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18 Settembre 2024
11:00

Ratei e risconti attivi e passivi: cosa sono, esempi, differenza e come si registrano

Ratei e risconti rispondono all’obiettivo di sistemare l'iscrizione in bilancio di un'azienda, in funzione del principio di competenza. Vediamo nel dettaglio cosa significano, che differenze ci sono e a cosa servono.

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Ratei e risconti attivi e passivi: cosa sono, esempi, differenza e come si registrano
Esperta in Diritto Tributario
Ratei e risconti attivi e passivi: cosa sono, esempi, differenza e come si registrano

In gergo contabile si sente spesso la definizione di ratei e risconti, attivi e passivi.  Ma cosa significano? I ratei rappresentano costi o ricavi maturati ma non ancora rilevati finanziariamente, poiché il pagamento o l'incasso si verificherà in futuro. I ratei attivi sono ricavi già maturati, ma non ancora incassati. I ratei passivi identificano invece costi già maturati, ma non ancora pagati.

I risconti riguardano costi o ricavi già regolati finanziariamente, ma che devono essere imputati a più esercizi futuri o precedenti, in base alla loro competenza temporale. I risconti attivi riguardano quote di costi già pagati, ma che competono a esercizi futuri. I risconti passivi invece riguardano quote di ricavi già incassati, ma che competono a esercizi futuri.

In sostanza i ratei trattano importi maturati ma non ancora manifestati finanziariamente, mentre i risconti riguardano importi già manifestati finanziariamente, ma non ancora maturati economicamente.

Ratei e risconti: differenze e principio di competenza

I ratei si riferiscono a ricavi o costi già maturati, ma non ancora regolati finanziariamente (incasso o pagamento avverrà successivamente), anticipano la competenza economica rispetto alla manifestazione finanziaria. I riscontri invece si riferiscono a ricavi o costi già regolati finanziariamente (incasso o pagamento già avvenuto), ma che competono a esercizi futuri. I risconti posticipano la competenza economica rispetto alla manifestazione finanziaria.

Il riferimento normativo è l’articolo 2424-bis del Codice civile, comma 5, che recita testualmente:

 Nella voce ratei e risconti attivi devono essere iscritti i proventi di competenza dell'esercizio esigibili in esercizi successivi, e i costi sostenuti entro la chiusura dell'esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Nella voce ratei e risconti passivi devono essere iscritti i costi di competenza dell'esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell'esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, l'entità dei quali vari in ragione del tempo”.

Il ruolo di ratei e risconti è fondamentale per rispettare il principio di competenza economica nel bilancio. Questo principio richiede che i costi e i ricavi vengano registrati nel momento in cui maturano, indipendentemente dal momento in cui avviene il relativo pagamento o incasso. In altre parole, il bilancio deve rappresentare correttamente la situazione economica dell'impresa, imputando a ciascun esercizio solo quei costi e ricavi che competono effettivamente a quell'anno.

Ratei attivi e passivi: esempi

I ratei rappresentano costi o ricavi già maturati che, però, non hanno ancora avuto una manifestazione finanziaria (pagamento o incasso). Possono essere attivi o passivi a seconda della loro natura.

Un rateo attivo è un ricavo maturato, ma che non è stato ancora incassato. È attivo perché rappresenta un diritto a riscuotere un importo. Il rateo passivo invece è un costo maturato, ma che non è stato ancora pagato. È passivo perché rappresenta un obbligo di pagamento.

Un rateo attivo si registra quando un'azienda ha maturato un ricavo, ma l'incasso avverrà in un esercizio successivo. Prendiamo ad esempio un’azienda che ha un conto corrente che matura interessi attivi per € 500,00 nell'ultimo trimestre dell'anno (es. ottobre-dicembre 2023), ma l'importo verrà accreditato dalla banca solo a gennaio 2024. In questo caso, gli interessi sono un ricavo di competenza del 2023, ma l'incasso effettivo avverrà nel 2024. Il ricavo si registra come rateo attivo per imputarlo correttamente al 2023.

Un rateo passivo si registra invece quando un'azienda ha maturato un costo, ma il pagamento avverrà in un esercizio successivo. Si pensi ad un’azienda che ha stipendi maturati a dicembre 2023 per € 10.000,00, ma il pagamento effettivo verrà fatto il 5 gennaio 2024. Gli stipendi sono un costo di competenza dell'anno 2023, ma saranno pagati nel 2024. Per rispettare il principio di competenza, si registrano come rateo passivo.

Risconti attivi e passivi: esempi

I risconti sono quote di costi o ricavi già pagati o incassati, ma che non sono ancora maturati e competono a esercizi futuri. Possono essere attivi o passivi. I primi si riferiscono ad un costo già pagato in anticipo per il quale il beneficio si estende a esercizi futuri. È attivo perché rappresenta una risorsa o un costo futuro. I secondi si riferiscono ad un ricavo già incassato in anticipo per un servizio o una fornitura che verrà erogata in un periodo futuro. È passivo perché rappresenta un debito o un obbligo.

Un risconto attivo si registra quando un'azienda ha già sostenuto un costo, ma il beneficio si estende a uno o più esercizi futuri. Volendo fare un esempio si pensi ad un’azienda che paga € 6.000,00 per una polizza assicurativa pluriennale il 1° ottobre 2023. La polizza copre un periodo di 12 mesi, quindi € 1.500,00 coprono l'esercizio 2023 (ottobre-dicembre) e i restanti € 4.500,00 si riferiscono all'esercizio 2024. La parte che riguarda l'esercizio 2024 (€ 4.500,00) è un risconto attivo, poiché il costo è già stato pagato, ma si riferisce a un periodo futuro.

Un risconto passivo invece si registra quando un'azienda ha già incassato un ricavo, ma il servizio o la fornitura si estende a uno o più esercizi futuri. Un'azienda, ad esempio, affitta un immobile e riceve un pagamento anticipato di € 24.000,00 per 12 mesi (da dicembre 2023 a novembre 2024). Solo € 2.000,00 si riferiscono al 2023, mentre i restanti € 22.000,00 riguardano l'anno 2024. La parte che riguarda l'esercizio 2024 (€ 22.000,00) è un risconto passivo, poiché il ricavo è stato già incassato, ma il servizio sarà erogato in esercizi futuri.

Per quanto concerne la loro registrazione, i risconti attivi sono registrati come attività nello stato patrimoniale, perché rappresentano costi anticipati che daranno benefici futuri. I risconti passivi invece sono registrati come passività nello stato patrimoniale, perché rappresentano ricavi già incassati per i quali il servizio o la fornitura verrà effettuato in futuro.

Come non confondere ratei e risconti

Spesso si confondono ma i due termini, rateo e risconto, sono diversi. Per ricordare facilmente la loro distinzione, possiamo aiutarci con delle semplici regole mnemoniche che ci aiutano a riconoscere a colpo d'occhio il tipo di operazione in relazione al principio di competenza.

Così i ratei si riferiscono a costi o ricavi maturati ma non ancora rilevati (il pagamento o l'incasso avverrà in un esercizio futuro), i risconti invece a costi o ricavi già pagati o incassati ma che non competono interamente all'esercizio corrente (sono relativi a esercizi futuri).

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