I principi fondamentali della Costituzione italiana sono:
- il principio democratico (art. 1 Cost.);
- il principio lavorista (artt. 1 e 4 Cost.);
- il principio solidarista (art. 2 Cost.);
- il principio di uguaglianza (art. 3 Cost.);
- il principio di autonomia e decentramento (art. 5 Cost.);
- il principio di tutela delle minoranze linguistiche (art. 6 Cost.);
- il principio di laicità dello Stato (artt. 7 e 8 Cost.);
- il principio di tutela della cultura e della ricerca scientifica (art. 9 Cost.);
- il principio internazionalista (art. 10 Cost.);
- il principio pacifista (art. 11 Cost.).
La Costituzione della Repubblica Italiana è entrata in vigore il 1°gennaio del 1948 e ha segnato un passaggio fondamentale nella storia italiana, in quanto le due guerre mondiali e lo scenario politico dilaniato dall’affermazione di ideologie di stampo nazionalista avevano segnato un brusco passo indietro nel cammino verso l’evoluzione della cultura sociale dei popoli.
L’Assemblea costituente fu eletta il 2 giugno del 1946, data di importanza fondamentale, perché le donne furono chiamate a votare per la prima volta.
La prima riunione dell'Assemblea Costituente vi fu il 25 giugno del 1946 e in quell'occasione fu nominato Giuseppe Saragat come Presidente.
L'iter di discussione del progetto di Costituzione iniziò il 4 marzo del 1947.
Il 22 dicembre del 1947 la Costituzione italiana fu approvata, il 27 dicembre del 1947 il testo venne finalmente promulgato con la firma del Presidente della Repubblica Enrico De Nicola ed entrò in vigore il 1 gennaio del 1948.
L'Assemblea costituente era stata investita dell’arduo compito di ricostruire le fondamenta di una società lacerata dal fascismo.
La dittatura fascista aveva decretato la caduta a picco del Paese nell’abisso dell’arretratezza culturale, sociale e politica, causata dal soffocamento delle libertà e dei diritti dell’individuo.
La Costituzione italiana, per questo motivo, ha un significato profondo, che va oltre le leggi, i documenti scritti e i tribunali.
La Costituzione italiana fu la prima luce accesa nel buio, la prima speranza di rinascita di un popolo le cui stesse fondamenta erano state minate da guerre, odio e sopraffazione.
Per questo motivo, quando si studia la Costituzione italiana, bisogna avere ben presente che i principi in essa contenuti hanno un valore dirompente, che va al di là del testo scritto: questi principi rappresentano il trionfo dei diritti e delle libertà dell’individuo, riconosciuti nella loro più ampia accezione, poiché rappresentano “un catalogo aperto”, affermazione, questa, che verrà chiarita ancora meglio in seguito.
Non ci resta che vedere, allora, punto per punto, quali sono i principi fondamentali riconosciuti dalla Costituzione italiana.
Prima di lanciarci nello studio dei principi della Costituzione italiana, però, bisogna chiarirne bene le caratteristiche principali.
Vediamole.
Le caratteristiche della Costituzione italiana
La Costituzione italiana è una Costituzione rigida: questo vuol dire che non è possibile modificarla con lo stesso procedimento che è previsto per l’approvazione della legge ordinaria, ma è prevista un’apposita procedura detta “aggravata”, poiché per la revisione della Costituzione sono previste maggioranze più elevate e una procedura più lunga e complessa.
Inoltre, la Costituzione è rigida poiché c’è una parte della stessa che non può assolutamente essere modificata, ovvero la parte attinente ai principi fondamentali, che costituiscono l’ossatura del nostro Paese.
La Costituzione, dunque, è rigida e tale caratteristica la differenzia dallo Statuto Albertino, che era stato in vigore fino al mese di dicembre del 1947 e che era una Costituzione elastica.
La Costituzione, inoltre, a differenza dello Statuto Albertino che era breve, è una Costituzione lunga, poiché, oltre a contenere i principi fondamentali dello Stato, contiene tutta una serie di norme che riguardano gli organi dello Stato, la loro composizione e il loro funzionamento.
La Costituzione italiana è una Costituzione votata, poiché il popolo italiano, il 2 giugno del 1946, si è recato alle urne per votare l’Assemblea costituente, che avrebbe poi dato vita alla Costituzione.
Lo Statuto Albertino, invece, era una Costituzione ottriata, poiché concessa dal sovrano.
La Costituzione italiana è una Costituzione programmatica.
Questo poiché le norme che sono contenute in essa hanno il valore di “programma”, contengono, cioè, gli obiettivi verso cui lo Stato deve tendere, i valori che devono trovare piena realizzazione nella società.
La Costituzione, inoltre, viene definita "compromissoria", poiché nella stessa sono contenuti una serie di valori che sono il compromesso raggiunto tra i rappresentati dei diversi partiti politici presenti in Assemblea costituente, i quali sono giunti insieme alla codificazione dei principi di stampo democratico contenuti nella Costituzione.
La Costituzione italiana è aperta, poiché lascia al legislatore la possibilità di individuare i punti di equilibrio tra i valori che in essa sono elencati, valori che possono inoltre arricchirsi, in considerazione dell’evoluzione sociale, culturale, politica ed economica.
La Costituzione italiana è scritta, poiché contenuta in un documento ed è democratica, poiché espressione della volontà popolare che ha eletto l'Assemblea costituente.
Riassumendo, le caratteristiche della Costituzione italiana sono le seguenti.
La Costituzione italiana è:
- rigida;
- lunga;
- votata;
- programmatica;
- compromissoria;
- aperta;
- scritta;
- democratica.
Una volta individuate le principali caratteristiche della Costituzione, vediamo in dettaglio la sua struttura.
La struttura della Costituzione
La Costituzione è formata da varie parti:
- I principi fondamentali (i primi 12 articoli)
- Parte prima (Diritti e doveri dei cittadini)
- Parte seconda (Ordinamento della Repubblica)
- Disposizioni transitorie e finali.
Come si può ben dedurre da questo elenco, la Costituzione della Repubblica italiana presenta una struttura armoniosa.
Nella prima parte sono elencati i principi fondamentali che reggono la società, stesso discorso vale per la parte prima, ove sono elencati valori ulteriori che riguardano, ad esempio, la tutela della salute o la tutela della donna lavoratrice e la tutela della famiglia.
Nella seconda parte vengono elencati gli organi costituzionali e gli organi di rilievo costituzionale con la loro composizione e il loro funzionamento.
Ad esempio, viene descritta la composizione del Parlamento e il procedimento di formazione della legge.
Infine, nelle disposizioni transitorie e finali vengono disciplinati aspetti applicativi.
Una volta individuata la struttura della Costituzione, possono adesso essere descritti i principi fondamentali della Costituzione italiana.
Il principio democratico
All’art. 1 della Costituzione viene enunciato il principio democratico.
Dispone, infatti, l’art. 1 che: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Il principio democratico costituisce il fondamento del nostro Stato, e sta a significare che la sovranità è attribuita al popolo.
Si parla, a tal proposito di democrazia diretta e indiretta.
Si parla di democrazia indiretta con riferimento al fatto che il popolo non esercita in maniera diretta il potere sovrano, in quanto elegge i propri rappresentanti che poi siedono in Parlamento e approvano le leggi che governano la nostra società.
Ci sono, tuttavia, anche istituti di democrazia diretta previsti nella nostra Costituzione, un esempio è costituito dal referendum abrogativo, con cui il popolo stabilisce, votando, se una legge debba essere abrogata o meno.
Il principio lavorista
All’art. 1, come si è visto, è tracciato il principio democratico ma anche il principio lavorista, poiché è affermato che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Non casuale la scelta del Costituente di porre il principio lavorista accanto al principio democratico.
Questo accerta la volontà di conferire rilievo primario al lavoro nell’ambito del tessuto costituzionale: il lavoro, infatti, permette all’uomo di realizzarsi, non è solo fonte di sostentamento per ciascuno, ma conferisce dignità.
Il principio lavorista, si potrebbe affermare, costituisce l’ossatura della Costituzione, vi sono infatti numerose disposizioni che enunciano una serie di valori in tema di lavoro.
Ad esempio:
- art. 4 Cost.: il lavoro è tracciato come diritto e dovere;
- art. 35 Cost.: deve essere curata la formazione e l’elevazione dei lavoratori;
- art. 36 Cost.: viene enunciato il diritto ad avere una retribuzione proporzionata e volta a garantire a ciascuno una vita dignitosa, e il diritto alle ferie;
- art. 37 Cost.: viene enunciata la necessità di garantire alle donne gli stessi diritti degli uomini;
- art. 38 Cost.: è stabilito il diritto all’assistenza sociale per i lavoratori inabili;
- art. 39 Cost.: l’organizzazione sindacale è libera;
- art. 40 Cost.: è sancito il diritto di sciopero.
Come si buon ben vedere, dunque, il principio lavorista è enunciato in numerose disposizioni, poiché il lavoro è espressione della piena realizzazione dell’uomo.
Il principio solidarista e la tutela dei diritti inviolabili dell’uomo
Il principio solidarista è tracciato dall’art. 2 della Costituzione che dispone: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
All’art. 2, dunque, è sancita la tutela dei diritti inviolabili dell’uomo, che devono essere garantiti non solo in quanto singolo, ma anche come parte di formazioni sociali ovvero la famiglia, le realtà associative.
Allo stesso tempo, tuttavia, sia lo Stato che i singoli sono chiamati a garantire l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, che deve essere attuata in ambito politico, economico e sociale.
Questa disposizione ha un carattere centrale nella Costituzione poiché enuncia il rispetto dei diritti inviolabili che costituiscono un “catalogo aperto”.
Questo poiché con l’evoluzione dei costumi e della società il catalogo dei diritti inviolabili può essere arricchito.
Si parla, infatti, di diritti di terza e quarta generazione, per fare riferimento a quei diritti che sono emersi in conseguenza dell’evoluzione culturale.
Un esempio è costituito dal diritto a godere di un ambiente salubre oppure dal diritto alla pace: si tratta di diritti collettivi che costituiscono i diritti di terza generazione.
Sono diritti di quarta generazione, ad esempio, quelli legati alla tutela della proprietà intellettuale.
Il principio di uguaglianza
Il principio di uguaglianza è tracciato ai sensi dell’art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Si fa riferimento, al primo comma, al principio di uguaglianza formale, ovvero si enuncia il fatto che tutti siamo uguali senza distinzione.
Al secondo comma, invece, è tracciato il principio di uguaglianza sostanziale, in forza del quale è stabilito che lo Stato ha il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione del principio di uguaglianza nei fatti.
In pratica, sul principio di uguaglianza sostanziale si fonda il concetto di Stato sociale, ovvero di Stato che interviene nella società con una serie di misure in campo sociale ed economico per cancellare le disuguaglianze.
Espressione di quanto detto sono, ad esempio, le misure che tendono ad assicurare a tutti il diritto allo studio: i bandi che prevedono borse di studio per i più meritevoli, sono applicazione concreta del principio di uguaglianza sostanziale.
Il principio di autonomia e decentramento
All’art. 5 della Costituzione è così disposto: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.
Viene dunque sancita l’unità dello Stato, ma allo stesso tempo è stabilita la necessità di decentrare le funzioni amministrative, questo al fine di garantire maggiore efficienza nel funzionamento dello Stato.
Viene inoltre riconosciuta l’autonomia delle Regioni e degli enti locali, che è un’autonomia normativa, finanziaria, amministrativa.
Il principio di tutela delle minoranze linguistiche
La norma di cui all’art. 6 della Costituzione dispone che:
“La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
Questo articolo è espressione diretta del principio di uguaglianza.
In Italia, vi sono diverse minoranze linguistiche: ad esempio, in Valle d’Aosta, dove molte persone parlano il francese o in Trentino, dove molte persone parlano la lingua tedesca.
Le leggi dello Stato devono dunque tutelare tali minoranze, che devono essere integrata nella realtà sociale al pari di tutti gli altri cittadini.
Il principio di laicità dello Stato
Il principio di laicità dello Stato è tracciato dagli artt. 8 e 9 della Costituzione che vanno letti in combinato disposto.
All’art. 7 è stabilito che: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”.
All’art. 8 è invece stabilito che: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”.
Lo Stato laico, dunque, si oppone al concetto di Stato confessionale, ovvero lo Stato in cui esiste una religione di Stato.
Nel nostro Stato, invece, non esiste una religione di Stato e tutti sono liberi di professare la propria.
Il principio di tutela della cultura e della ricerca scientifica
La tutela della cultura e della ricerca scientifica è tracciata dall’art. 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.
La norma stabilisce che lo Stato è tenuto a promuovere cultura e ricerca scientifica e tecnica.
Va ricordato che, con legge costituzionale 11 febbraio 2022, n.1, è stato aggiunto un ulteriore comma all’art. 9.
Si stabilisce che l’ambiente deve essere tutelato anche nell’interesse delle future generazioni e si demanda allo Stato la disciplina relativa alla tutela degli animali.
Il principio internazionalista
Il principio internazionalista è tracciato all'art. 10 della Costituzione.
Secondo quanto stabilito dall'art. 10 Cost. : "L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici" .
Le norme del diritto internazionale generalmente riconosciute, dunque, entrano a far parte direttamente nel nostro ordinamento giuridico.
Il principio pacifista
Il principio pacifista è tracciato all'art. 11 della Costituzione italiana ove è stabilito che: "L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
L'Italia, secondo quanto stabilito dall'art. 11 della Costituzione, ripudia la guerra.
Secondo la dottrina l'adesione del nostro Paese all'Unione europea trova la sua fonte giuridica nell'art. 11 della Costituzione, in quanto è stabilito che l'Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni e promuove le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
L'adesione del nostro Paese all'Unione europea, infatti, implica una serie di limitazioni della sovranità che trovano la loro giustificazione nella necessità di cooperazione con gli altri Stati per assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni.
Basti pensare al fatto che i regolamenti europei sono direttamente efficaci nel nostro ordinamento, e non vi è nemmeno la necessità che vi sia una legge interna a recepirne il contenuto.
Le istituzioni sovranazionali, dunque, hanno il potere di emanare atti normativi con efficacia immediata nel nostro ordinamento giuridico.
L'art. 12 della Costituzione italiana: la bandiera
All'art. 12 della Costituzione italiana, l'ultimo articolo contenuto nei Principi fondamentali, viene descritta la Bandiera Italiana.
Viene stabilito, in particolare, che: "La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni".
La bandiera italiana è dunque un tricolore ed è costituita da tre bande verticali che devono avere eguali dimensioni.
I colori della bandiera italiana sono: verde, bianco e rosso.
La tutela della libertà, della salute, della famiglia, dell’istruzione, il diritto di voto
Nella parte prima della Costituzione vengono enunciati una serie di diritti fondamentali dell’uomo.
Eccone alcuni:
- art. 13 Cost.: tutela della libertà sia fisica che morale;
- art. 21 Cost.: diritto alla libera manifestazione del pensiero;
- artt. 29, 30 e 31 Cost.: tutela della famiglia;
- art. 27 Cost.: principio di personalità della responsabilità penale;
- art. 32 Cost.: tutela del diritto alla salute;
- art. 34 Cost.: tutela del diritto all’istruzione.
Nel Titolo IV della parte prima, invece, sono disciplinati i rapporti politici.
Viene enunciato, in particolare, il diritto di voto (art. 48 Cost.), che spetta a tutti coloro che hanno raggiunto la maggiore età.