Il proprietario dell’immobile che, allo scopo di spingere l’inquilino moroso a lasciare velocemente la casa, disdice le utenze domestiche commette reato.
Si tratta di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose, poichè l’autore muta di destinazione i beni arbitrariamente non ricorrendo alla possibilità di adire in giudizio.
La Cassazione è intervenuta a fare chiarezza sul punto.
Il fatto
Tizio e Caia, proprietari dell’immobile ed esasperati dalla perdurante morosità del locatario Sempronio, decidevano di interrompere la fornitura delle utenze domestiche di gas e acqua.
La condotta aveva lo scopo di costringere l’inquilino a lasciare l’appartamento in tempi rapidi.
Sia in primo grado che in appello, tuttavia, veniva confermata la condanna dei coniugi per il reato di violenza privata. Avverso quest'ultima sentenza ricorrevano gli imputati, tramite il difensore.
La decisione
La Corte di Cassazione, sezione 5, sentenza 16 gennaio 2023, n. 1388 ha confermato la condanna.
Secondo gli ermellini, la condotta del proprietario di un immobile che, alla scadenza del contratto di locazione, di fronte al mancato rilascio dell’immobile da parte del conduttore, anziché avvalersi dell’azione di sfratto, decide di agire autonomamente configura il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose, ai sensi dell’art. 392 del Codice Penale.
Ciò vale anche nel caso in cui il proprietario decida di sostituire la serratura della porta d’ingresso e apponendovi un lucchetto, realizzando un'alterazione nella destinazione del bene, attuando una coazione materiale in luogo della tutela legale prevista dall’ordinamento.