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13 Luglio 2024
11:00

Schiamazzi da movida ma i locali sono chiusi, il Comune risarcisce i danni da rumori molesti

I rumori e gli schiamazzi provenienti dalla strada e da quanti si attardano dopo la chiusura di bar e locali possono arrivare a disturbare il riposo di quanti abitano quella zona. Il risarcimento spetta al Comune.

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Schiamazzi da movida ma i locali sono chiusi, il Comune risarcisce i danni da rumori molesti
Dottoressa in Giurisprudenza
Schiamazzi da movida ma i locali sono chiusi, il Comune risarcisce i danni da rumori molesti

I rumori e gli schiamazzi provenienti dalla strada e da quanti si attardano dopo la chiusura di bar e locali possono arrivare a disturbare il riposo di quanti abitano quella zona.

Spesso la soluzione adottata dalle amministrazioni locali è quella di predisporre un servizio di vigilanza che, in servizio fino a tarda sera, ha il compito di disperdere la movida.

Quando questa misura non si dimostri bastevole e gli schiamazzi salgano dalla strada anche dopo la chiusura di bar e ristoranti, il Comune è tenuto a risarcire i danni per le immissioni di rumori molesti che raggiungano le abitazioni.

Sul punto è recentemente intervenuta la Corte di Cassazione.

Il fatto

I coniugi Tizio e Mevia convenivano in giudizio il Comune  sollevando la responsabilità per le immissioni di rumore nella propria abitazione provenienti dagli avventori degli esercizi commerciali ubicati nella stessa zona.

I frequentatori infatti, specie nelle sere d’estate, si trattenevano per strada fino a notte tarda continuando a recare disturbo alla quiete pubblica ben oltre l’orario di chiusura dei locali.

A tal proposito, i coniugi chiedevano che venisse accertata l’intollerabilità delle immissioni e il Comune venisse condannato “alla cessazione immediata delle predette immissioni oppure alla messa in opera delle necessarie misure per ricondurre alla normale tollerabilità le immissioni medesime” (art. 844 c.c.) e al risarcimento dei danni patrimoniali e non.

In primo grado, il Comune convenuto veniva condannato e per questo motivo predisponeva un servizio di vigilanza che, organizzato tutte le sere da maggio a ottobre, aveva il compito di disperdere e allontanare le persone entro la mezz’ora successiva alla scadenza dell’orario di chiusura della movida.

Avverso tale pronuncia, il Comune proponeva appello che provvedeva a rigettare le domande proposte dai coniugi attori ritenendo che, sì l’art. 844 c.c. trovava applicazione anche nei confronti della Pubblica Amministrazione, tuttavia gli avventori dei locali trovavano nella presenza degli stessi “l’occasione per assembramenti molesti” e per cui il dover ein capo all’amministrazione locale non poteva discendere da un generico dovere di tutelare la quiete pubblica, ma ben diversamente avrebbe dovuto affondare le proprie radici in una fonte normativa idonea allo scopo.

I coniugi Tizio e Caio ricorrevano per la cassazione di tale sentenza.

La decisione

La Corte di Cassazione, sezione 3, civile, sentenza 25 maggio 2023, n. 14209 si è pronunciata ritenendo che, in caso di immissioni rumoroso provenienti dalla movida oltre l’orario degli esercizi commerciali, la Pubblica Amministrazione  è tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni.

Alla stregua di ciò, quindi, la Corte ha ribadito che le immissioni rumorose sono considerate una violazione del diritto alla salute e al benessere psicofisico, se superano la normale tollerabilità. Questa valutazione deve tener conto del contesto in cui avvengono, considerando sia la densità abitativa che la destinazione d'uso delle zone interessate.

La sentenza chiarisce che la valutazione della tollerabilità deve essere effettuata non solo in termini oggettivi (ad esempio, tramite rilevazioni fonometriche), ma anche soggettivi, tenendo conto delle condizioni specifiche del luogo e delle persone coinvolte.

Le imprese devono prestare maggiore attenzione ai livelli di rumore prodotti, adottando misure per ridurre le immissioni rumorose e prevenire conflitti con i residenti. Allo stesso modo,gli enti locali devono considerare le indicazioni della sentenza nel regolamentare le attività rumorose, bilanciando le esigenze economiche con il diritto dei cittadini alla quiete e al benessere.

In conclusione, la pronuncia della Corte di Cassazione offre una maggiore tutela ai proprietari di immobili che subiscono immissioni rumorose, consentendo loro di chiedere interventi immediati e risarcimenti per i danni subiti.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Nel corso degli anni ho preso parte a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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