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26 Agosto 2024
13:00

Pranzare a casa senza timbrare il badge è truffa aggravata?

Scatta il reato di truffa aggravata se il dipendente pubblico lascia il posto di lavoro per la pausa caffè o anche per pranzare a casa, senza timbrare il badge.

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Pranzare a casa senza timbrare il badge è truffa aggravata?
Esperta in Diritto Tributario
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Sì, fare un salto a casa durante la pausa pranzo senza timbrare il cartellino fa scattare il reato di truffa aggravata. Lo ha stabilito la Cassazione con la sentenza n.33015/2024, confermando il reato commesso dal direttore di un mercato ortofrutticolo all'ingrosso, per aver ingannato la Pubblica Amministrazione in merito alla effettiva durata della sua prestazione lavorativa.

Cassazione: cosa dice la sentenza n.33015 del 2024

Il caso descritto riguarda il direttore di un mercato ortofrutticolo all'ingrosso, accusato di avere lasciato il posto di lavoro durante l'orario di servizio senza timbrare il badge, andando al bar per una pausa caffè o tornando a casa per il pranzo, e addirittura di essersi recato all'estero mentre era in servizio.

Nel 2021, la Cassazione aveva mostrato una certa tolleranza verso la pausa caffè (sentenza 29674/2021), considerando la pratica come di scarsa rilevanza penale quando si trattava di un comportamento diffuso e accettato nell'ambiente di lavoro, applicando la norma sulla particolare tenuità del fatto. Tuttavia, nella sentenza n. 33015/2024, la Corte non ha adottato lo stesso approccio tollerante, confermando il reato di truffa aggravata per il direttore del mercato che, non solo si era assentato senza giustificazione, ma aveva anche ingannato la pubblica amministrazione sulla durata effettiva delle sue ore lavorative.

La difesa del direttore

Nonostante la difesa abbia cercato di minimizzare le accuse sostenendo che le pause fossero brevi e che il comportamento fosse una prassi accettata e un diritto contrattuale secondo il Contratto collettivo nazionale di lavoro, la Corte di Cassazione ha ritenuto che tali condotte costituissero un abuso. Le intercettazioni e le testimonianze avevano dimostrato che il direttore non timbrava il cartellino e utilizzava anche l'auto di servizio per queste uscite. Inoltre, alterare i dati sulla presenza lavorativa e ricevere compensi per periodi di assenza non giustificata configura il reato di truffa aggravata. La Corte dei conti aveva quantificato il danno economico in 900 euro, somma considerata apprezzabile ai fini della condanna.

Quindi, la Cassazione ha ribadito che anche piccoli importi sottratti indebitamente possono costituire un reato di truffa aggravata, e ha condannato il comportamento del dipendente pubblico, nonostante il reato sia poi stato dichiarato prescritto.

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