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24 Settembre 2024
16:43

Referendum cittadinanza, raggiunte oltre 500 mila firme: cosa succede ora

L’obiettivo del quesito proposto con referendum è quello di accorciare i tempi per ottenere la naturalizzazione italiana, dimezzando i tempi da 10 a 5 anni.

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Referendum cittadinanza, raggiunte oltre 500 mila firme: cosa succede ora
Dottoressa in Giurisprudenza
REFERENDUM CITTADINANZA cosa potrebbe cambiare

Il referendum sulla cittadinanza, depositato lo scorso 4 settembre alla Corte di Cassazione, ha raggiunto oltre 500.000 firme.

Il quesito intende portare all’attenzione la situazione di circa 2,5 milioni di persone, tra cui anche bambini, e la loro lunga attesa prima di fare richiesta di cittadinanza.

Questo perché il referendum non intende toccare punti fondamentali come i requisiti richiesti dalla legge e che anzi resterebbero invariati (la conoscenza della lingua italiana, il possesso di adeguate fonti economiche, l’idoneità professionale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica,) ma propone di intervenire esclusivamente sul termine per concedere la cittadinanza, dimezzando i tempi da 10 a 5 anni.

Allo stato attuale, infatti, per poter chiedere la cittadinanza italiana, i cittadini extracomunitari devono accertare la residenza legale in Italia (per molti, si tratta di certificare la propria storia anagrafica) da almeno 10 anni.

Nonostante il numero impressionante di sottoscrizioni raggiunto in pochi giorni, tuttavia, non è detto che il referendum abrogativo chiami effettivamente alle urne i cittadini: il giudizio di ammissibilità spetta alla Corte Costituzionale.

Proviamo a fare chiarezza.

Cosa chiede il Referendum sulla cittadinanza e cosa cambierebbe?

Il quesito sul referendum cittadinanza propone:

«Volete voi abrogare l'art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole "adottato  da  cittadino italiano" e "successivamente alla adozione"; nonchè la lettera f), recante la  seguente disposizione: "f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.", della legge 5 febbraio 1992, n.  91, recante nuove norme sulla cittadinanza"?»

La normativa attualmente in vigore risale al 1992 e per questo motivo il referendum chiede la parziale abrogazione di una parte della disposizione, nel particolare l’art. 9, comma 1, della L. 91/1992.

Il Referendum Cittadinanza per questa sua caratteristica, è un referendum abrogativo che intende modificare la modalità con cui oggi viene concessa la cittadinanza italiana, ovvero due lettere del primo comma dell’articolo 9.

Attualmente, per spiegarlo in maniera concisa, l’art. 9, comma 2, lettera b, dispone che la cittadinanza italiana possa essere concessa al maggiorenne che, adottato da italiani, risiede in Italia da almeno 5 anni. Per questa disposizione, il quesito referendario chiede di eliminare l'espressione “adottato da cittadino italiano.

Diversamente, invece, alla lettera f, i cittadini extracomunitari possono fare richiesta di cittadinanza se risiedono legalmente in Italia da 10 anni. La richiesta abrogativa intende abolire l’inciso “allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica”.

L’obiettivo del quesito proposto con referendum è quello di accorciare i tempi per ottenere la naturalizzazione italiana: la residenza legale dimostrata dallo straniero potrebbe passare dagli attuali 10 a 5 anni.

Sostanzialmente, quindi, ripristinando la disposizione normativa precedente al 1992 e che era rimasta in vigore inalterata per circa 130 anni.

Specifichiamo però che il referendum intende esclusivamente intervenire sulla gestione delle modalità di richiesta della cittadinanza, lasciando invece invariati i requisiti che lo straniero deve possedere: ovvero, avere a disposizione mezzi economici per il proprio sostentamento; adempiere agli obblighi fiscali, comprovare la conoscenza della lingua italiana almeno di livello B1 – QCER, giurare lealtà e fedeltà alla Repubblica italiana.

Che differenza c’è tra ius soli, ius scholae e referendum cittadinanza?

La proposta referendaria riguarda soltanto le persone che risiedono legalmente in Italia da non meno di 5 anni e i rispettivi figli minori (all’incirca 2,5 milioni di persone).

Lo ius scholae intende riconoscere la cittadinanza solo a chi completa un ciclo di studi di durata almeno di 5 anni (circa 135.000 persone all’anno).

Il riconoscimento dello lo ius soli riguarda solo chi nasce in Italia (circa 500.000 persone all’anno).

firme raggiunte referendum cittadinanza

Quante firme servono entro la scadenza

Il referendum sulla cittadinanza è stato depositato innanzi alla Corte di Cassazione lo scorso 4 settembre e la raccolta online delle firme è partito solo due giorni dopo.

In soli venti giorni, le sottoscrizioni sono schizzate e  al momento ha raggiunto 511.736 firme (dato registrato al momento in cui si scrive, ndr.). Ben oltre al quorum dei firmatari necessario fissato a 500k.

La scadenza è però fissata per il 30 settembre.

Al momento hanno aderito associazioni come Italiani senza Cittadinanza, CoNNGI, Idem Network, Libera, Gruppo Abele, Società della Ragione, A Buon Diritto, ARCI, ActionAid, Oxfam Italia, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Forum Disuguaglianze Diversità, Recosol, MAEC, InMenteItaca, Le Contemporanee, InOltre Alternativa Progressista, ASGI e tra i partiti promotori vi sono Più Europa, Possibile, Radicali Italiani, Partito Socialista Italiano, Rifondazione Comunista.

Come firmare il Referendum Cittadinanza

A partire dallo scorso 25 luglio, il Ministero della Giustizia ha reso operativa la piattaforma digitale per la sottoscrizione dei referendum.

Ecco tutti i passaggi:

  • collegarsi al portale ufficiale;
  • accedere con le credenziali SPID/CIE/CNS;
  • digitare nella barra di ricerca “REFERENDUM CITTADINANZA”;
  • cliccare “firma”.

Corte Costituzionale: perché serve il giudizio di ammissibilità per i referendum?

Il referendum può essere proposto da almeno 500.000 cittadini italiani aventi diritto al voto o da cinque Consigli regionali.

Le richieste possono essere depositate per ciascun anno soltanto dal 1° gennaio e fino al 30 settembre.

Dopo aver raccolto le firme necessarie, ovvero aver raggiunto il quorum, queste vengono depositate presso la Corte di Cassazione per la verifica della validità. Una volta passato questo primo vaglio, la valutazione viene rimessa anche alla Corte Costituzionale (duplice controllo di legittimità).

Ai sensi dell’art. 75 Cost. “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.

Ulteriormente però, la Corte Costituzionale con pronunce e contributi della dottrina resi nel corso del tempo ha estrinsecato altri limiti per il giudizio di ammissibilità.

Per questo motivo, nonostante fosse raggiunto il quoum necessario e la Corte di Cassazione desse parere positivo, la Corte Costituzionale potrebbe ritenere inammissibile il referendum abrogativo se il quesito verta su norme costituzionali, sulle leggi di revisione costituzionale e gli atti con forza di legge passiva peculiare , così come riguardi leggi a contenuto costituzionalmente vincolato e solo parzialmente a quelle costituzionalmente obbligatorie, o se l'esito del referendum non ha come risultato definitivo quello di abrogarle completamente.

Ma anche in casi in cui la forma del quesito referendario non si presenti omogenea, chiara, semplice, o non sia possibile evincere "la nettezza della scelta" oppure “l’univocità della domanda" per la "contraddittorietà del quesito proposto all'elettore".

Infine, se il quesito risulti  "ambiguo" o se la domanda è "inidonea a raggiungere lo scopo".

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Ho concluso la pratica forese in ambito penale, occupandomi di reati finanziari e doganali. Nel corso degli anni ho preso parte attivamente a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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