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7 Agosto 2023
9:00

Impresa familiare: cos’è, come funziona e i vantaggi

L'impresa familiare è quell’impresa a cui collaborano i familiari dell’imprenditore. Si tratta di una modalità di gestione dell’impresa alquanto diffusa in Italia. Vediamo in dettaglio quali sono le caratteristiche dell'impresa familiare.

Impresa familiare: cos’è, come funziona e i vantaggi
Avvocato
impresa familiare

Per impresa familiare si intende quell’impresa a cui collaborano i familiari dell’imprenditore. Si tratta di una modalità di gestione dell’impresa alquanto diffusa in Italia.

Nel nostro Codice civile, l’impresa familiare è disciplinata ex art. 230 bis e 230 ter.

Possono prestare il loro lavoro nell’impresa familiare il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo.

Cos'è un'impresa familiare

L’impresa familiare è dunque un’impresa in cui collaborano familiari dell’imprenditore.

Non si tratta necessariamente di una piccola impresa, poiché il Codice non dà alcun limite in tal senso.

All’art. 230-bis del Codice civile è specificato che: “Il  familiare che presta in modo continuativo la  sua  attività  di  lavoro  nella famiglia o nell'impresa familiare ha diritto al mantenimento  secondo la condizione patrimoniale della  famiglia  e  partecipa  agli  utili dell'impresa familiare e ai beni acquistati con  essi  nonché  agli incrementi  dell'azienda,  anche in ordine all'avviamento,  in proporzione  alla  quantità  e  qualità del  lavoro  prestato.

Le decisioni  concernenti  l'impiego  degli  utili  e  degli  incrementi nonché quelle inerenti alla gestione straordinaria,  agli  indirizzi produttivi  e  alla  cessazione   dell'impresa   sono adottate, a maggioranza, dai familiari  che  partecipano  all'impresa  stessa.  I familiari partecipanti all'impresa che non hanno la  piena  capacità di agire sono rappresentati nel voto da chi esercita la  potestà su di essi”.

Il Codice civile è dunque chiaro sul punto.

Vengono espressamente previsti i diritti del familiare che presta la sua attività lavorativa presso l’impresa familiare.

Egli ha diritto (in proporzione alla quantità e alla qualità del lavoro prestato):

  • al mantenimento;
  • a partecipare agli utili;
  • ai beni acquistati;
  • agli incrementi dell’azienda;
  • a partecipare alle decisioni relative all’azienda.

Ai sensi dell’art. 230-ter è inoltre stabilito che “Al convivente di fatto che presti stabilmente  la  propria  opera all'interno dell'impresa dell'altro   convivente    spetta    una partecipazione agli  utili  dell'impresa  familiare e ai beni acquistati con essi nonché agli incrementi  dell'azienda,  anche in ordine all'avviamento, commisurata al lavoro prestato. Il diritto di partecipazione non spetta qualora tra i conviventi esista un rapporto di società o di lavoro subordinato”.

Anche il convivente di fatto, dunque, ha diritto a partecipare agli utili dell’impresa familiare, ai beni acquistati con essi e agli incrementi dell’azienda.

La Corte di Cassazione, sez. lavoro, con sentenza del 15 giugno 2020, n. 11533 ha stabilito che l'impresa familiare ha carattere residuale, come si evince anche dalla clausola di salvaguardia contenuta nell'art. 230 bis c.c.

L’istituto dell’impresa familiare, per la Corte di cassazione è relativo a situazioni che, pur connotate dalla continuità, non siano riconducibili alla subordinazione né all’area del lavoro gratuito, che la previsione in questione mira a scongiurare.

La Corte d'Appello di Roma, con sentenza del 14 gennaio 2022, n. 4293 ha in particolare stabilito che, ai fini del riconoscimento dell'istituto dell'impresa familiare è necessario che sussistano due condizioni.

Deve essere fornita la prova dello svolgimento, da parte del partecipante, di una attività di lavoro continuativa e dell'accrescimento della produttività dell'impresa procurato dal lavoro del partecipante.

La prova dell’accrescimento della produttività dell’impresa è necessaria per determinare la quota di partecipazione agli utili e agli incrementi.

Caratteristiche distintive di un'impresa familiare

Si è visto nei precedenti paragrafi quali sono i diritti dei partecipanti all’impresa familiare.

Secondo quanto stabilito dal Codice civile, all’art. 230 bis, il diritto  di  partecipazione  agli utili e agli incrementi dell’azienda è intrasferibile, salvo  che  il  trasferimento  avvenga  a  favore  di determinati familiari con il consenso  di  tutti  i partecipanti.

Il diritto di partecipazione può essere liquidato in denaro alla cessazione della prestazione del lavoro e anche in caso di alienazione dell'azienda.

Il pagamento può inoltre avvenire  in   più annualità, determinate dal giudice, in mancanza di accordo.

In ipotesi di divisione ereditaria o di trasferimento i familiari hanno diritto di prelazione sull'azienda.

Qual è la forma giuridica dell'impresa familiare?

L’impresa familiare è un’impresa individuale.

In tal senso si è espressa anche la Corte di Cassazione, che con ordinanza del 20 dicembre 2019, n. 34222 ha stabilito che la natura individuale dell'impresa familiare comporta che ne sia titolare soltanto l'imprenditore.

Di conseguenza, la posizione degli altri familiari, che prestano il loro apporto sul piano lavorativo, assume rilevanza esclusivamente nei rapporti interni, restando esclusa la configurabilità di un'ipotesi di litisconsorzio necessario.

Quali sono i vantaggi di un'impresa familiare?

Dal punto di vista fiscale, per godere dei benefici dati dalla costituzione dell’impresa familiare, deve essere redatto un atto pubblico o una scrittura privata autenticata prima dell'inizio del periodo d'imposta.

La norma, sul punto, è chiara (art. 5, comma 4, d.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, Testo unico delle imposte sui redditi): "I redditi delle imprese familiari di cui all'art. 230 bis del c.c., limitatamente al 49% dell'ammontare risultante dalla dichiarazione dei redditi dell'imprenditore, sono imputati a ciascun familiare, che abbia prestato in modo continuativo e prevalente la sua attività di lavoro nell'impresa, proporzionalmente alla sua quota di partecipazione agli utili. La presente disposizione si applica a condizione: a) che i familiari partecipanti all'impresa risultino nominativamente, con l'indicazione del rapporto di parentela o di affinità con l'imprenditore, da atto pubblico o da scrittura privata autenticata anteriore all'inizio del periodo d'imposta, recante la sottoscrizione dell'imprenditore e dei familiari partecipanti; b) che la dichiarazione dei redditi dell'imprenditore rechi l'indicazione delle quote di partecipazione agli utili spettanti ai familiari e l'attestazione che le quote stesse sono proporzionate alla qualità e quantità del lavoro effettivamente prestato nell'impresa in modo continuativo e prevalente, nel periodo d'imposta; c) che ciascun familiare attesti, nella propria dichiarazione dei redditi, di aver prestato la sua attività di lavoro nell'impresa in modo continuativo e prevalente. Si intendono per familiari, ai fini delle imposte sui redditi, il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado".

Nell’atto devono essere indicati i nominativi dei familiari che lavorano nell’impresa e che prestano un’attività lavorativa a carattere continuativo e prevalente.

Il reddito dell’impresa familiare è ripartito tra titolare e collaboratori.

Al titolare spetta almeno il 51 per cento del reddito dell’impresa, mentre ai collaboratori spetta la parte restante in proporzione al lavoro effettivamente prestato.

I costi per la costituzione dell’impresa familiare sono alquanto contenuti, e questo rappresenta un indubbio vantaggio.

Altro vantaggio è dato dalla possibilità di dividere il reddito prodotto dall’impresa con i familiari, in proporzione all’attività che gli stessi effettivamente svolgono.

Quali sono le sfide di un'impresa familiare?

Le principali sfide collegate alla costituzione di un’impresa familiare attengono alla capacità di chi la gestisce di assicurare, da un lato, la continuità dell’impresa, dall'altro la tradizione, magari antica, che viene trasmessa di generazione in generazione.

Chi gestisce l'impresa deve inoltre mostrare una certa apertura verso l’esterno e deve avere una visione del lavoro in linea con i progressi in tema di tecnologia e welfare aziendale.

L’impresa familiare deve porsi nel panorama economico quale espressione di garanzia di qualità dei servizi e dei prodotti forniti, attestata, magari, da anni di presenza sul mercato e dall’altro deve essere in grado di rispondere alle richieste della modernità non solo dal punto di vista tecnologico e comunicativo, ma anche con riguardo al trattamento dei dipendenti, che deve essere ispirato alle nuove istanze presenti nel mondo del lavoro.

Chi risponde dei debiti?

L’impresa familiare è soggetta al fallimento e l’imprenditore risponde illimitatamente con il proprio patrimonio per i debiti contratti dall’impresa familiare.

Il Tribunale di Vicenza, con sentenza del 23 agosto 2019, n. 1847, ha stabilito che il fallimento del titolare dell'impresa familiare può essere esteso agli altri componenti della famiglia, previo positivo accertamento dell'effettiva costituzione di una società di fatto.

Va dunque esaminato il comportamento assunto dai familiari nelle relazioni esterne all'impresa, onde valutare se vi sia stata la spendita del "nomen" della società o quanto meno l'esteriorizzazione del vincolo sociale, l'assunzione delle obbligazioni sociali ovvero una situazione complessiva volta a ingenerare nei terzi un incolpevole affidamento in ordine all'esistenza di un vincolo societario.

Laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università degli studi di Napoli Federico II. Ho poi conseguito la specializzazione presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali, sono stata collaboratrice della cattedra di diritto pubblico comparato e ho svolto la professione di avvocato. Sono autrice e coautrice di numerosi manuali, alcuni tra i più noti del diritto civile e amministrativo. Sono inoltre autrice di numerosi articoli giuridici e ho esperienza pluriennale come membro di comitato di redazione. Per Lexplain sono editor per l'area "diritto" e per l'area "fisco". 
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