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18 Ottobre 2024
13:00

Danni e complicanze chirurgiche, il medico è responsabile dell’intervento più rischioso per il paziente

Nel caso in cui il paziente riporti danni gravi e permanenti a seguito dell’intervento, la condotta del medico verrà valutata anche in base alla pericolosità del trattamento proposto.

Danni e complicanze chirurgiche, il medico è responsabile dell’intervento più rischioso per il paziente
Dottoressa in Giurisprudenza
Danni e complicanze chirurgiche, il medico è responsabile della proposta dell’intervento più rischioso per la salute del paziente

Il medico, chiamato a valutare la migliore soluzione chirurgica per il paziente, è chiamato alla valutazione dell’eventuale pericolosità in base alle condizioni patologiche della persona.

La scelta, quindi, deve sempre ricadere su quel tipo di trattamento conservativo che presenti meno rischi di complicanze, pur senza possibilità di guarigione.

Nel caso in cui il paziente riporti danni gravi e permanenti a seguito dell’intervento, la condotta del medico verrà valutata anche in base alla pericolosità del trattamento proposto.

Il fatto

Tizio, poiché avvertiva forti dolori alla schiena, decideva di effettuare una risonanza magnetica e di rivolgersi alle cure del Dottor Caio che diagnosticava una lombosciatalgia, priva di interessamento neurologico.

Tuttavia, persistendo i dolori, Tizio decideva di consultare un secondo specialista, Dottor Sempronio, che diagnosticava un’ernia discale bilaterale e per la quale consigliava l’intervento chirurgico.

Fidandosi della seconda diagnosi, Tizio di recava presso la Clinica dove, informato oralmente da Sempronio sulla tipologia di intervento e della possibilità, seppure rarissima, di danni permanenti al sistema nervoso.

Al termine dell’operazione e nei giorni successivi, Tizio cominciava ad accusare varie difficoltà di minzione e deambulazione, sino alla paresi degli arti inferiori. Così come confermato da successivi ricoveri, quindi, dall’operazione chirurgica derivavano danni sì gravi da portare Tizio a una invalidità del 100% e alla sindrome depressiva dovuta all’impossibilità di deambulare in cui si era trovato. Inoltre, Tizio, era dipendente presso una sede sindacale e ha dovuto rinunciare al lavoro e concordare lo scioglimento anticipato.

A causa di ciò, Tizio citava in giudizio il medico e la struttura sanitaria presso cui era stato eseguito l’intervento chirurgico che, a propria volta, chiamavano in garanzia la propria assicurazione.

Il Tribunale procedeva alla consulenza tecnica, accertando la responsabilità medica del sanitario sia per l’erronea esecuzione dell’intervento ma anche per aver scelto di effettuare un intervento chirurgico in luogo di un trattamento non invasivo. Per questo motivo, i convenuti venivano condannati al risarcimento del danno.

Avverso tale decisione veniva proposto appello che tuttavia veniva rigettato.

La decisione

La Corte di Cassazione, ordinanza 27 settembre 2024, n. 984 ha criticato la decisione resa in appello con cui era stata escluso il nesso causale della condotta professionale insistente tra la scelta di procedere all’intervento, pur se invasivo e non risolvente la patologia.

In luogo di ciò, infatti, il professionista sanitario avrebbe dovuto proporre un intervento non invasivo o conservativo.

In sintesi, il compito del giudice consiste nel verificare se, al momento della decisione terapeutica, l'adozione di un trattamento conservativo, anziché un intervento chirurgico, avrebbe potuto prevenire i danni permanenti al paziente, piuttosto che domandarsi se tale trattamento conservativo avrebbe avuto esiti favorevoli curando la patologia del soggetto interessato.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Ho concluso la pratica forese in ambito penale, occupandomi di reati finanziari e doganali. Nel corso degli anni ho preso parte attivamente a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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