Nord batte Sud almeno per quanto riguarda gli stipendi. A Milano, Parma e Modena si guadagna il doppio rispetto alle città del Sud, circa 28mila euro contro 12mila euro circa di Vivo Valentia. Lo ha affermato una recente indagine della CGIA di Mestre, realizzata su dati INPS e ISTAT, mette in luce che gli occupati nelle regioni settentrionali percepiscono una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro, contro i colleghi meridionali che ne guadagnano 75. A conti fatti, i primi portano a casa uno stipendio giornaliero del 35% più “pesante” dei secondi.
Dove si pagano gli stipendi più alti e dove quelli più bassi: le città e le regioni
Secondo l’analisi, a livello regionale la retribuzione media annua lorda dei lavoratori dipendenti della Lombardia è pari a 28.354 euro, in Calabria, invece, ammonta a poco più della metà, ovvero 14.960 euro.
Dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nel 2022, Milano è stata la realtà dove gli imprenditori pagano gli stipendi più elevati: 32.472 euro.
Seguono Parma con 26.861 euro, Modena con 26.764 euro, Bologna con 26.610 euro e Reggio Emilia con 26.100 euro. I lavoratori dipendenti più “poveri”, invece, si trovano a Trapani dove percepiscono una retribuzione media lorda annua pari a 14.365 euro, a Cosenza con 14.313 euro e a Nuoro con 14.206 euro. I più “sfortunati”, infine, lavorano a Vibo Valentia dove in un anno di lavoro hanno portato a casa solo 12.923 euro.
Al Sud si lavora di meno?
Inoltre, sempre secondo l’elaborazione dell’Ufficio studi CGIA su dati INPS, nel 2022 il numero medio delle giornate retribuite al Nord è stato pari a 253, al Sud, invece, a 225. Pertanto, nel settentrione un ipotetico operaio ha lavorato 28 giorni in più che corrispondono a oltre 5 settimane lavorative “aggiuntive” rispetto a un collega meridionale. Si conferma in un certo senso la leggenda che al Sud si lavora meno.
I motivi sono da ricercarsi, oltre alla presenza di un’economia sommersa più diffusa che nel resto del Paese che, statisticamente, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente, anche dal fatto che il mercato del lavoro è caratterizzato anche da tanti precari, molti lavoratori intermittenti, soprattutto nei servizi, e tantissimi stagionali legati al mondo del turismo che abbassano enormemente la media.
Di contro, gli stacanovisti, ossia gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate durante il 2022, sono stati quelli occupati a Lecco (264,2 giorni). Seguono i dipendenti privati di Vicenza (262,6), Biella (262,4), Padova (261,9), Treviso e Bergamo (entrambe con 261,6). Le province, infine, dove i lavoratori sono stati “meno” in ufficio o in fabbrica durante il 2022 sono quelle di Foggia (210,5 giorni), Rimini (209,9), Nuoro (203,4) e Vibo valentia (190,8).