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23 Maggio 2024
15:00

Cosa significa riconoscere uno Stato o un governo a livello internazionale

Il riconoscimento di uno Stato è un atto giuridico unilaterale attraverso cui un'entità politica assume personalità giuridica internazionale, ovvero il riconoscimento della propria esistenza come “Stato sovrano” da parte di altri Stati e organizzazioni internazionali.

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Cosa significa riconoscere uno Stato o un governo a livello internazionale
Dottoressa in Giurisprudenza
Cosa significa riconoscere uno Stato o un governo a livello internazionale

L’attenzione mediatica sul riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di alcuni membri delle Nazioni Unite è una questione complessa e dibattuta a livello internazionale.

La Palestina, come entità politica e territoriale, è rivendicata dai palestinesi che cercano il riconoscimento di uno Stato indipendente nei territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, con Gerusalemme Est come capitale.

Allo stato attuale sono 143 gli Stati che riconoscono la sovranità palestinese su 193 membri ONU e ai quali di recente si sono aggiunti Spagna, Irlanda e Norvegia.

Cerchiamo però di spiegare cosa significa a livello internazionale riconoscere uno Stato oppure un governo e quali sono le conseguenze del riconoscimento.

Riconoscimento internazionale di Stati: chi riconosce gli Stati e cosa vuol dire riconoscimento

Nel diritto internazionale, il riconoscimento di uno Stato è un atto giuridico unilaterale attraverso cui un'entità politica assume personalità giuridica internazionale, ovvero il riconoscimento della propria esistenza come “Stato sovrano” da parte di altri Stati e organizzazioni internazionali.

Si tratta di un processo politico e diplomatico essenziale che permette a un nuovo Stato di partecipare pienamente alla comunità internazionale.

Sebbene la nascita di uno Stato indipendente sovrano sia il frutto di un processo storico che testimonia una situazione di fatto e che, per questo motivo, rispetta il cd. principio di effettività, il riconoscimento formale può anche avvenire in un momento successivo che rispecchi gli sviluppi politici.

Chi stabilisce l’esistenza di uno Stato e la sua sovranità?

Ogni Stato sovrano ha il diritto di riconoscere o non riconoscere un altro Stato: il  riconoscimento è solitamente formalizzato tramite dichiarazioni ufficiali, oppure gettando le basi per relazioni diplomatiche, trattati o altri atti ufficiali.

Allo stesso modo, il riconoscimento può avvenire scegliendo di aderire all’ONU: in quel caso l’ammissione richiede il consenso del Consiglio di Sicurezza e una maggioranza di due terzi dell'Assemblea Generale.

Infine, il processo può essere avviato anche da altre organizzazioni come l'Unione Europea, l'Unione Africana, la Lega Araba e altre, seguendo i propri criteri e processi di riconoscimento.

Le condizioni per poter riconoscere uno Stato

La Convenzione di Montevideo sui diritti e i doveri degli Stati del 1933, firmata in occasione della VII Conferenza internazionale degli Stati americani, getta le basi per i criteri di diritto internazionale necessari al riconoscimento di uno Stato.

L’articolo 1 del trattato multilaterale afferma che il riconoscimento della personalità giuridica internazionale di uno Stato è possibile solo se questi abbia contestualmente:

  • una popolazione permanente;
  • un territorio definito;
  • un governo;
  • la capacità di intraprendere relazioni con altri Stati sovrani.

L’esistenza politica di ogni Stato è indipendente dal riconoscimento delle altre Nazioni” (art. 3), per cui è ragionevole ritenere che vi siano stati che – pur non essendo formalmente riconosciuti per la loro sovranità – posseggano i requisiti necessari per il riconoscimento internazionale.

Allo stesso modo, però, è incontrovertibile il fatto che la personalità giuridica internazionale di un’entità possa essere affermata come tale solo se osservante i diritti umani fondamentali, la democrazia, i valori dello Stato di diritto e della Carta delle Nazioni Unite, così come solo se riconosciuta da un numero cospicuo di altri Stati sovrani.

Il valore del riconoscimento di uno Stato: gli effetti giuridici

Riconoscere uno Stato altro non significa che accettare la sua personalità giuridica, assolvendo a tutti i diritti e doveri fissati dal diritto internazionale.

Gli Stati che si riconoscono reciprocamente possono dare avvio a relazioni diplomatiche, stabilendo ambasciate, consolati, stipulando trattati e accordi commerciali.

Il riconoscimento può facilitare l'accesso agli aiuti internazionali, agli investimenti stranieri e ad altre forme di sostegno internazionale.

Ai sensi dell’art. 6 della Convenzione di Montevideo “il riconoscimento è incondizionato e irrevocabile”.

Riconoscimento de jure e de facto

Vediamo adesso come può avvenire il riconoscimento reciproco.

La prassi internazionale distingue due tipologie:

  • riconoscimento de jure, vale a dire un atto unilaterale con cui viene formalmente ed espressamente dichiarato il riconoscimento della sovranità dello Stato;
  • riconoscimento de facto, è il caso in cui viene desunto per fatti concludenti, in virtù dell’esistenza di un appoggio politico-diplomatico.

Spesso il riconoscimento de facto può essere interpretato come preludio per un successivo passo verso il riconoscimento formale.

Cosa vuol dire quando uno Stato non è riconosciuto

Non riconoscere la personalità giuridica di uno Stato significa negare la sua esistenza sul piano internazionale.

Le conseguenze del mancato riconoscimento internazionale possono essere molteplici, tra cui:

  • l’isolamento diplomatico, poiché gli Stati non riconosciuti possono essere isolati diplomaticamente e avere difficoltà a partecipare alla comunità internazionale;
  • subire limitazioni economiche;
  • generare conflitti e instabilità frutto di frizioni politiche.

Uno Stato non riconosciuto è un’entità internazionale che non esiste e, in quanto tale, non può intessere relazioni internazionali in maniera indipendente al pari di altri Stati e organizzazioni internazionali.

Il riconoscimento internazionale di governi

Il riconoscimento internazionale di un governo è un processo ben distinto dal riconoscimento di uno Stato.

Riconoscere un governo significa affermare la legittimità del suo controllo all’interno di un determinato Stato.

Questo tipo di riconoscimento può dimostrarsi particolarmente rilevante in situazioni di cambiamento di regime, guerre civili, colpi di stato, o altre circostanze in cui la legittimità del governo viene messa in discussione.

Gli altri Stati sovrani possono rifiutare il riconoscimento di un governo quando questi operi violando la democrazia, i diritti umani o perseguitando le minoranze.

Il riconoscimento di insorti o di movimenti di liberazione nazionale

Il riconoscimento degli insorti o dei movimenti di liberazione nazionale rappresenta un atto di mera natura politica che non ha rilevanza giuridica.

Nei contesti di guerra civile, riconoscere gruppi insorti rappresenta la manifestazione di volontà secondo cui gli Stati terzi scelgono di mantenere relazioni economico-diplomatiche con gli stessi, assicurando anche tutela e protezione ai propri cittadini presenti nel territorio interessato.

Differentemente, invece, nel caso del riconoscimento di movimenti di liberazione internazionale, viene affermata la legittimità di rappresentazione di movimenti di autodeterminazione dei popoli oppressi.

Storicamente, il riconoscimento di movimenti di liberazione nazionale affonda le proprie ragioni nei processi di decolonizzazione, attribuendo quindi alle organizzazioni – come nel caso della Lega Araba o dell’Unione Africana, la percezione di legittimità interna.

Riconoscere lo Stato di Palestina: quali sono le conseguenze?

Il riconoscimento dello stato palestinese è una questione complessa e dibattuta a livello internazionale, anche in ragione delle divisioni interne di gruppi terroristici presenti nel territorio: da un lato Al-Fatah, che governa la Cisgiordania, dall’altro lato Hamas, che controlla la Striscia di Gaza.

A partire dal 1988, vari Paesi hanno riconosciuto la Palestina come Stato.

Attualmente circa 140 Nazioni, inclusa la maggioranza dei paesi membri delle Nazioni Unite, riconoscono lo Stato di Palestina e nei prossimi giorni potrebbero aggiungersi Irlanda, Norvegia e Spagna.

Già nel 2012, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva adottato la Risoluzione n. 67/19 a mezzo della quale veniva riconosciuto lo status di osservatore ma non membro alla Palestina, consentendo la sua partecipazione al tavolo delle Nazioni Unite.

Il riconoscimento dello status giungeva però ben 14 anni più tardi dalla proclamazione di indipendenza dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).

L’impasse però non ha fatto altro che acuire gli scontri con il vicino Stato di Israele, sfociando nel recente conflitto che a oggi conta oltre 32 mila vittime.

Lo scorso 10 aprile, l’Assemblea ONU  ha adottato una risoluzione che – a partire dal 10 settembre 2024 provvederà ad aggiornare i diritti dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite come Stato osservatore.

Riconoscere lo Stato di Palestina a livello internazionale comporta una serie di conseguenze politiche, diplomatiche, economiche e sociali sia per la Palestina stessa sia per la comunità internazionale.

Se da un lato, indiscutibilmente, il riconoscimento rafforzerebbe la legittimità internazionale della Palestina come Stato sovrano, consolidando la sua posizione nelle relazioni internazionali e nelle organizzazioni globali; dall'altro lato, Israele potrebbe affrontare un maggiore isolamento diplomatico e ciò con il risultato di acuire la pressioni internazionali per modificare le sue politiche nei territori occupati.

Le politiche internazionali riguardanti il conflitto israelo-palestinese potrebbero subire cambiamenti significativi, con un maggiore impegno per la risoluzione del conflitto basato sul diritto internazionale.

Tuttavia, le conseguenze specifiche dipenderanno da come le varie parti coinvolte reagiranno e si adatteranno a questi cambiamenti.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Ho concluso la pratica forese in ambito penale, occupandomi di reati finanziari e doganali. Nel corso degli anni ho preso parte attivamente a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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