Per fronteggiare il fenomeno della violenza dilagante negli stadi, relativo anche ad alcuni incontri di serie A di calcio, è stato introdotto il Daspo, con il quale viene previsto il divieto, per alcuni soggetti, i quali si siano macchiati di episodi di violenza, di accedere ai luoghi sportivi.
Cosa significa Daspo e da quando è stato introdotto in Italia
Daspo significa “divieto di accedere a luoghi sportivi”.
Si tratta di una misura di prevenzione disposta dal questore nei confronti di soggetti che si sono macchiati di atti di violenza in occasione di manifestazioni sportive.
Secondo quanto stabilito dalla legge, alle persone alle quali è notificato il Daspo, il questore può prescrivere di comparire personalmente una o più volte negli orari indicati, nell'ufficio o comando di polizia competente nel corso della giornata in cui si svolgono le manifestazioni sportive per le quali opera il divieto.
Il Daspo è stato introdotto in Italia con legge 13 dicembre 1989, n. 401 in tema di “Interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestini e tutela della correttezza nello svolgimento di manifestazioni sportive”, entrata in vigore il 2 gennaio del 1990.
Differenze tra Daspo e diffida
Il "Daspo" è anche detto “diffida” poiché il soggetto è diffidato ad accedere a determinati luoghi in cui si praticano manifestazioni di tipo sportivo.
Chi sono i soggetti destinatari del daspo
I destinatari del Daspo sono indicati nella legge (art. 6 della legge n. 401/89).
Tra questi, nella legge si fa riferimento, ad esempio, a:
- coloro che risultino denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza legati a manifestazioni sportive, o che abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza;
- coloro che abbiano tenuto una condotta finalizzata alla partecipazione attiva a episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione, tali da porre in pericolo la sicurezza pubblica o da creare turbative per l'ordine pubblico in occasione di eventi sportivi.
Il Daspo può essere rivolto anche a soggetti minori di diciotto anni che abbiano compiuto il quattordicesimo anno di età.
Il provvedimento è notificato a coloro che esercitano la potestà genitoriale.
Da chi viene irrogato il Daspo?
Il Daspo viene irrogato dal Questore del luogo dove si sono verificati gli episodi violenti.
Daspo urbano
Con Decreto-Legge 20 febbraio 2017, n. 14 convertito con modificazioni dalla Legge 18 aprile 2017, n. 48 sono state approvate “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”.
All’art. 9 è previsto il cosiddetto “Daspo urbano”, in forza del quale chiunque ponga in essere condotte che impediscono l'accessibilità e la fruizione delle infrastrutture urbane, “in violazione dei divieti di stazionamento o di occupazione di spazi ivi previsti, è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 100 a euro 300. Contestualmente all'accertamento della condotta illecita, al trasgressore viene ordinato, nelle forme e con le modalità di cui all'articolo 10, l'allontanamento dal luogo in cui e' stato commesso il fatto”.
Il Daspo urbano, dunque, prevede il pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria che va da euro 100 a euro 300 e l’allontanamento dal luogo in cui è stato commesso il fatto.
Daspo per i corrotti
Il Daspo per i corrotti è stato introdotto con Legge 9 gennaio 2019, n. 3 in tema di “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici”.
Si tratta di una pena accessoria prevista dall’ art. 317-bis del Codice penale.
Coloro che sono stati condannati per determinati reati contro la pubblica amministrazione sono interdetti in maniera perpetua dai pubblici uffici e non possono parimenti contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio.
Quali sono i problemi e le controversie legate al Daspo
I problemi legati all’ammissibilità del Daspo riguardano, come si può intuire, la legittimità della misura in questione.
Il problema di fondo riguarda la compatibilità tra misure di prevenzione e, in particolare, tra le restrizioni che vengono inflitte con il Daspo e le libertà riconosciute dalla Costituzione, con particolare riferimento all’art. 13 della Costituzione in tema di tutela della libertà personale.
Va ricordato, in particolare, che alcune delle restrizioni previste sono inflitte in assenza di una pronuncia del giudice.
Sul punto si è espressa la Corte costituzionale affermando la legittimità delle misure di prevenzione e, in particolare, delle misure previste dalla normativa in tema di Daspo.
Questo poiché “l'ordinato e pacifico svolgimento dei rapporti sociali deve essere garantito, oltre che dal sistema di norme repressive di fatti illeciti, anche da un sistema di misure preventive contro il pericolo del loro verificarsi in avvenire: tale sistema corrisponde a una esigenza fondamentale di ogni ordinamento, accolta e riconosciuta dalla nostra Costituzione”(Corte Costituzionale, sentenza n. 27 del 1959).
Quanti anni dura il Daspo?
Il Daspo non può avere durata inferiore a un anno e superiore a cinque anni e può essere revocato o modificato qualora siano venute meno o siano mutate le condizioni che ne hanno giustificato l'emissione.
In ipotesi di condotta di gruppo la durata non può essere inferiore a tre anni nei confronti di coloro che ne assumono la direzione.
Nei confronti della persona già destinataria di Daspo, la durata del nuovo divieto e della prescrizione non può essere inferiore a cinque anni e superiore a dieci anni.
Cosa succede se si viola il Daspo?
Se si viola il Daspo si può essere puniti con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 10.000 euro a 40.000 euro.