L’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha iniziato i controlli e le prime sanzioni per chi guarda trasmissioni pirata, anche grazie al Piracy Shield, piattaforma innovativa che permette di individuare gli IP dei siti che aggirano gli abbonamenti delle piattaforme a pagamento per poi condividerne o trasmetterne illegalmente i contenuti.
Purtroppo, sebbene sia stato sviluppato con le migliori intenzioni, questo “scudo anti-pirateria” presenta alcuni limiti: primo fra tutti, quello di individuare e bloccare indiscriminatamente siti legali che però condividono l’indirizzo Ip con siti illegali.
Vediamo di seguito come funziona, in che modo è possibile individuare i trasgressori e quali sono le sanzioni previste.
Il pezzotto e la pirateria informatica
Uno dei modi più diffusi per fruire di contenuti illegali è il c.d. pezzotto ossia un decoder con cui i pirati informatici riescono ad accedere ai contenuti offerti su piattaforme a pagamento e a trasmetterli del tutto gratuitamente, aggirando l’abbonamento.
Si tratta quindi di una pratica illecita che sfrutta la tecnologia IPTV – Internet Protocol Television, ossia un sistema di trasmissioni di programmi televisivi attraverso la rete internet. Sarà sufficiente possedere una connessione per riuscire a guardare i programmi sul proprio computer, cellulare o smart tv.
I pirati informatici che gestiscono le piattaforme illegali operano nel seguente modo:
- accedono ai contenuti a pagamento;
- ricodificano il segnale dei programmi, convertendolo in un formato compatibile con una trasmissione via internet;
- vendono i contenuti piratati agli utenti a un prezzo notevolmente inferiore rispetto all’abbonamento originale.
Norme contro la pirateria online
La pirateria online non è un fenomeno recente.
Il nostro sistema, infatti, già prevedeva delle sanzioni a riguardo come nel caso dell’art 174 ter della Legge sul diritto d’autore (L. n. 633/1941) con cui si puniva chiunque scaricasse un tot di file protetti da copyright con una sanzione tra i 134 e 1032 euro. E questo sia nel caso di chi si limitasse a guardare video o ascoltare canzoni in streaming, sia per chi ne facesse il download sul pc.
O ancora, l’art 171 ter pensato per punire penalmente il “file sharing” ossia la condivisione di contenuti da parte di chi non ne abbia alcun diritto, con il fine di ricavarne un guadagno. Il responsabile è infatti punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 2.582 a euro 15.493 euro.
Eppure, nonostante quanto previsto dal sistema normativo, il meccanismo preventivo si è poi rivelato inefficace, poiché il costo sostenuto per combattere la pirateria è molto spesso superiore rispetto al risultato raggiunto.
Il fenomeno della pirateria online ha quindi continuato a crescere negli anni. Secondo uno studio Ipsos nel 2022 la pirateria televisiva ha rappresentato il 42% della pirateria totale (formata da film, musica, software etc).
Guardare un contenuto pirata è un gesto “semplice” e immediato ma che ha un fortissimo impatto negativo
- sia sull’economia italiana: nel 2022 i danni causati per mancato fatturato ammontavano a 1,7 miliardi di euro;
- sia sui posti di lavoro nell’industria audiovisiva: sempre nel 2022 se ne sarebbero persi circa 10.000.
La Legge anti-pezzotto
Per tali ragioni il 14 luglio 2023 è entrata in vigore la Legge n. 93, c.d. anti-pezzotto, approvata non solo per inasprire le sanzioni verso chi trasmette o utilizza streaming illegali ma anche per bloccare tempestivamente la condivisione di questi contenuti.
In parallelo sono stati conferiti all’AGCOM poteri più estesi: l’Autorità non solo può bloccare l’accesso ai siti pirata ma può anche bloccare eventuali futuri domini o sottodomini associati a quelle attività illecite.
Inoltre le multe sono state aumentate fino a 5000 euro per tutti coloro che guardano “quantità notevoli di opere o materiali protetti”. La formulazione è volutamente generica e andrà adattata al singolo caso per determinare cosa si intende, in concreto, per “quantità notevoli”.
Per chi trasmette illegalmente i contenuti streaming è invece prevista la reclusione da 6 mesi fino a 3 anni e una multa fino a 15.000 euro.
Piracy Shield: che cos’è
In questa ottica è stato anche introdotto il Piracy Shield, letteralmente “scudo anti-pirateria”, ossia una piattaforma sviluppata da una startup e donata dalla Lega Calcio Serie A all’AGCOM per combattere la pirateria online.
Come la stessa Lega Calcio ha affermato, la pirateria costa al sistema calcio una perdita di ben 350 milioni di euro all’anno.
Tramite il Piracy Shield è possibile ottenere un’inibitoria immediata contro le partite pirata. Di fatti la legge ha introdotto la c.d. superinjunction, ossia quel tipo di ingiunzione che impedisce la pubblicazione di determinate informazioni.
In particolare i titolari dei diritti possono inserire nuovi nomi di dominio e indirizzi IP sulla piattaforma, affinché vengano automaticamente bloccati da tutte le Telco nazionali.
Come funziona il Piracy Shield
Nell’ipotesi in cui un determinato sito stia trasmettendo senza autorizzazione una partita di calcio senza averne i diritti, le piattaforme a pagamento con licenza dovranno
-> segnalare l’indirizzo IP del sito illegale, descrivendo nel dettaglio la ragione per cui stanno chiedendo l’oscuramento del contenuto;
-> entro 30 minuti dalla richiesta, il Piracy shield genererà un ticket, inserendo il sito incriminato in una lista.
Il ticket verrà poi inviato agli operatori delle telecomunicazioni che in automatico bloccheranno entro mezz’ora dalla segnalazione, il sito illegale.
Dal momento che il blocco avviene automaticamente, senza che in questa fase vi sia alcun controllo umano, per prevenire qualsiasi errore è stata creata una whitelist di siti intoccabili, che per ragioni di sicurezza nazionale non potranno essere oscurati per nessun motivo.
Una volta bloccato, il sito sarà sottoposto ad un controllo per accertare se vi sia effettivamente l’uso i sistemi illegali. In caso di risposta positiva, il gestore del sito pirata dovrà bloccarlo, pena l’intervento diretto dell’AGCOM.
Tutti gli utenti che proveranno a collegarsi a quell’indirizzo, saranno reindirizzati su un’altra pagina in cui verrà spiegata sia la ragione del blocco sia in che modo i gestori del sito potranno fare ricorso qualora ritengano ci sia stato un errore.
Come fanno a rintracciarmi se uso il pezzotto?
L’Autorità non ha specificato la modalità ma possiamo fare un’ipotesi. Nel momento in cui è possibile rintracciare, tramite il Piracy Shield, l’indirizzo IP del sito che usa il decoder illegale, diventa anche possibile recuperare tutti i dati trasmessi da quell’indirizzo.
All’interno di queste informazioni sono comprese quelle relative agli utenti e ai fruitori dei contenuti video.
Le autorità potranno quindi risalire direttamente anche all’abitazione dell’utente che ha navigato o utilizza il sito pirata.