La riparazione per ingiusta detenzione è un indennizzo valutato in via equitativa dal giudice e corrisposto in favore di chi abbia subito limitazione ingiusta della propria libertà personale per un certo periodo di tempo.
Si tratta di un rimedio specifico che intende compensare le conseguenze patite da chi sia stato privato della libertà a seguito di un provvedimento giudiziario.
Vediamo come funziona la riparazione per ingiusta detenzione, come si determina e a chi spetta.
Cos’è e come funziona la riparazione per ingiusta detenzione
La riparazione per ingiusta detenzione ha lo scopo di provvedere a un’equa compensazione del danno subito da chi sia stato privato della libertà personale e poi sia stato assolto, così come disciplinato agli artt. 314 e 315 c.p.p..
Il legislatore prevede il procedimento della riparazione per detenzione ingiusta in ossequio all’art. 5, co. 5, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e secondo cui: “Ogni persona vittima di arresto o di detenzione in violazione di una delle disposizioni del presente articolo ha diritto a una riparazione”.
La persona deve quindi aver subito la custodia cautelare in carcere oppure gli arresti domiciliari e, al termine del processo, essere stato riconosciuto innocente con una formula assolutoria, ovvero:
- per non aver commesso il fatto, ovvero non è lui il responsabile;
- perchè il fatto non costituisce reato, cioè l’azione è stata commessa dall’imputato ma manca degli elementi tipici idonei a configurare il reato;
- perché il fatto non è previsto dalla legge come reato, è il caso della depenalizzazione oppure dell’abrogazione di una norma.
Oppure nei casi in cui la persona sia stata sottoposta illegittimamente alla custodia cautelare perché successivamente raggiunto:
- provvedimento di archiviazione;
- sentenza di non luogo a procedere.
Inoltre, chi è stato licenziato dal posto di lavoro che occupava prima della custodia cautelare e per tale causa, ha diritto di essere reintegrato nel posto di lavoro se viene pronunciata in suo favore sentenza di assoluzione, di proscioglimento o di non luogo a procedere ovvero viene disposta l’archiviazione.
L’istituto della riparazione per ingiusta detenzione ha il carattere dell’indennizzo e non del risarcimento, poiché intende corrispondere una somma che possa tener conto della durata della custodia cautelare che è frutto di un’attività legittima dell’autorità giudiziaria.
Sul punto è intervenuta anche autorevole giurisprudenza resa dalle Sezioni Unite, 6 marzo 1992, n. 1 – Favilli, Rv. 191147 affermando che“l'equa riparazione per ingiusta detenzione non ha carattere risarcitorio, in quanto l'obbligo dello Stato non nasce ex illicito ma dalla solidarietà verso la vittima di un'indebita custodia cautelare. Il suo contenuto, pertanto, non è la rifusione dei danni materiali, intesi come diminuzione patrimoniale o lucro cessante, ma – nel limite predeterminato – la corresponsione di una somma che, tenuto conto della durata della custodia cautelare, 01. Ai fini della relativa valutazione equitativa debbono essere presi in considerazione tutti gli elementi disponibili da valutarsi globalmente con prudente apprezzamento”.
L’indennizzo previsto in caso di ingiusta detenzione non va però confuso con il caso dell’errore giudiziario, vediamo perché.
Differenza tra riparazione per l’errore giudiziario e per l’ingiusta detenzione
Nel caso della riparazione conseguente alla commissione di un errore giudiziario si presuppone una condanna a cui sia stata data esecuzione e un successivo giudizio di revisione instaurato (a seguito di una sentenza irrevocabile di condanna) in base a nuove prove o alla dimostrazione che la condanna è stata pronunciata in conseguenza della falsità in atti.
E’ il caso di chi sia stato condannato con sentenza ormai passata in giudicato (e quindi irrevocabile) e che, a seguito della revisione del processo, abbia ottenuto il proscioglimento con formula assolutoria. In questo caso la riparazione è commisurata alla stregua della durata della pena subita e comprende anche le conseguenze personali e familiari derivanti dalla condanna.
Diversamente, invece, è l’indennizzo riconosciuto in caso di ingiusta detenzione e che fa riferimento alla sottoposizione alla misura cautelare subita in via preventiva e prima dello svolgimento del processo, prima quindi dell’eventuale emissione della sentenza di condanna.
Come si determina e come si quantifica la riparazione per ingiusta detenzione
Chi ha subito un’ingiusta detenzione può fare richiesta per ottenere la riparazione del danno subito dalla privazione ingiusta della libertà.
E’ bene ricordare che la riparazione per ingiusta detenzione viene corrisposta come forma di indennizzo e non di risarcimento, perché risponde a una finalità diversa: infatti, se il legislatore avesse inteso la riparazione come forma risarcitoria, avrebbe dovuto richiedere al danneggiato di provare la sussistenza del dolo o della colpa nelle persone hanno agito, gravandolo così di un’attività faticosa che confligge con la necessità di provvedere a un adeguato ristoro.
L’indennizzo non può eccedere la somma di 516.456,90 euro e viene calcolato coprendo il periodo massimo di custodia cautelare (ovvero 6 anni).
Occorrerà quindi moltiplicare l’ammontare previsto per ogni giorno di ingiusta detenzione (cioè il valore massimo di 235,82 euro) per i giorni patiti. Analogamente, bisognerà moltiplicare il valore massimo di 117,91 euro riconosciuto per ogni giorno trascorso agli arresti domiciliari.
Esempio n. 1, in stato di di arresti domiciliari
Tizio ha trascorso 8 giorni agli arresti domiciliari, la quantificazione della riparazione per la sua ingiusta detenzione dovrà essere calcolata così:
117,91 (si tratta di un valore massimo) x 8 giorni trascorsi in regime di privazione della libertà = 943,28 euro.
Esempio n. 2, in caso di custodia cautelare in carcere
Caio è stato sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per 25 giorni, rivelatasi successivamente ingiusta. L’indennizzo dovuto per la lesione patita viene così calcolato:
235,82 (si tratta di un valore massimo) x 25 (ogni giorno trascorso in stato di custodia cautelare) = 5.895,50 euro.
A chi spetta la riparazione per ingiusta detenzione
Ecco chi ha diritto alla riparazione per ingiusta detenzione:
- chi è stato sottoposto a custodia cautelare e, successivamente, è stato prosciolto con sentenza irrevocabile perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, se non ha concorso a darvi causa per dolo o colpa grave;
- chi è stato sottoposto a custodia cautelare e, successivamente, è stato prosciolto per qualsiasi causa quando con decisione irrevocabile risulti accertato che il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso o mantenuto senza che sussistessero le condizioni di applicabilità previste dagli articoli 273 e 280 del codice di procedura penale;
- chi è stato condannato e nel corso del processo sia stato sottoposto a custodia cautelare quando, con decisione irrevocabile, risulti accertato che il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso o mantenuto senza che sussistessero le condizioni di applicabilità previste dagli artt. 273 e 280 del codice di procedura penale;
- chi è stato sottoposto a custodia cautelare e, successivamente, a suo favore sia stato pronunciato un provvedimento di archiviazione o una sentenza di non luogo a procedere;
- chi è stato prosciolto con sentenza irrevocabile perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, per la detenzione subita a causa di arresto in flagranza o di fermo di indiziato di delitto, entro gli stessi limiti stabiliti per custodia cautelare;
- chi è stato prosciolto per qualsiasi causa o al condannato che nel corso del processo sia stato sottoposto ad arresto in flagranza o a fermo di indiziato di delitto quando, con decisione irrevocabile, siano risultate insussistenti le condizioni per la convalida.
Nel caso di decesso della persona che abbia subito l’ingiusta detenzione:
- il coniuge;
- i discendenti;
- gli ascendenti;
- i fratelli e le sorelle;
- gli affini entro il primo grado di parentela;
- le persone legate da vincolo di adozione con il deceduto.
Chi decide sulla domanda di riparazione per ingiusta detenzione
L’interessato, rappresentato dal proprio avvocato difensore, deve proporre la propria istanza presso la Corte d’Appello del distretto competente, cioè quella ove sia stato emesso il provvedimento e deve pervenire entro 2 anni dalla notifica di archiviazione oppure dall’assoluzione definitiva.
L'interessato deve presentare in cancelleria:
- la domanda di riparazione del danno per ingiusta detenzione da lui sottoscritta, eccetto il caso di procura speciale;
- la sentenza di assoluzione con l'attestazione di irrevocabilità;
- fotocopia del documento di riconoscimento e codice fiscale;
- la documentazione del processo di riferimento (ad es. le dichiarazioni rese al Giudice Indagini Preliminari (G.I.P.) o al Pubblico Ministero (P.M.).
Inoltre, nel caso di arresti domiciliari deve essere depositato anche:
- il provvedimento di concessione degli arresti domiciliari e l'ordine di scarcerazione;
- la posizione giuridica, da richiedere all'ultimo carcere di detenzione previa autorizzazione della Corte di Appello;
- gli atti del procedimento da cui si evince che il ricorrente non ha concorso a dar causa alla sua carcerazione per dolo o colpa grave.
Vediamo quali sono le valutazioni che il giudice deve condurre, cioè quali danni sono coperti dalla riparazione.
Quali sono i danni che vanno risarciti
Nella valutazione della riparazione per l’ingiusta detenzione il giudice – data la rilevanza e la delicatezza della lesione patita – dovrà operare entro i confini della ragionevolezza, valutando le circostanze del caso concreto.
E’ ovvio che le somme indicate, così come ritenute idonee ai fini dell’indennizzo dovuto alle conseguenze negative di una detenzione ingiusta, dovranno tenere conto delle conseguenze sofferte dalla persona dal punto di vista della salute fisica e mentale, così come della reputazione, ma anche delle ripercussioni (anche) successive in termini di status lavorativo ed economico.
Inoltre, chi è stato licenziato dal posto di lavoro che occupava prima della custodia cautelare e per tale causa, ha diritto di essere reintegrato nel posto di lavoro se viene pronunciata in suo favore sentenza di assoluzione, di proscioglimento o di non luogo a procedere ovvero viene disposta l’archiviazione.
Quanto tempo ci vuole per ottenere l’indennizzo
La domanda di riparazione per ingiusta detenzione deve pervenire entro 2 anni dall’emissione del provvedimento o della sentenza che proscioglie nei confronti del soggetto.
La riparazione per l’ingiusta detenzione è poi liquidata dallo Stato, i cui tempi possono essere variabili.