Ciascuna parte può recedere dal contratto di lavoro, bisogna però effettuare delle precisazioni sul punto, poiché per il Codice civile non è possibile abbandonare di punto in bianco il posto di lavoro.
La norma di riferimento sul tema è l’art. 2118 del Codice civile in forza della quale “ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto di lavoro a tempo indeterminato, dando il preavviso nel termine e nei modi stabiliti dalle norme corporative, dagli usi o secondo equità”.
Qualora non venga concesso il preavviso,“il recedente è tenuto verso l'altra parte a un'indennità equivalente all'importo della retribuzione che sarebbe spettata per il periodo di preavviso”.
Viene inoltre previsto all’art. 2119 del Codice civile che “Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto prima della scadenza del termine, se il contratto è a tempo determinato, o senza preavviso, se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto. Se il contratto è a tempo indeterminato, al prestatore di lavoro che recede per giusta causa compete l'indennità indicata nel secondo comma dell'articolo precedente”.
Se il lavoratore vuole dare le dimissioni, dunque, è obbligato a rispettare i tempi di preavviso, a meno che non receda per giusta causa.
Se i tempi di preavviso non vengono rispettati, bisogna pagare un’indennità.
Che cos’è il preavviso e a cosa serve
Il preavviso di dimissioni ha la funzione di permettere al datore di lavoro di avere il tempo necessario per trovare una nuova risorsa e sostituire il lavoratore.
Quando il lavoratore decide di lasciare il lavoro, dunque, non è tenuto a fornire alcuna spiegazione in merito, ma deve rispettare il periodo di preavviso stabilito dal contratto collettivo di riferimento.
Se si vogliono dare le dimissioni, dunque, è necessario leggere attentamente il contratto collettivo, verificare il periodo di preavviso che si è tenuti a rispettare e successivamente comunicare le dimissioni tramite l’apposita piattaforma telematica disponibile sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Sulla piattaforma sarà possibile inserire le dimissioni e la decorrenza delle stesse.
Una volta inserite le dimissioni, è possibile revocarle entro sette giorni.
Quando non si è obbligati a dare il preavviso?
Non sono obbligate a dare il preavviso le donne che sono in stato di gravidanza fino al compimento di un anno del figlio oppure coloro che presentano le dimissioni per giusta causa.
In tali ipotesi è possibile dare le dimissioni senza rispettare il periodo di preavviso.
Da quando parte la data di decorrenza delle dimissioni?
Il momento da cui decorrono le dimissioni va individuato sulla base di quanto disposto dal contratto collettivo di riferimento. Solitamente la decorrenza del preavviso parte dal primo o dal sedicesimo giorno del mese di riferimento.
Se, ad esempio, il lavoratore dà le dimissioni il giorno 12 del mese, la decorrenza verrà calcolata a partire dal giorno 16 del mese stesso.
Va ricordato che nell’ipotesi in cui il lavoratore goda di giorni di ferie o di malattia durante il periodo di preavviso, questi non vengono calcolati ai fini del preavviso stesso.
Il conteggio dei giorni utili ripartirà, dunque, una volta che il lavoratore sarà rientrato sul posto di lavoro.
Si può ridurre il periodo di preavviso?
E’ possibile trovare un accordo con il proprio datore di lavoro, se si vuole evitare di pagare l’indennità di mancato preavviso.
Per esempio, se il preavviso è di due mesi ci si può accordare con il datore di lavoro e dare un solo mese di preavviso senza dover corrispondere alcuna indennità.
In caso di mancato accordo, tuttavia, non è possibile ridurre il periodo di preavviso.
Che cosa succede se non si dà il preavviso?
Se non si dà il preavviso, è necessario pagare un’indennità al datore di lavoro.
Se, ad esempio, il lavoratore è tenuto a rispettare un preavviso di tre mesi, dovrà pagare un’indennità corrispondente a tre mensilità lavorative.
Il lavoratore sarà tenuto a pagare un’indennità anche nell’ipotesi in cui darà un preavviso di un numero di giorni inferiore a quello previsto.
Se, ad esempio, il contratto prevede un preavviso di un mese e il lavoratore darà un preavviso di soli quindici giorni, dovrà pagare un’indennità al datore di lavoro corrispondente a quei quindici giorni non coperti dal preavviso.
Come stabilito dall’art. 2121 del Codice civile, “l'indennità deve calcolarsi computando le provvigioni, i premi di produzione, le partecipazioni agli utili o ai prodotti ed ogni altro compenso di carattere continuativo, con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese”.