Il turismo in Italia è un importante settore economico, dà un grosso contributo al PIL e crea 1,8 milioni di posti di lavoro. Tuttavia, ci sono diverse ragioni per le quali sarebbe meglio che un'economia sviluppata, come quella italiana, non abbia un'incidenza troppo elevata sul PIL. Una di queste ragioni è la solidità del sistema economico e finanziario. Se un'economia dipende da diversi settori, sarà più facile gestire l'eventuale crisi di uno di essi.
Quanto vale il turismo in Italia?
Se ragioniamo in termini di PIL, stando ai dati ISTAT, il turismo vale circa il 6%. Però, ci sono anche stime che valutano l’impatto del turismo sul PIL con percentuali molto più alte.
Infatti, secondo il World Travel Tourism Council (WTTC), nel 2019 il turismo valeva il 10,6% del PIL italiano. E spesso si sente dire che vale addirittura il 13%.
Il problema è che in queste stime vengono contate anche le entrate che negozi, ristoranti e via di seguito incassano in generale, non solo grazie ai turisti. Quindi, la conseguenza è che queste stime rischiano di essere gonfiate.
Ad ogni modo, ci sono settori più rilevanti come quello dell’industria manifatturiera, che vale circa il 16% del PIL, ciò ci fa capire che ci sono settori che hanno un impatto maggiore sulla nostra economia, rispetto al turismo.
L’Italia potrebbe vivere solo di turismo?
Come prima cosa va detto che un’economia avanzata dovrebbe basarsi sulla presenza di più settori forti. In questo modo, è intuitivo, se pure un settore dovesse riscontrare dei problemi o una crisi, ci saranno gli altri a sostenere l’economia del Paese. Poi, come abbiamo detto, il turismo è un settore importante per il suo impatto sul PIL e sull’occupazione, ma non è "il più" importante, come alcuni potrebbero credere. Per finire, è un settore economico a basso valore aggiunto e che offre di conseguenza salari bassi.
Cos'è il valore aggiunto?
Il valore aggiunto è il valore che si crea grazie alla trasformazione e alla lavorazione delle materie prime ed è un ottimo indicatore per capire quanto un settore sia in grado di generare ricchezza.
Vi faccio un esempio: se devo produrre un'automobile, prima di produrla avrò metallo, plastica, componenti elettroniche e via di seguito. Ecco, se sommiamo il valore di tutte queste componenti il risultato sarà più basso rispetto al valore che avrà il prodotto finito, cioè l'automobile.
In parole povere, il valore aggiunto è la differenza tra il valore dell'automobile una volta prodotta e la somma del valore dei vari componenti utilizzati per produrla.
Quindi, il fatto che il turismo non produca beni come auto, aerei, elicotteri o astronavi, ci indica che non è un settore ad alto valore aggiunto.
Questo non significa che da domani dobbiamo smettere di investire nel turismo, assolutamente. Il discorso che stiamo facendo serve piuttosto a capire che un’economia avanzata come la nostra, per crescere, non può investire solo in settori a basso valore aggiunto (come il turismo, l’estrazione e vendita di materie prime o l’agricoltura). Servono soprattutto investimenti in settori ad alto valore aggiunto, come l’industria farmaceutica, aerospaziale, automobilistica e via di seguito.
Questo senza pensare che l’uno debba escludere l’altro, anzi. Ragionando su scala nazionale, ci sono zone in cui ha più senso investire nel turismo, per ragioni territoriali e/o di patrimonio culturale, e altre in cui invece ha più senso creare impianti industriali. Come dicevamo prima, un’economia avanzata non dovrebbe basarsi su pochi settori.
Comunque, vediamo qualche numero per capire. Il valore aggiunto generato per esempio dall’industria manifatturiera nel 2016 era pari a circa 271 miliardi di euro. Mentre quello del turismo è di circa 100 miliardi di euro. Ora, il punto non è eliminare il turismo, ma assicurarsi di investire in settori economici variegati e, soprattutto, di non trascurare i settori ad alto valore aggiunto.
Quindi, quando sentirete dire che “l’Italia potrebbe vivere di turismo” sappiate che è un falso mito e che non non potrebbe per le ragioni che abbiamo appena visto.
Inoltre, c’è anche da dire che il turismo è un settore che sta attraversando qualche problema. Cosa, questa, che sottolinea quanto possa essere controproducente contare troppo sul turismo. Sto pensando all’overtourism e al turismo di massa.
Cos'è l’overtourism?
Fatta semplice, è quando il turismo aumenta troppo e le persone che visitano un luogo superano il numero di quelle che quel luogo è in grado di sostenere, peggiorando anche la qualità della vita dei residenti.
L’impatto economico è forse il più evidente. Tanti turisti significa spesso prezzi più alti, per esempio nei bar, perché c’è più gente che ci va, in particolare turisti appunto, che magari hanno un potere d’acquisto più alto rispetto ai residenti, cioè possono spendere più soldi. Ancora più grave è l’aumento del prezzo degli affitti e anche il fatto che diventa più difficile prendere case in affitto a lungo termine. Questo perché in molti decidono di affittare i propri immobili a turisti per pochi giorni piuttosto che a uno studente o a un lavoratore. In quanto, tendenzialmente, si guadagna di più.
Ci sono poi anche altre conseguenze, come una minore qualità della vita per i residenti a causa del sovraffollamento provocato dal grande afflusso di turisti. Si tratta di un problema molto sentito dalle persone, che per esempio a Barcellona hanno recentemente reagito in modo aggressivo, protestando contro l’overtourism lanciando acqua sui turisti. Mentre Venezia, nota per essere molto frequentata dai turisti, ha adottato un ticket d’ingresso a pagamento per visitare la città.
Insomma, il turismo può generare profitti, come abbiamo visto, ma se la situazione non viene gestita bene ci possono essere conseguenze problematiche, che colpiscono tanto le persone quanto l’economia, come vedremo ora, con l’esempio di Napoli. L’overtourism, infatti, può essere non solo un problema per i residenti, ma anche un boomerang per chi ci investe.
Da un'intervista di Fanpage a un imprenditore del settore turistico, è emerso che ad agosto il tasso di occupazione di hotel e B&B è al 61,5%: circa 3.000 strutture ricettive su 8.000 sono rimaste vuote ogni giorno. Questo significa che molti proprietari di B&B e hotel, che magari hanno speso capitali per ristrutturare e rendere a norma le strutture, stanno guadagnando meno. Inoltre, dall’intervista emerge anche che nel 2023 le persone pernottavano in media più di 3 notti. Oggi 1 o 2.
Inoltre, ad aggravare il problema ci sono anche i B&B abusivi che aumentano ulteriormente l’offerta di stanze, senza pagare imposte, e che tra l’altro non possono nemmeno essere “tracciati” per analizzare l’andamento del settore.
Questo vuol dire che c’è troppa offerta, specialmente in alcuni periodi dell’anno: ci sono troppe strutture rispetto al numero di turisti.
Stando all'intervista, questo succede perché troppe persone hanno deciso di investire in hotel e B&B, aspettandosi di guadagnare facilmente considerata la grande affluenza di turisti. Il problema è che se il numero di turisti non resta alto o addirittura cala, l’investimento è compromesso.
Questo è un esempio che riguarda l’intervista citata e l’abbiamo menzionata per far capire quale può essere uno dei tanti possibili problemi del turismo di massa e dell'overtourism. Ma, nella situazione specifica, è presto per tirare somme definitive.
Quali sono le soluzioni all'overtourism e al turismo di massa?
Serve un maggiore controllo, che comunque si sta cercando di creare. Infatti, da settembre 2024 diventa obbligatorio per i B&B dotarsi del CIN, cioè il Codice Identificativo Nazionale, che servirà a rendere più facili i controlli sul settore da parte dello Stato, ridurre quelli abusivi, aiutare lo sviluppo sano del settore e contrastare il caro affitti.
L'Italia deve puntare sul turismo?
Forse, sarebbe meglio non tentare di aumentare l’incidenza del turismo sul PIL. Ma potrebbe essere meglio tentare di far crescere il nostro PIL sviluppando la nostra industria manifatturiera e, in generale, i settori ad alto valore aggiunto. Questo comporterebbe anche l'avere lavoratori più specializzati e con redditi più alti rispetto ai redditi che può garantire il settore turistico.
Inoltre, avere lavoratori più ricchi significa avere lavoratori che spendono di più, aumentando i consumi e di conseguenza il PIL. Insomma, sarebbe un circolo virtuoso.
Pensate che, invece, gli stipendi del settore del turismo sono tendenzialmente bassi e sono aumentati pochissimo negli ultimi anni, nonostante l’inflazione. Anche se è stato da poco rinnovato il CCNL del settore e quindi ci sarà qualche miglioramento.