La Lega nelle ultime ore è tornata a far discutere con nuova proposta di legge a firma del senatore Manfredi Potenti, intitolata “Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere”.
Il disegno di legge intende vietare l’utilizzo di neologismi declinati al femminile in caso di titoli istituzionali e professionali, gradi militari, onorificenze e altri tipi di incarico, come nel caso di “sindaca”, “avvocatessa” o “avvocata”, “rettrice” e applicando una multa fino a 5.000 euro.
Le polemiche accese istantaneamente però hanno già portata la Legga al dietro front e ritirando il ddl sui nomi femminili, etichettando la decisione come “iniziativa personale”.
Stop agli incarichi “al femminile”: cosa prevede la proposta di legge
In occasione della seduta del Senato n. 207 dello scorso 16 luglio 2024 è stato annunciato il DDL S. 1191, ovvero “Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere” su iniziativa di Manfredi Potenti, Lega, il cui obiettivo è vieta l’utilizzo di neologismi declinati al femminile in contesti istituzionali e atti pubblici.
In base all’art. 2 della proposta di legge “in qualsiasi atto o documento emanato da Enti pubblici o da altri enti finanziati con fondi pubblici o comunque destinati alla pubblica utilità, è fatto divieto del genere femminile per neologismi applicati ai titoli istituzionali dello Stato, ai gradi militari, ai titoli professionali, alle onorificenze, ed agli incarichi individuati da atti aventi forza di legge”.
La scelta sarebbe motivata dalla volontà di tutelare la lingua italiana, evitando terminologie che possano generare confusione sino al punto tale di rendere gli atti pubblici viziati e quindi suscettibili di impugnazione.
Successivamente, invece, l’art. 3 fa divieto di utilizzare il “femminile sovraesteso”, ovvero l’approccio linguistico anche sperimentale , che intende definire discrezionalmente al femmile tutti i generi.
In ogni caso però resta fermo l’uso della doppia forma oppure del maschile inteso come definizione neutra.
La sanzione
L’intervento normativo che, ricordiamo, è ancora in fase di bozza, intende agire come “un contenimento della creatività nell'uso della lingua italiana nei documenti delle istituzioni", secondo Potenti.
Per questo motivo il ddl fissa anche l’eventuale multa applicabile in caso di violazione degli obblighi e pari a una sanzione pecuniaria amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 1.000 a 5.000 euro.
Gli ultimi aggiornamenti
È di pochi minuti fa la decisione della Lega che, secondo fonti del partito di Matteo Salvini, ha annunciato di ritirare il disegno di legge S. 1191 sui nomi femminili.
La marcia indietro è stata comunicata dalla responsabile per le Pari opportunità, Laura Ravetto, come un nulla di fatto sul divieto di utilizzo di femminili sovraestesi e neologismi creativi.
Secondo la Lega, infatti, "il disegno di legge del senatore Potenti non rispecchia la linea del partito” e per questo sarebbe etichettata come iniziativa personale.