Le accise sono imposte indirette che gravano su beni di consumo a larga diffusione, proprio per questo motivo sono spesso al centro del dibattito economico, sociale e politico, vengono avvertite, cioè, come pesi in grado di incidere in negativo sul potere d'acquisto delle persone.
Va in primo luogo chiarito che esiste una differenza tra imposte dirette e imposte indirette.
Le imposte dirette gravano sui redditi prodotti da un individuo o sulle sue proprietà, al contrario le imposte indirette colpiscono la ricchezza in via indiretta poiché gravano sui consumi, quindi ciò che si va a considerare è la capacità reddituale del soggetto nel momento in cui lo stesso spende dei soldi per acquistare beni e servizi.
Un esempio di questo ultimo tipo è rappresentato dall'IVA, che grava sul consumatore.
Le accise, come detto, colpiscono beni di largo consumo e solitamente l'aumento di tali imposte non comporta una modifica della domanda.
Un aumento delle accise sulle benzina, in linea di massima, non implica una diminuzione del flusso di domanda collegato all'accesso al carburante.
Si intuisce facilmente il perché.
Il carburante è un bene di consumo fondamentale, molte persone lo utilizzano per spostamenti legati al lavoro o ad altri affari essenziali, la flessione della domanda legata al consumo dei beni di tale genere può dunque essere relativa.
Questo è anche uno dei motivi per cui le accise costituiscono per lo Stato un'entrata sicura e immediata (poiché legata all'immissione nel consumo di tali beni).
Cosa sono le accise
L’accisa è un’imposta indiretta sulla produzione o sul consumo dei prodotti energetici, del carburante, dell'alcol etilico e delle bevande alcoliche, dell'energia elettrica e dei tabacchi lavorati e la sua disciplina è contenuta nel Decreto Legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, ovvero il “Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative”.
L’obbligazione tributaria sorge al momento della fabbricazione dei prodotti summenzionati ovvero al momento “della loro importazione o del loro ingresso irregolare nel territorio dello Stato” (art. 2 Decreto Legislativo 26 ottobre 1995, n.504).
L'accisa diventa esigibile all'atto della immissione in consumo del prodotto nel territorio dello Stato.
Nel Testo Unico sono elencati vari prodotti soggetti ad accisa, tra questi vi è il carburante, come anticipato, il tabacco e una serie di prodotti a base di tabacco come il tabacco da masticare o i tabacchi da inalazione senza combustione o i prodotti del tabacco riscaldato non da fumo che sono consumati senza processo di combustione.
Dal 1924 furono approvati una serie di Testi unici volti a regolamentare le accise su una serie di prodotti come birra, caffè e zucchero; successivamente diverse imposte furono soppresse a seguito della riforma tributaria del 1971 e dell'introduzione dell'IVA.
Perché si dice che l'accisa è un'imposta "armonizzata"
Attualmente le accise sono imposte "armonizzate", poiché disciplinate da direttive dell'Unione dal 1992 in poi.
Con la direttiva del Consiglio UE 19 dicembre 2019, n.2020/262 è stato operato un riordino della disciplina e sono stati dettati principi di carattere generale in materia di accise.
Al punto (40) del preambolo viene fissato un principio fondamentale: "Quando i prodotti sottoposti ad accisa sono acquistati da privati per uso personale e da questi trasportati dal territorio di uno Stato membro verso il territorio di un altro Stato membro, l'accisa dovrebbe essere pagata nello Stato membro in cui i prodotti sottoposti ad accisa sono acquistati, secondo il principio che disciplina il mercato interno".
L'imposta è dovuta, dunque, solo nel luogo in cui si verifica l'immissione nel consumo, per questo motivo i prodotti sottoposti ad accisa possono circolare liberamente nel territorio dell'Unione europea.
Se invece il prodotto è importato da un Paese che si trova al di fuori dell'Unione europea e immesso al consumo nell'ambito dell'Unione, deve essere applicata una sovrimposta di confine, che abbia la stessa misura dell'accisa applicata nel luogo considerato.
Al punto (41) del Preambolo della direttiva vengono inoltre chiariti i rapporti tra Stati membri con riguardo alle accise.
Viene infatti sottolineato che: "I livelli di accisa per i prodotti del tabacco e le bevande alcoliche applicati dagli Stati membri variano a causa di una serie di fattori, quali la politica in materia di bilancio e di salute pubblica, e le divergenze in questione sono in alcuni casi significative.
In questo contesto, è opportuno che gli Stati membri siano in grado di contenere i rischi, che facilitano la frode fiscale, l'elusione o l'abuso, la minaccia o la compromissione della politica pubblica o della protezione della salute e della vita umana.
Di conseguenza, è opportuno che gli Stati membri siano in grado di adottare misure appropriate e proporzionate che consentano loro di determinare se i prodotti sottoposti ad accisa trasportati dal territorio di uno Stato membro verso il territorio di un altro Stato membro da parte di un privato sono stati acquistati da quest'ultimo per uso personale".
Nel punto (41) si dà atto di un fattore fondamentale che è legato alla politica in materia di bilancio di un Paese e di gestione della salute pubblica.
Tra i prodotti sottoposti ad accisa, infatti, sono compresi alcuni in grado di incidere negativamente sulla salute del singolo e dell'ambiente.
E' il caso del tabacco o dello stesso carburante.
Le accise, in tal senso, possono essere fondate anche su ragioni extrafiscali.
Chi è il debitore dell'accisa?
All'articolo 7 della direttiva del Consiglio UE 19 dicembre 2019, n.2020/262 viene chiarito chi è il debitore dell'accisa.
Ecco cosa dice la direttiva:
- per quanto riguarda lo svincolo dei prodotti sottoposti ad accisa da un regime di sospensione dall'accisa stessa, "il depositario autorizzato, il destinatario registrato o qualsiasi altra persona che svincola i prodotti sottoposti ad accisa dal regime di sospensione dall'accisa o per conto della quale tali prodotti sono svincolati dal regime di sospensione dall'accisa e, in caso di svincolo irregolare dal deposito fiscale, qualsiasi altra persona che ha partecipato a tale svincolo";
- per quanto riguarda la detenzione o il magazzinaggio di prodotti sottoposti ad accisa, "la persona che detiene o immagazzina prodotti sottoposti ad accisa o qualsiasi altra persona che ha partecipato alla loro detenzione o al loro magazzinaggio, o una combinazione di tali persone in conformità del principio di responsabilità in solido";
- per quanto riguarda la fabbricazione, compresa la trasformazione, di prodotti sottoposti ad accisa, "la persona che fabbrica i prodotti sottoposti ad accisa e, in caso di fabbricazione irregolare, qualsiasi altra persona che ha partecipato alla loro fabbricazione";
- per quanto riguarda l'importazione o l'ingresso irregolare di prodotti soggetti ad accisa, "il dichiarante quale definito all'articolo 5, punto 15), del regolamento (UE) n. 952/2013 ("dichiarante") o qualsiasi altra persona di cui all'articolo 77, paragrafo 3, di tale regolamento e, in caso di ingresso irregolare, qualsiasi altra persona che ha partecipato a tale ingresso irregolare".
Nell'ipotesi in cui vi siano più soggetti tenuti al pagamento della stessa accisa, essi sono responsabili congiuntamente e solidalmente di tale debito.
Chi è obbligato a pagarle e perché
Le accise garantiscono un’entrata allo Stato immediata, continua e sicura.
Vengono versate materialmente dai produttori ma sono riversate nei prezzi finali dei prodotti perché servono a finanziare una serie di spese necessarie per la collettività. In pratica, dunque, sono pagate dai consumatori.
La differenza tra accise e IVA consiste nel fatto che, a differenza dell’IVA, le accise gravano solo su prodotti specifici e non in base a un’aliquota, bensì in base a una quota predeterminata.
Negli ultimi tempi si parla molto di accise in quanto incidono notevolmente sul costo del carburante.
Il costo del carburante, infatti, non è dato soltanto dall'applicazione delle accise, ma concorre a formare il prezzo definitivo anche l'IVA:
Prezzo= Netto+Accisa+IVA.
Se guardiamo bene la tabella in basso ci rendiamo conto di un dato fondamentale: la componente fiscale del prezzo definitivo di benzina e gasolio supera il 50%.
Questo ci fa comprendere, in maniera immediata, quanto le accise pesino su questi carburanti e come mai le accise sono costantemente al centro del dibattito.
Prodotto | Prezzo | Accisa | IVA | Netto | Variazione |
---|---|---|---|---|---|
Carburanti | |||||
Benzina | 1.946,16 | 728,40 | 350,95 | 866,81 | +7,1 |
Gasolio | 1.845,34 | 617,40 | 332,77 | 895,17 | +17,63 |
GPL | 715,85 | 147,27 | 129,09 | 439,49 | +5,93 |
Combustibili per uso riscaldamento | |||||
Gasolio riscaldamento | 1.601,50 | 403,21 | 288,80 | 909,49 | -2,54 |
Combustibili per uso industriale | |||||
O.C. Fluido BTZ | 1.140,09 | 166,84 | 103,64 | 869,61 | -11,73 |
O.C. Denso BTZ | 691,78 | 31,39 | 0 | 660,39 | -7,78 |
Quali sono le accise sulla benzina e quando sono stato introdotte
Le accise sulla benzina introdotte nel corso degli anni sono tante, legate ad avvenimenti passati, come l'alluvione di Firenze e altri disastri.
Attualmente non ha più senso considerare questi eventi specifici, poiché le accise sono state ricondotte a unità e rese strutturali, non sono più legate, dunque, alle motivazioni per le quali sono state introdotte in passato.
L'accisa introdotta per la guerra in Etiopia, ad esempio, è stata eliminata nel 1936, pochi mesi dopo la sua introduzione.
Allo stato attuale, dunque, le accise sono entrate che servono a rimpinguare il bilancio dello Stato per sostenere le spese necessarie per la collettività.
Può essere utile dare un'occhiata ai vari eventi che, nel corso degli anni, hanno giustificato l'imposizione di nuove accise.
Tra questi:
- 0,000981 euro per la guerra d’Etiopia del 1935 – 1936;
- 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
- 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
- 0,00516 euro per la ricostruzione dopo l'alluvione di Firenze del 1966;
- 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
- 0,0511 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
- 0,0387 euro per la ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980;
- 0,106 euro per il finanziamento della missione ONU durante la guerra del Libano del 1982;
- 0,0114 euro per il finanziamento della missione ONU durante la guerra in Bosnia del 1995;
- 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
- 0,005 euro per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005;
- 0,0051 euro per il terremoto dell'Aquila del 2009;
- da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
- 0,04 euro per l'arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
- 0,0089 euro per l'alluvione avvenuto in Liguria e in Toscana nel novembre 2011;
- 0,082 euro per il decreto "Salva Italia" nel dicembre 2011;
- 0,024 euro per i terremoti dell'Emilia del 2012;
- 0,005 euro per il finanziamento del "Bonus gestori" e la riduzione delle tasse ai terremotati dell'Abruzzo;
- 0,0024 euro per il finanziamento di alcune spese contemplate dal decreto Fare "Nuova Sabatini" (dal 1º marzo al 31 dicembre 2014).
Le accise negli altri Paesi europei
Come detto in precedenza, le accise sono un'imposta "armonizzata", sono dunque presenti anche negli altri Paesi europei. L'Italia è tra i Paesi nei quali le accise hanno un peso rilevante, in particolare sui prezzi del carburante.
Fino a quando dobbiamo pagare le accise sulla benzina
Non è stato previsto un limite fino al quale dovremo pagare le accise sulla benzina.
Bisogna comprendere che le accise costituiscono un'entrata importante per lo Stato.
Dall'analisi svolta, si evince, in effetti, che le accise rappresentano un'entrata immediata e sicura per lo Stato ed eliminarle, in tale ottica, sarebbe una perdita per le casse statali non sostenibile.
Quello che un Governo può fare, invece, è scegliere di effettuare uno sconto sulle accise, fare in modo che le stesse non incidano in maniera così rilevante sulle tasche delle persone e incidere, inoltre, sull’IVA, al fine di rendere maggiormente sostenibili le spese legate al carburante.