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1 Agosto 2024
9:55

Olimpiadi e grandi eventi, un’opportunità o un buco nero per l’economia?

Le Olimpiadi e altri grandi eventi sportivi secondo molti possono rappresentare un'opportunità significativa per l'economia, per altri invece il rischio di un "buco nero" finanziario è uno scenario annunciato.

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Olimpiadi e grandi eventi, un’opportunità o un buco nero per l’economia?
Dottoressa in Giurisprudenza
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Le Olimpiadi e altri grandi eventi internazionali sono spesso considerati come un'opportunità per promuovere la crescita economica e migliorare l'immagine del Paese ospitante.

Tuttavia, si riflette troppo poco su quello che molti chiamano “effetto olimpico”, ovvero l’impatto che queste manifestazioni effettivamente hanno sull’economia di quel territorio.

Considerando gli enormi buchi di bilancio a causa dei budget sforati ben oltre i tetti di spesa preventivati, il rischio corruzione nell’affidamento degli appalti e la gestione degli impianti creati ad hoc e difficilmente riconvertiti, ospitare i giochi olimpici e i grandi eventi è una scommessa rischiosa.

Elefanti bianchi: quanto ci costano le mega-infrastrutture sportive e non solo

Elefanti bianchi: quanto ci costano le mega-infrastrutture sportive e non solo

Con l’espressione inglese “white elephants” (in italiano letteralmente elefanti bianchi) si fa riferimento a tutte quelle mega-infrastrutture che vengono progettate, costruite ed allestite appositamente all’indomani dell’assegnazione delle Olimpiadi oppure di altri grandi eventi sportivi, come nel caso di europei, mondiali e altri ancora.

Vere e proprie opere ingegneristiche e architettoniche colossali che troppo spesso, al termine dell’evento, si tramutano in ecomostri fatiscenti poichè i governi locali non sanno come riconvertirli in maniera appropriata e rendendoli di fatto inutilizzati.

Stadi, impianti sportivi, villaggi per gli atleti, strutture ricettive per il flusso turistico, sono solo alcune delle costruzioni che necessitano di manutenzione continua e i cui costi arrivano a toccare svariati milioni di euro. Anche dopo, quando il sipario sull’evento sarà calato.

E’ il caso del celebre stadio canadese Big O (il nome è dovuto alla forma circolare ndr.) costruito in occasione delle Olimpiadi di Montreal del 1976 e mai utilizzato per l’incapacità di sostenere il peso della neve.

Ribattezzata sarcasticamente Big Owe (il Grande Debito), la costruzione futuristica era stata immaginata dall'architetto francese Roger Taillibert come capace di ospitare al suo interno tutti gli sport in gara. Ecco, l’enorme edificio – dotato di un tetto telescopico vantava di essere “la struttura inclinata più alta al mondo” – è costato ai canadesi ben 1.7 miliardi di dollari e per questo motivo è stato finanziato con un bond a 30 anni. Un prezzo che i cittadini hanno terminato di pagare solo recentemente.

Come dimenticare poi le Olimpiadi di Torino 2006 su cui si sono spesi fiumi di pubblicazioni con l’intento di stimare la valutazione economica. Solo per citarne una: un chilometro e mezzo di pista da sci all’epoca dell'evento costò circa 110 milioni di euro e che allo stato attuale, per la necessaria manutenzione costante (anche se la struttura è inutilizzata), continua a costare 2 milioni all’anno.

Al termine delle Olimpiadi invernali torinesi, il bilancio complessivo del debito pubblico locale è stato di oltre 3 miliardi di euro, recentemente ridotto a circa 2,5 miliardi di euro.

Un altro esempio di elefante bianco è certamente quello degli impianti adibiti per i Giochi olimpici invernali di Sochi 2014 e che da allora stanno rappresentando un esborso di oltre 1 miliardo di dollari all’anno, solo di manutenzione.

Olimpiadi di Atene 2004: una spirale discendente verso il default

Olimpiadi di Atene 2004: una spirale discendente verso il default

Era il 776 a.C quando nell’antica Grecia si celebravano le prime Olimpiadi, ovvero i giochi in onore del dio Zeus che sancivano la tregue di tutti i conflitti bellici nell’arco della loro durata.

Molti, moltissimi anni più tardi, i giochi olimpici ritornano in quello stesso territorio: era il 2004 e le Olimpiadi di Atene stavano per cominciare.

Per tanti era un disastro annunciato, anche in considerazione del fatto che l’evento rese necessario costruire appositamente degli impianti dedicati ad alcune discipline in gara e totalmente inesistenti nella cultura locale (per esempio, il baseball) e di cui non si è salvato quasi nulla.

Il lascito conclusivo è stata una spesa totale di circa 10 miliardi di euro, che è costato l’intervento di ben due piani di salvataggio stanziati dalla Banca centrale europea, dalla Commissione e dal Fondo monetario internazionale toccando le vette dei 240 miliardi.

Ad andare in fumo non furono solo i nuovi stadi, il nuovo aeroporto Eleftherios Venizelos, i centri congressuali e le sale stampa, gli impianti sportivi altamente specializzati, la logistica potenziata, ma anche e soprattutto il 4% del reddito nazionale investito per rendere le Olimpiadi di Atene le più sontuose di sempre.

In pochi mesi il debito pubblico greco raggiunse il 6,1%, ovvero il doppio del limite stabilito dall’Unione europea e, pochi anni più tardi toccò il record del 110,6%. Era solo l’inizio del default che travolse rapidamente la Grecia e tutta l’Europa.

Conviene davvero ospitare i giochi olimpici e altri grandi eventi?

Conviene davvero ospitare i giochi olimpici e altri grandi eventi?

Le Olimpiadi e altri grandi eventi sportivi secondo molti possono rappresentare un'opportunità significativa per l'economia, per altri invece il rischio di un "buco nero" finanziario è uno scenario annunciato.

I costi per ospitare grandi eventi possono superare di gran lunga le stime iniziali, portando a debiti significativi. È un dato di fatto che tutte queste tipologie di manifestazioni abbiano sforato ben oltre i limiti di bilancio stanziati i fondi messi a disposizioni dal Paese o dalla Città ospitanti.

Molte delle infrastrutture costruite per questi eventi rimangono inutilizzate, mai convertite o, nella migliore delle ipotesi, sottoutilizzate una volta terminati. Difficilmente infatti le strutture costruite per esempio per Pechino 2008, Expo di Milano 2015 oppure Rio 2016 sono andate alla malora nella grande maggioranza dei casi.

Gli studi mostrano che l'effetto positivo sul PIL locale ospitante è spesso temporaneo e limitato rispetto ai costi sostenuti che si rivelano esorbitanti.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Ho concluso la pratica forese in ambito penale, occupandomi di reati finanziari e doganali. Nel corso degli anni ho preso parte attivamente a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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