Il 70% circa delle spiagge in Italia sono libere. A dirlo è una mappatura dello Stato in cui i tecnici hanno stimato che solo il 33% delle coste italiane è in mano ai gestori balneari. Le cose, però, sono più articolate e occorre contestualizzare per capire realmente quante sono le spiagge libere nel nostro Paese. Alcuni dei motivi per cui le spiagge libere sono (in realtà) sempre meno sono le troppe concessioni balneari e l'erosione costiera.
Cosa sono le spiagge libere e la differenza con lo stabilimento balneare
Per comprendere a fondo la vicenda, occorre fare una distinzione tra spiagge libere e spiagge in concessione. Le prime sono spiagge appunto libere, cioè non occorre pagare nessuno per mettere un proprio ombrellone e godersi il mare.
Le seconde, invece, sono spiagge gestite da un imprenditore balneare che ha ottenuto una concessione balneare dal Comune, per gestire la spiaggia e trattenerne gli eventuali ricavi economici (a fronte di un canone).
C'è anche da dire, tuttavia, che esiste una terza tipologia di spiaggia: la spiaggia libera attrezzata. Si tratta di spiagge il cui accesso è libero e gratuito, ma che offrono alcuni servizi base, come per esempio le docce o la possibilità di affittare un lettino e un ombrellone.
Il problema delle spiagge libere in Italia
Il problema delle spiagge libere nel nostro Paese è che sono troppo poche. Cosa che può apparire assurda avendo 8300 km di costa. Il motivo, anche se non l’unico, sono i troppi stabilimenti balneari che le occupano.
Ad ogni modo, per essere chiari, gli stabilimenti non sono un problema di per sé, anzi, possono far girare l’economia e offrire servizi più avanzati a chi si vuole godere il mare. Il problema nasce se sono troppi. Questo perché, come dicevamo, vanno a ridurre troppo le spiagge libere di cui i cittadini dovrebbero poter godere gratuitamente.
Tuttavia, come anticipato, gli stabilimenti non sono l’unico problema. Le nostre spiagge balneabili sono messe a dura prova anche dal cambiamento climatico. Pensate che secondo il Report di Legambiente del 2024, tra il 1981 e il 2010 il livello del mare si è alzato tra i 7 e i 9 centimetri. Stando alle previsioni, nello scenario peggiore il mare potrebbe alzarsi di ulteriori 19 cm nei prossimi 40 anni.
Detto così sembra poco, ma in realtà, oltre allo spazio che il mare fisicamente si è ripreso e si riprenderà, significa anche avere molta più erosione delle coste, più rischi di inondazioni e via di seguito.
Quante sono le spiagge libere in Italia?
Va detto che molto dipende dalla zona geografica. Infatti, la situazione non è tutta identica lungo lo Stivale. Comunque, sempre secondo Legambiente, Regioni come Liguria, Emilia-Romagna e Campania sono quelle messe peggio e hanno ben il 70% delle proprie spiagge occupate da stabilimenti balneari. Significa che solo il 30% sarebbe liberamente utilizzabile dai cittadini. E spesso queste spiagge libere oltre a essere “meno belle” di quelle degli stabilimenti, si trovano anche in posti degradati o difficili da raggiungere, come le foci dei fiumi.
Però, come dicevo, non tutte le Regioni sono nella stessa condizione. Le migliori, sempre secondo Legambiente, sono il Molise, la Sardegna e la Sicilia. In queste Regioni solo il 20% circa delle spiagge è in mano ai balneari.
Quante sono le concessioni balneari in Italia?
Sul numero esatto delle concessioni balneari va fatta una parentesi. Questo perché, come lamenta Legambiente nel report Spiagge 2024, da anni mancano dati aggiornati sul numero esatto delle concessioni per stabilimenti balneari. Quindi, non sappiamo con certezza quante siano le concessioni balneari. Tuttavia, sappiamo che Legambiente, al 2022, sosteneva che fossero più di 12.000.
Non poche, anche se il valore che ci interessa maggiormente è quello percentuale di spiaggia libera. Questo perché le concessioni potrebbero essere due, ma occupare molta spiaggia, o viceversa essere tantissime ma con poca spiaggia in concessione. Quindi, quello che ci interessa di più sono le percentuali di spiagge libere e occupate che abbiamo detto prima.
Tra l’altro, tornando a quello che dicevamo all'inizio, non è propriamente vero che in Italia il 70% delle spiagge sono libere. A dirlo è sempre Legambiente nel suo ultimo report, in cui sostanzialmente afferma che la stima fatta dal Governo è basata sul totale della costa e non sul totale delle spiagge balneabili.
Tradotto: sono state considerate come “spiagge libere” anche aree rocciose non balneabili, zone in cui ci sono i porti e via di seguito.
Cosa dice la legge su spiagge libere e concessioni balneari
Purtroppo, non c’è una percentuale minima di spiaggia stabilita dalla legge che deve essere “lasciata libera”. La cosa è evidente anche dalle differenze che dicevamo prima tra le varie regioni. La Legge si limita, infatti, a dire che occorre avere un’adeguata proporzione tra le spiagge libere e quelle in concessione. Poi, si dice anche che le due dovrebbero essere “intervallate”. E, infine, si dice che le spiagge libere non dovrebbero essere limitate a punti meno belli, magari vicini alla foce di un fiume o difficili da raggiungere. Cosa che invece spesso accade.
Tutto ciò è un problema, perché non esistendo una “percentuale fissa" valida per tutti non c’è un criterio di valutazione oggettivo. Di base, infatti, in caso di controversie è un giudice a stabilire se non c’è proporzionalità. Quindi, per ogni spiaggia, bisognerebbe fare ricorso al TAR e vedere che succede. Considerando che in Italia ci sono oltre 12.000 stabilimenti, è parecchio complesso.
Si può andare sulla battigia?
Una curiosità prima di finire l'articolo: chi gestisce uno stabilimento balneare deve consentire l'accesso gratuito alla battigia, sarebbe quella parte di spiaggia dove sbattono le onde. Per essere precisi, viene considerata battigia la porzione entro i 5 metri di terra che precedono il mare.
Inoltre, non si può nemmeno impedire alle persone di sostare sulla battigia.
L'importante è che non si usino i servizi dello stabilimento. Quindi, se il lido o lo stabilimento balneare dovessero chiedere il pagamento di un diritto di passaggio o simili, si possono legittimamente chiamare i Carabinieri o la Guardia Costiera.