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4 Ottobre 2024
10:47

Diseredazione: quando il testamento esclude l’erede legittimo

L'erede legittimo può essere escluso dal testamento con la "diseredazione". Non può invece essere escluso il legittimario. Vediamo nel dettaglio cosa vuol dire.

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Diseredazione: quando il testamento esclude l’erede legittimo
Avvocato
diseredazione

La diseredazione è quella clausola che il testatore inserisce nel testamento con lo scopo di escludere espressamente alcuni soggetti dalla successione.

Bisogna subito ricordare che la legge tutela alcuni soggetti, i quali, per legge, non possono essere esclusi dalla successione. Viene infatti disposto, all’art. 457 del Codice civile, comma 3, che “Le disposizioni testamentarie non possono pregiudicare i diritti che la legge riserva ai legittimari”.

Cos'è la diseredazione

Se taluno decide di escludere un soggetto dalla successione può “diseredarlo” ovvero inserire una clausola nel testamento nella quale indica la sua volontà di escludere dalla successione il diseredato.

Bisogna effettuare una distinzione tra diseredazione e casi di indegnità, disciplinati ex art. 463 del Codice civile.

Quest’ultima ipotesi è relativa a situazioni connotate da particolare gravità.

In questi casi, infatti, chi è considerato indegno viene escluso dalla successione.

E’ indegno, ad esempio, chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona a cui deve succedere o chi ha indotto con dolo o con violenza la persona a revocare o a cambiare il testamento, chi ha formulato un testamento falso.

Chi può essere diseredato

Possono essere diseredati coloro che non hanno la qualità di legittimari.

Questi ultimi sono indicati ai sensi dell’art. 536 del Codice civile e sono: il coniuge, i figli, gli ascendenti, i nipoti.

Possono invece essere diseredati, ad esempio, i fratelli e i loro discendenti.

Perché la diseredazione è diversa dall'indegnità

L’indegnità attiene a una pronuncia del Tribunale e riguarda, come detto, ipotesi gravi e specifiche, indicate all’art. 463 del Codice civile in maniera espressa.

In ipotesi di diseredazione non vi è alcuna pronuncia del Tribunale, ma l’espressa volontà del testatore di escludere taluno dalla successione per un motivo.

Quando è possibile escludere un erede legittimo

Può essere escluso l’erede legittimo quando lo si ritenga opportuno, (ad esempio perché si è in cattivi rapporti) inserendo nel testamento la clausola di diseredazione.

Il legittimario, al contrario, è tutelato dalla legge, per questo motivo non può essere escluso dalla successione, a meno che non ci si trovi in una delle ipotesi previste all’art. 463 c.c., norma relativa all’esclusione dalla successione per indegnità.

La differenza tra erede legittimo e legittimario è la seguente: si considerano eredi legittimi coloro che possono essere chiamati a succedere in assenza di testamento e che sono indicati nel Libro II, Titolo II del Codice civile; si considerano invece legittimari coloro ai quali la legge riserva una quota di eredità o di altri diritti e sono il coniuge, i figli, gli ascendenti, i nipoti.

Leggi anche: Posso lasciare l'eredità a chiunque io voglia?

Come si può evitare di dare la legittima

Si può evitare di dare la legittima chiedendo al tribunale di emettere una pronuncia con cui si escluda l’erede legittimo per indegnità (se ricorre uno dei casi indicati all’art. 463 c.c.).

Che fare se un testamento esclude un erede legittimo

Se un testamento esclude un legittimario, è possibile impugnare il testamento.

Chi non può essere escluso dal testamento

I legittimari non possono essere diseredati, anche se parte della dottrina ammette questa possibilità.

La giurisprudenza, inoltre, ha più volte affermato la regola dell’efficacia meramente personale della diseredazione. La clausola non può dunque  essere estesa ipso iure all’intera stirpe dell’escluso.

E’ fatta salva la possibilità che il testatore escluda dalla successione anche tutti i discendenti della persona diseredata.

Laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università degli studi di Napoli Federico II. Ho poi conseguito la specializzazione presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali, sono stata collaboratrice della cattedra di diritto pubblico comparato e ho svolto la professione di avvocato. Sono autrice e coautrice di numerosi manuali, alcuni tra i più noti del diritto civile e amministrativo. Sono inoltre autrice di numerosi articoli giuridici e ho esperienza pluriennale come membro di comitato di redazione. Per Lexplain sono editor per l'area "diritto" e per l'area "fisco". 
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