settimanali", significa anche che il settore produttivo potrebbe essere impostato, dalle organizzazioni sindacali, su minori ore settimanali rispetto a 40 ore, ma sempre su 5 o 6 giorni lavorativi. Oppure su quattro giorni lavorativi, ma con più di 32 ore come orario di lavoro settimanale.

La proposta in tal senso fa un ulteriore passaggio, riguardo al caso dell'orario di lavoro di 4 ore settimanali: "In tale ultimo caso, le ore lavorative giornaliere che superano le 8 ore ordinarie non sono considerate lavoro straordinario".

Questo perché essendo previsto una riduzione fino a 32 ore e fino a 4 giornate lavorative, è perseguibile, a norma della proposta di legge, anche una riduzione da 40 a 36 ore settimanali, su 4 giorni lavorativi, con 9 ore lavorative al giorno. La norma vuole solo evitare il lavoro straordinario al superamento delle 8 ore giornaliere.

Sempre la proposta di legge stabilisce che i contratti specifici di riduzione dell'orario di lavoro, ma stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale, nonché le loro articolazioni territoriali o aziendali, "stabiliscono criteri e modalità di individuazione
dei lavoratori interessati all’applicazione, anche su base volontaria, coerentemente con le finalità".

Quindi i contratti collettivi possono anche stabilire le categorie di lavoratori interessati. E non solo, il contratto di riduzione dell'orario di lavoro può essere stipulato anche a livello aziendale.

Il comma 3 dell'art. 2 della proposta di legge tratta tutti quei casi in cui il datore di lavoro non applichi un contratto collettivo stipulato dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale. In quel caso è attivabile l'iter di stipula del contratto di riduzione dell'orario di lavoro ma da almeno il 20% dei lavoratori dipendenti dell'impresa o dell'unità produttiva o dal datore di lavoro. E la decisione sull'adozione del contratto di riduzione dell'orario di lavoro va effettuata con un referendum aziendale laddove si raggiunga la maggiorazione dei dipendenti dell'impresa o dell'unità produttiva. Quindi la possibilità di riduzione dell'orario di lavoro viene spostata nel perimetro del contratto aziendale.

Abbiamo detto che anche per questa proposta la riduzione dell'orario di lavoro è parità di stipendio del lavoratore, ma all'art. 3 della proposta di legge è previsto un meccanismo di riduzione del costo del lavoro dell'azienda che riduce l'orario di lavoro, attraverso un "Esonero contributivo per la riduzione dell’orario di lavoro".

L'esonero dal versamento dei contributi a carico del datore di lavoro è per la quota di retribuzione corrispondente alla riduzione dell'orario normale di lavoro. Nella sostanza, se ad esempio l'orario di lavoro è ridotto da 40 a 32 ore settimanali, sulla retribuzione da CCNL corrispondente alle 8 ore in meno, il datore di lavoro ha uno sgravio contributivo. Ma solo sulla retribuzione relativa alle 8 ore, non sulla retribuzione erogata sulle restanti 32 ore.

L'esonero è però totale, quindi del 100% fino a 8 mila euro annui a lavoratore, da riparametrarsi su base mensile. Resta ferma l'aliquota di computo delle prestazioni, dice la proposta. Significa che per il lavoratore non cambia nulla ai fini della sua pensione.

Accanto alla riduzione dei contributi da versare sulla forza lavoro già assunti, la proposta concede ai datori di lavoro che assumono nuovo personale, un esonero contributivo cumulabile con altri incentivi della durata di 24 mesi in caso indeterminato e di 18 mesi in caso di tempo determinato. E in caso di trasformazione a tempo indeterminato, vengono riconosciuti i 24 mesi di esonero contributivo.

Quindi riepilogando, questa proposta prevede:

  • riduzione orario di lavoro fino a 32 ore;
  • riduzione fino a 4 giorni lavorativi;
  • sgravio contributivo totale per i datori di lavoro sulle ore di di riduzione settimanale;
  • sgravio contributivo per i datori di lavoro per nuovi assunti a tempo indeterminato o determinato.

Proposta di legge dei Partito Democratico: lavoro su 4 giorni con sgravi contributivi

Su iniziativa dei deputati del Partito Democratico tra i quali Schlein, è stata presentata il 20 ottobre 2023, una proposta di legge denominata "Agevolazione contributiva per favorire la stipulazione di contratti collettivi volti a sperimentare la progressiva riduzione dell’orario di lavoro".

La proposta prevede un incremento di dotazione del Fondo nuove competenze (formazione ai lavoratori in materia di transizione digitale e sulle materie riguardanti la sostenibilità ESG) per la finalità di sottoscrizione di contratti collettivi tra le imprese e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale finalizzati alla definizione di modelli organizzativi volti a sperimentare:

  • la progressiva riduzione dell’orario di lavoro,
  • a parità di salario,
  • anche nella forma di turni su quattro giorni settimanali.

Il perimetro di riferimento sono i datori di lavoro privati, escluso settore agricolo e domestico. Esclusi i dipendenti pubblici.

La proposta prevede una concessione ai datori di lavoro privati, per la durata della sperimentazione in merito alla riduzione dell'orario di lavoro di "un esonero dal versamento dei contributi in misura pari al 30 per cento dei complessivi contributi previdenziali dovuti dai medesimi, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti
all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro".

Non si tratta di uno sconto del 30% sui contributi ma di uno sconto del 30% dei contributi pagati dal datore di lavoro, che si sostanzia in un risparmio effettivo, una riduzione dell'aliquota contributiva a carico del datore di lavoro intorno al 10%.

L'esonero sale al 40% per i lavoratori dipendenti impegnati in lavori o attività connotati da un particolare indice di stress psico-fisico (lavori gravosi). Quindi la riduzione dell'aliquota contributiva a carico del datore di lavoro è di circa il 12%.

Proposta di legge di Sinistra Italiana e Alleanza Verdi e Sinistra: 34 ore settimanali con patrimoniale

Su iniziativa dei deputati Fratoianni (leader di Sinistra Italiana e di Alleanza Verdi e Sinistra) e Mari, è stata presentata il 13 ottobre 2022, una proposta di legge denominata "Disposizioni per favorire la riduzione dell'orario di lavoro".

La proposta si pone l'obiettivo, dichiarato al comma 1 dell'art. 1, di "regolamentare, in modo uniforme
nel territorio nazionale e nel pieno rispetto del ruolo dell’autonomia negoziale collettiva, i profili di disciplina del rapporto di lavoro connessi all’organizzazione dell’orario di lavoro".

Quindi una norma nazionale riguardo un ridotto orario di lavoro, ma con l'autonomia ai CCNL e alle organizzazioni sindacali.

Riduzione dell'orario di lavoro che, secondo il comma 2 dell'art. 1 della proposta di legge ha il fine di "di riorganizzare e di ridurre gli orari di lavoro in modo da conciliarli con gli altri tempi di vita, di promuovere le
condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e di rimuovere gli ostacoli che impediscono la partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, nonché di favorire lo sviluppo dell’occupazione e l’incremento della competitività delle imprese".

Finalità, quindi, che vanno in favore della conciliazione vita-lavoro, della conciliazione famiglia-lavoro ed in generale un più effettivo diritto al lavoro.

Per ottenere tali obiettivi la proposta di legge "favorisce una modulazione e una riduzione degli orari di lavoro, in modo da giungere… a stabilire la durata settimanale legale dell’orario normale dei contratti di lavoro subordinati dei lavoratori pubblici e privati, nonché dei collaboratori di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, in trentaquattro ore effettive a parità di retribuzione, fatti salvi gli aumenti salariali previsti dai contratti collettivi e individuali di lavoro".

L'art. 2 del disegno di legge definisce l'ambito di applicazione, includendo i dipendenti pubblici, ma escludendo il personale della scuola, le Forze di polizia e delle Forze armate.

L'art. 3 prevede l'Istituzione di un fondo presso l'Inps che finanzi con contributi i datori di lavoro che riducono di almeno il 10% l'orario di lavoro. Ma lo stesso fondo è finanziato dal versamento di una maggiorazione del 15% nei confronti dei datori che ricorrono al lavoro straordinario.

L'art. 4 prevede un finanziamento con un'imposta patrimoniale nei confronti di chi possiede grandi patrimoni mobiliari e immobiliari, superiori a 3 milioni di euro.

Quindi nella sostanza la proposta si sostanzia in una riduzione dell'orario di lavoro in modo da giungere:

  • nei confronti dei dipendenti pubblici e privati;
  • ad un orario di lavoro di 34 ore effettive settimanali;
  • parità di retribuzione (rispetto all'attuale orario di lavoro che in molti casi è di 40 ore);
  • salvando anche gli aumenti da tabelle retributive dei CCNL o gli aumenti stipendiali previsti nei contratti individuali tra datore di lavoro e lavoratori;
  • il tutto accompagnato da contributi ai datori di lavoro che riducono l'orario di lavoro del 10%, maggiori versamenti per i datori di lavoro che ricorrono al lavoro straordinario ;
  • ed una imposta patrimoniale.

Una riduzione dell'orario di lavoro i cui effetti (si immagina in termini di produttività delle aziende e del paese, livelli occupazionali e licenziamenti dei lavoratori, ecc.), ai sensi del comma 3 dell'art. 1, della proposta di legge vanno verificati con le parti sociali decorsi due anni.

Orario di lavoro settimanale di 4 giorni in Italia: pro e contro

E' facile dire che guadagnare gli stessi soldi, lavorando di meno, è il sogno di qualsiasi lavoratore, anche dell'imprenditore e datore di lavoro.

Il principale scoglio riguardante la valutazione di convenienza dell'orario di lavoro settimanale di 4 giorni con riduzione dell'orario di lavoro, è sulla circostanza che si riducono il monte ore lavorate in azienda.

Questo monte ore di lavoro che si ridurrebbe sensibilmente con un abbassamento di 6-8 ore settimanali a lavoratore,  può avere un impatto importante sul fatturato dell'azienda, se le minor ore lavorate non sono compensate da una giusto incremento di produttività aziendale (in riferimento alle ore lavorate) oppure da un riduzione del costo del lavoro per l'imprenditore.

Le tre proposte contengono anche misure che sostengono l'economia del datore di lavoro, riducendo il costo del lavoro con esoneri contributivi e agevolazioni, ma non contengono misure che fanno mantenere i livelli di produttività delle aziende, mentre contengono tutte delle misure per garantire al lavoratore il mantenimento del livello salariale, dello stesso stipendio, della stessa retribuzione, anche se il lavoratore lavora meno ore.

Va anche detto che spesso la produttività non è indice di 40 ore lavorate settimanali, perché spesso si produce realmente in meno ore effettive, con un importante calo di produzione in alcune ore che ormai sembrano eccessive e per le quali conviene a sempre più imprenditori sostenere il recupero psico-fisico del lavoratore o la propria conciliazione vita-lavoro, anche per non perdere capitale umano.

Senza entrare nel merito delle tre proposte, che saranno valutate dal lettore e per le quali abbiamo spiegato i punti chiave, è sicuramente importante sottolineare che tra pandemia, ricorso al lavoro a distanza o lavoro agile o smart working, arrivo delle nuove tecnologie (in particolare l'intelligenza artificiale), è cambiata (e sta velocemente cambiando ancora) la cultura del lavoro nei cittadini, con una maggiore presenza di priorità personali sulle esigenze di vita rispetto alle esigenze lavorative.

Alcuni lavoratori sarebbero disposti a ridurre il proprio stipendio, pur di avere flessibilità, smart working ed un orario di lavoro inferiore alle 40 ore attuali oppure inferiore ai sei giorni lavorativi che comprendono il sabato o la domenica. Sono tutte finalità importanti, raggiungibili se si sostiene la produttività del paese. L'azienda non è solo l'imprenditore, ma anche il lavoratore. Il sistema produttivo, però, non dipende solo da azienda e lavoratori, ma anche dallo Stato, dal Legislatore e da quanto quest'ultimo è in grado di cucire addosso al sistema produttivo del Paese, ed alle persone che lo compongono, una soluzione in linea con le esigenze e la sostenibilità di tutti.

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Antonio Barbato
Direttore editoriale e Consulente del Lavoro
Mi occupo di consulenza del lavoro e giornalismo giuslavoristico, previdenziale e fiscale. Iscritto all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Napoli e fondatore di uno studio professionale specializzato nel mondo del web e dell’editoria. Sono tra i soci fondatori e Vice Presidente dell’Associazione giovani Consulenti del Lavoro di Napoli. Tra i primissimi redattori di Fanpage.it, ho ricoperto, sin dalla fondazione del giornale, il ruolo di Responsabile dell’area Lavoro (Job), dal 2011 al 2022. Autore di numerose guide esplicative, dal 2023 ricopro il ruolo di Direttore editoriale di Lexplain, verticale del gruppo Ciaopeople dedicato al mondo della legislazione, del fisco, dell'economia e della finanza.
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