Cos’hanno in comune un toast tagliato a metà dentro a un bar e una torta tagliata in 20 fette in un ristorante?
No, non è l’inizio di una barzelletta anche perchè la risposta è davvero poco divertente: in entrambi i casi può esserci una maggiorazione del prezzo finale, come in effetti è successo di recente. Ma procediamo con ordine.
Il caso del toast di Como tagliato a metà
Negli scorsi mesi avrete sentito le notizie di bar e ristoranti che, in diverse parti d'Italia e per svariate ragioni, hanno applicato alcune maggiorazioni sullo scontrino finale. Le polemiche sono state parecchie ma la domanda è sempre la stessa: la maggiorazione compiuta dal ristoratore per un servizio aggiuntivo è legittima?
Il caso che ha fatto sicuramente più discutere è quello avvenuto in un bar in provincia di Como. Qui una coppia di turisti ha ordinato un toast, chiedendo che fosse tagliato a metà così da poterlo mangiare in due. Il tramezzino è arrivato come richiesto ma anche accompagnato da una voce molto specifica sullo scontrino: "Diviso a metà € 2,00".
Gli avventori, allibiti, hanno reso nota la vicenda sui social allegando la foto dello scontrino incriminato, generando così una catena di proteste e condivisioni di esperienze simili.
I titolari si sono quindi giustificati dicendo che ogni servizio in più va pagato e che il taglio del toast ha richiesto del tempo, considerando anche il piattino e le salviette aggiuntive utilizzati.
La torta di Palermo
Recentissimo, invece, il caso avvenuto in un locale di Palermo, in cui un gruppo di 20 persone, a fine cena, ha richiesto il taglio della torta che era stata acquistata in una pasticceria e portata per l’occasione. Anche qui sullo scontrino finale è apparsa la voce “20 € per servizio torta”: l’equivalente di 1 euro a persona, per ogni fetta tagliata!
Il ristoratore può addebitare il costo per questo tipo di servizi?
La risposta è: dipende.
Se i servizi supplementari e relativo prezzo sono stati indicati sul menu esposto all’esterno del locale o su quello distribuito all’interno, oppure se sono stati comunicati a voce al consumatore, prima dell’ordinazione, il sovrapprezzo è legittimo.
Analizzando il caso del toast di Como, è stata avanzata l’ipotesi che l’opzione del taglio potesse essere già stata inserita nel menù, perché la voce “diviso a metà” riportata sullo scontrino, appare piuttosto specifica e farlo manualmente, al momento, avrebbe richiesto del tempo. Ciò farebbe quindi pensare che fosse già preimpostata nel registratore di cassa e non che sia stata inserita appositamente per la coppia di turisti.
I diritti del consumatore
In generale il consumatore ha il pieno diritto di conoscere in anticipo i prezzi sulla base di due normative. La prima è l’art. 180 del Regio Decreto n. 635 del 1940 tutt’oggi in vigore:
“I pubblici esercenti debbono tenere esposte nel locale dell'esercizio, in luogo visibile al pubblico, la licenza e l'autorizzazione e la tariffa dei prezzi.”
La seconda è il D. lgs. 84 del 2000 che attua la Direttiva europea n. 6 del 1998 relativa alla protezione dei consumatori in materia di indicazione dei prezzi a loro offerti.
I ristoratori hanno quindi l’obbligo di esporre il listino, pena 308 € di multa e se al cliente viene addebitato un piatto o un servizio non dichiarato, potrà legittimamente rifiutarsi di pagare e chiamare i vigili. Attenzione però, perché il ristoratore potrebbe sempre indicare il sovrapprezzo in un cartello all’interno del locale, senza che il cliente se ne accorga; mossa eticamente discutibile ma legittima da un punto di vista giuridico. O ancora, potrebbe includere la maggiorazione sotto la voce “servizio”, senza che il consumatore abbia la possibilità di accorgersene.
Cosa fare in questi casi?
L’unica soluzione è quella di chiedere espressamente, sempre e in anticipo, se il tipo di servizio che ci serve ma che non risulta (o non vediamo) indicato, sia oggetto di maggiorazione.
Magari non sarà l’opzione più pratica ma sempre meglio che portare con sé, ogni volta, un cucchiaino o un coltello di riserva.