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29 Settembre 2024
15:00

Dichiarazione di successione: cosa succede se non si fa, chi deve provvedere ed entro quanto tempo

La dichiarazione di successione è un adempimento fiscale obbligatorio che deve essere presentato entro un anno dal decesso del defunto e consente agli eredi di subentrare nel patrimonio della persona venuta a mancare.

Dichiarazione di successione: cosa succede se non si fa, chi deve provvedere ed entro quanto tempo
Dottoressa in Giurisprudenza
Dichiarazione di successione: cosa succede se non si fa, chi deve provvedere ed entro quanto tempo

Quando una persona viene a mancare, gli eredi hanno il compito di occuparsi di depositare la dichiarazione di successione presso l’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi.

La successione ereditaria, infatti, impone l’obbligo di legge (D.Lgs. 31 ottobre 1990, n. 346) di provvedere a una serie di adempimenti anche di natura fiscale, dal momento che a partire da questo evento viene a verificarsi il trasferimento dei rapporti giuridici dal de cuius (ovvero, il defunto) ai suoi eredi.

Tuttavia, è possibile che in presenza di particolari circostanze, gli eredi non riescano a presentare la dichiarazione obbligatoria entro il termine fissato dalla legge, dando luogo alla cd. successione tardiva e al rischio di incorrere in sanzioni.

Dichiarazione di successione: cos’è e cosa contiene

La dichiarazione di successione è un adempimento fiscale obbligatorio che deve essere presentato entro un anno dal decesso del defunto e consente agli eredi di subentrare nel patrimonio della persona venuta a mancare (Testo unico del 31 ottobre 1990 n. 346)

Spesso chiamata anche pratica di successione, si tratta di documento compilabile dagli eredi oppure dai legatari nel caso in cui l’eredità comprenda un immobile o una somma di denaro a partire da 100.000 euro.

Il contenuto della dichiarazione di successione è descritto all’art. 29 del T.U 346/1990, per cui devono risultare:

  • le generalità, l’ultima residenza e il codice fiscale del defunto;
  • le generalità, la residenza e il codice fiscale dei chiamati all’eredità e dei legatari, con l’indicazione del loro grado di parentela o affinità con il defunto, così come le eventuali accettazioni o rinunce;
  • la descrizione analitica dei beni e dei diritti compresi nell'attivo ereditario con l'indicazione dei rispettivi valori;
  • gli estremi degli atti di alienazione a titolo oneroso e l’indicazione dei corrispettivi;
  • i modi di impiego delle somme riscosse dal defunto a seguito di  alienazioni di beni e assunzioni di debiti negli ultimi 6 mesi, con l'indicazione dei documenti di prova;
  • gli estremi delle donazioni fatte dal defunto agli eredi o legatari, con l’indicazione dei valori corrispettivi;
  • i crediti contestati giudizialmente, con l'indicazione degli estremi  dell'iscrizione a ruolo della causa e delle generalità e residenza dei debitori;
  • i crediti verso lo Stato e gli enti pubblici;
  • le passività e gli oneri deducibili, con l'indicazione dei documenti di prova;
  • il domicilio eletto nello Stato italiano dagli eredi o legatari residenti all'estero;
  • il valore globale netto dell'asse ereditario;
  • le riduzioni e le detrazione, con l’indicazione dei documenti di prova;
  • gli estremi dell’avvenuto pagamento delle imposte ipotecarie, catastali, di bollo, delle tasse ipotecarie e dell’imposta sostitutiva di quella comunale sull'incremento di valore degli immobili.

Considerando la delicatezza della materia, così come dell’importanza di un simile adempimento fiscale obbligatorio per legge, è sempre consigliabile rivolgersi all’esperienza tecnica di un professionista (notaio o CAF) che possa assistere nella compilazione e presentazione della successione.

Come si fa la dichiarazione di successione da soli?

La pratica di successione può anche essere fatta autonomamente, collegandosi al sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate e compilando il modello .

per le successioni aperte prima del 3 ottobre 2006 o per modificare, occorrerà avvalersi del Modulo 04.

Chi deve fare la successione?

I soggetti obbligati a presentare la successione sono:

  • i chiamati all'eredità, cioè coloro i quali l’eredità potrebbe essere trasmessa e che non hanno ancora provveduto all’accettazione, né espressamente né tacitamente;
  • gli eredi, i legatari e i loro rappresentanti legali;
  • gli immessi nel possesso temporaneo dei beni dell'assente;
  • gli amministratori dell'eredità e i curatori dell’eredità giacente;
  • gli esecutori testamentari, ovvero la persona indicata nel testamento come responsabile dell’amministrazione dei beni del defunto secondo le sue volontà;
  • i trustee.

La normativa italiana non fornisce indicazioni esplicite circa l'obbligo che tutti gli eredi debbano presentare congiuntamente la dichiarazione di successione: per questo motivo, secondo prassi consolidata, si ritiene generalmente sufficiente che provenga da uno solo degli eredi.

L’obiettivo è di comunicare all’Agenzia delle Entrate il subentro degli eredi nella posizione patrimoniale del defunto, aggiornando i dati e disponendo dei beni ricevuti in eredità previo pagamento dell’imposta di successione.

Quali documenti servono per la successione

Vediamo adesso quali sono i documenti che devono essere allegati alla pratica di successione.

Alla successione generalmente vanno allegati:

  • Certificato o estratto di morte;
  • Certificato di ultima residenza o autocertificazione;
  • Documento di identità e tessera sanitaria del defunto e degli eredi,
  • Atti di proprietà di immobili e terreni;
  • Copia atti di donazione fatti dal defunto;
  • Dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà rilasciata dall’erede che presenta la dichiarazione, in cui sono indicate gli estremi dell’atto di morte, gli eredi, il tipo di successione (legittima o testamentaria) ed il regime patrimoniale dei coniugi (separazione o comunione dei beni, ove ricorra il caso) o autocertificazione ai sensi degli artt. 46 e 47, D.P.R. n. 445 del 28 dicembre 2000;
  • Copia del testamento autenticata dal notaio (in caso di successione testamentaria), eventuale rinuncia all’eredità, da farsi entro tre mesi dal decesso presso il Tribunale competente, rispetto all’ultima residenza del defunto o presso un Notaio,
  • Atto di acquisto dei beni immobili ed eventuali successioni o riunioni di usufrutto precedenti, documentazione delle variazioni dei fabbricati (condoni, ampliamenti, planimetrie), certificato di destinazione urbanistica in caso di aree fabbricabili;
  • Dichiarazione bancaria o postale su capitale ed interessi se esistenti in capo al defunto;
  • Dichiarazione dell’istituto bancario per eventuali passività quali residui di mutuo, conti correnti passivi ecc.;
  • Stima del valore dei beni societari alla data del decesso (autenticata) in presenza di società intestate al deceduto;
  • Spese funerarie (per eredi non in linea retta);
  • IBAN del dichiarante (ovvero, conto non cointestato con il defunto).

Quanto tempo si ha per fare la successione: i termini

Il termine entro cui è obbligatorio provvedere alla presentazione della dichiarazione di successione presso la competente Agenzia delle Entrate è di un anno.

I 12 mesi cominciano a decorrere a partire dal momento in cui è morto il defunto.

Quando non è obbligatoria la pratica di successione

L’art. 28, comma 5, del Testo Unico del 31 ottobre 1990 n. 346 indica i casi in cui la successione non è obbligatoria.

I chiamati all’eredità e/o i legatari sono esonerati in due ipotesi:

  1. se hanno provveduto a rinunciare all’eredità o al legato prima del termine di presentazione della dichiarazione;
  2. se hanno provveduto a nominare un curatore per l’eredità.

Chi paga la successione e a quanto ammontano le tasse?

Tutti coloro che sono chiamati a succedere nel patrimonio del deceduto sono obbligati solidalmente al pagamento dell’imposta di successione.

Sono tenuti a pagare la successione, quindi, gli eredi o i legatari, così come coloro che siano temporanea menti ammessi alla gestione del patrimonio e colo che succedono nel patrimonio della persona la cui morte è presunta.

Non sono tenuti al pagamento dell’imposta di successione coloro i quali abbiano rinunciato all’eredità oppure abbiamo chiesto la nomina di un curatore.

Le aliquote e le franchigie stabilite per l’imposta di successione sono:

  • pari al 4% per i trasferimenti effettuati in favore del coniuge o di parenti in linea retta (ascendenti e discendenti) da applicare sul valore complessivo netto, eccedente per ciascun beneficiario, la quota di 1 milione di euro;
  • pari al 6% per i trasferimenti in favore di fratelli o sorelle da applicare sul valore complessivo netto, eccedente per ciascun beneficiario, 100.000 euro;
  • 6%, per i trasferimenti in favore di altri parenti fino al quarto grado, degli affini in linea collaterale fino al terzo grado, da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza applicazione di alcuna franchigia;
  • 8%, per i trasferimenti in favore di tutti gli altri soggetti da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza applicazione di alcuna franchigia.

Inoltre, con riferimento ai trasferimenti effettuati in favore di soggetti con handicap grave (legge n. 104 del 1992), vi è una ulteriore franchigia pari ad 1,5 milioni di euro e non cumulabile con le precedenti.

Dichiarazione di successione tardiva

Quando gli eredi o altri soggetti obbligati non presentano la dichiarazione di successione entro il termine previsto dalla legge (12 mesi dalla data del decesso), si parla di dichiarazione di successione tardiva.

Una situazione insidiosa che renderà impossibile procedere alla trascrizione di un eventuale passaggio di proprietà degli immobili intestati al defunto nei pubblici registri, bloccando così la loro vendita o donazione, così come limitare l'accesso ai beni ereditati (conti correnti o altri beni immobili).

Inoltre, è bene tenere presente che la successione tardiva oppure omessa comporta anche l'applicazione di sanzioni amministrative da parte dell'Agenzia delle Entrate.

Chi omette di presentare la dichiarazione di successione è punito con la sanzione dal 120% al 240% dell’imposta dovuta. Al contrario, se l’imposta non è dovuta la sanzione va da 250 a 1.000 euro.

Diversamente, a seconda delle circostanze, chi presenta in ritardo la pratica di successione può beneficiare del cd. ravvedimento operoso.

Vediamo in cosa consiste.

Il ravvedimento operoso

In caso di presentazione con ritardo della dichiarazione di successione, il contribuente può avvalersi del ravvedimento operoso.

Vale a dire, una volta superato il termine di 12 mesi per compiere l’adempimento fiscale, il chiamato all’eredità può decidere di pagare spontaneamente e usufruire delle relative agevolazioni fiscali indicate dall’Agenzia delle Entrate.

Il ravvedimento operoso consente, quindi, di regolarizzare le irregolarità con il Fisco e beneficiare di sanzioni ridotte, premiando l’adempimento spontaneo.

Vediamo i diversi tipi di ravvedimento e a quanto ammontano.:

  • ravvedimento “sprint”,  entro i 14 giorni con sanzione pari allo 0,2% per ogni giorno di ritardo;
  • ravvedimento “breve” entro 30 giorni con sanzione pari al 3%;
  • ravvedimento “lungoentro 90 giorni con sanzione pari al 3,33%;
  • ravvedimento “lungoentro l’anno con sanzione pari al 3,75%;
  • ravvedimento “lungoentro 2 anni con sanzione pari al 4,29%;
  • ravvedimento “lungooltre i 2 anni con sanzione pari al 5%.

A questi, ulteriormente, vanno poi aggiunti gli interessi di mora maturati.

Omessa successione dopo 10, 20 o 30 anni: cosa succede?

In caso di mancata presentazione della dichiarazione di successione entro il termine di 10 anni dal decesso del de cuius, l’Agenzia delle Entrate procede all'accertamento e alla liquidazione d'ufficio dell'imposta successoria.

L'avviso di accertamento deve essere notificato entro il termine di decadenza di 5 anni, decorrenti dalla scadenza del termine previsto per la presentazione della dichiarazione stessa.

Tale termine si applica altresì alla dichiarazione sostitutiva o integrativa, ove prevista.

Nel caso in cui la successione non venga definita per un periodo prolungato, come ad esempio 20 anni, le conseguenze giuridiche si complicano ulteriormente. Sotto il profilo civilistico, il diritto di accettare l'eredità si prescrive trascorsi 10 anni dall'apertura della successione. Ciò implica che, qualora non si sia manifestata l'accettazione entro tale termine, si perde il diritto di acquisire i beni ereditari.

Dal punto di vista fiscale, decorso il termine di 5 anni dalla scadenza per la presentazione della dichiarazione di successione, non è più possibile applicare sanzioni amministrative. Tuttavia, permane l'obbligo di presentare la dichiarazione di successione e di corrispondere le eventuali imposte dovute.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Ho concluso la pratica forese in ambito penale, occupandomi di reati finanziari e doganali. Nel corso degli anni ho preso parte attivamente a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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