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23 Settembre 2023
9:00

Cosa rischio se acquisto un oggetto rubato

Comprare della merce sapendo che provenga da un furto o una rapina, è un reato punito dalla legge a titolo di ricettazione (art. 648 c.p.). Diverso discorso, però, nel caso in cui l'acquirente non sappia della provenienza illecita della cosa ma di cui avrebbe avuto motivo di sospettarne per la qualità, il prezzo o la condizione di chi la venda. Cosa succede se si acquista in buona fede qualcosa che è provente di reato?

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Cosa rischio se acquisto un oggetto rubato
Dottoressa in Giurisprudenza
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Acquistare un bene ad un prezzo particolarmente vantaggioso da un venditore incerto dovrebbe mettere in guardia il consumatore circa la sua provenienza. Chi assicura che quella borsa o quel cellulare non siano stati rubati ad un malcapitato e poi rivenduti in un secondo momento?

L’ordinamento punisce chi compra un oggetto che si riveli essere proveniente da un reato, ma al contempo distingue il caso in cui l’acquisto sia stato semplicemente fatto incautamente e in buona fede.

Pensiamo ai siti di e-commerce che offrono anche la possibilità di rivendere oggetti di seconda mano oppure ai mercatini dell’usato che permettono di “spuntare l’affare” acquistando una griffe di abbigliamento ad un prezzo molto più basso dell’originale. Ma anche i prodotti di elettronica venduti sui portali online da utenti sconosciuti. Cosa rischia chi acquista un oggetto che si riveli rubato?

In questi casi il Codice Penale distingue il reato di ricettazione (ex art. 648 c.p.) dall’incauto acquisto (ex art. 712 c.p.).

Vediamo cosa dice la legge.

Il reato di ricettazione

Il reato di ricettazione è disciplinato dall’articolo 648 del Codice Penale e sanziona il comportamento di chi acquista, riceve oppure occulta un bene o del denaro proveniente da un precedente reato, ma anche chi si adopera come intermediario tra l’acquirente e il sedicente venditore.

La pena prevede la reclusione da 2 a 8 anni e la multa da 516 euro a 10.329 euro.

Questa previsione normativa intende punire la circolazione dei beni proventi di reato e tutelare l’interesse patrimoniale della vittima.

Il ricettatore agisce con l’intento di trarre un profitto e viene punito indipendentemente dalla sua conoscenza del reato che ha permesso di ottenere il bene.

Il reato è istantaneo, cioè si ritiene consumato nel momento stesso in cui il ricettatore ottiene il possesso della cosa, non rilevando invece la condotta successiva poiché non è un elemento costitutivo del reato (Cass., 23 ottobre 2020, n. 29561).

Per capire meglio il reato di ricettazione, proviamo a vedere degli esempi per l’art. 648 c.p.:

Tizio e Sempronio commettono una rapina in un noto negozio di elettronica, riuscendo a portar via un numero considerevole di cellulari e alcuni televisori. Dopo qualche giorno Caio, contattato dai due rapinatori, riesce a convincere un interessato ad acquistare uno dei cellulari rubati.

Elementi essenziali della ricettazione

Sono elementi essenziali del reato di ricettazione, ai sensi dell’art. 648 c.p.:

  • la consapevolezza della provenienza illecita del bene, intesa non esclusivamente come conoscenza del reato precedente commesso da altri ma anche come mancata indicazione della provenienza del bene;
  • il conseguimento del profitto, anche come forma di risparmio economico o di qualsiasi altra utilità non patrimoniale;
  • il ricettatore non deve essere anche autore del reato precedente.

L’elemento soggettivo richiesto all’autore della ricettazione è il dolo specifico, inteso come la consapevolezza della provenienza illecita della merce – anche senza la conoscenza dettagliata del reato commesso in origine.

Se ho acquistato in buona fede ho commesso comunque reato?

Non sempre chi compra un bene ha contezza della sua provenienza illecita ed è mosso dall’intento di ottenerne un ulteriore profitto.

La legge infatti distingue l’animo che muove il ricettatore da chi, invece, compia un incauto acquisto.

L’incauto acquisto altro non è che un diverso reato di natura contravvenzionale, ovvero meno grave, previsto dal nostro ordinamento all’art. 712 c.p. e intitolato “Acquisto di cose di sospetta provenienza:

Chiunque, senza averne prima accertata la legittima provenienza, acquista o riceve a qualsiasi titolo cose, che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per l'entità del prezzo, si abbia motivo di sospettare che provengano da reato, è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda non inferiore a euro 10.

Alla stessa pena soggiace chi si adopera per fare acquistare o ricevere a qualsiasi titolo alcuna delle cose suindicate, senza averne prima accertata la legittima provenienza”.

Chi commette un incauto acquisto si ritrova nella situazione incresciosa di comprare della merce senza assicurarsi della provenienza lecita, pur avendo motivo di sospettare sulla scorta di alcuni elementi che avrebbero dovuto metterlo in allarme.

Si può dire, quindi, che l’acquirente incauto è colposamente responsabile del mancato accertamento della provenienza della merce, cioè disinteressandosene per negligenza, imperizia e imprudenza.

Quando si può parlare di incauto acquisto

E’ possibile parlare di incauto acquisto, ogni volta in cui chi abbia acquistato un bene, pur messo davanti a circostanze dubbie, non si sia accertato della provenienza lecita dello stesso.

L’articolo 712 del Codice Penale, rubricato “Acquisto di cose di sospetta provenienza”, disciplina, ritiene che possano essere elementi idonei a suscitare sospetti:

  • la qualità;
  • la condizione di chi la venda;
  • l’entità del prezzo.

Pensiamo a una borsa di un noto marchio, con segni di utilizzo quotidiano e un portafogli all’interno, venduta su di un telo posto sul marciapiede. Oppure l’orologio firmato originale venduto su una bancarella. Queste sono condizioni che dovrebbero indurre chi sta comprando a nutrire dei sospetti.

Tuttavia, sebbene questi siano degli elementi che consentirebbero all’acquirente di avere dubbi sulla merce acquistata e sulla sua provenienza, “non è necessario che l’acquirente abbia effettivamente nutrito dubbi sulla provenienza della merce, dovendosi invece ritenere che il reato sussista ogni qualvolta l’acquisto avvenga in presenza di condizioni che obiettivamente avrebbero dovuto indurre al sospetto, indipendentemente dal fatto che questo vi sia stato o meno”, così come affermato dalla Corte di Cassazione, sezione 2, sentenza 24 luglio 2020, n. 22478.

Qual è la pena per chi ha comprato merce rubata senza saperlo?

Chi si trovi ad acquistare della merce rubata senza sapere della provenienza delittuosa è punito con l’arresto fino a 6 mesi oppure con l’ammenda non inferiore a 10 euro, ai sensi dell’art. 712 c.p.

Allo stesso modo viene punti anche chi “finga” di non sapere, pur avendo tutti gli elementi per farlo, che l’oggetto è stato sottratto ad altri.

La norma, ovvero “Acquisto di cose di sospetta provenienza, più frequentemente conosciuta come incauto acquisto ha natura di reato contravvenzionale ed è punito in maniera meno grave rispetto agli altri delitti previsti dal Codice Penale.

L’incauto acquisto persegue chi, seppure in buona fede, ometta di accertarsi della provenienza del bene che sta acquistando, pur avendo elementi per dubitare della sua liceità.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Ho concluso la pratica forese in ambito penale, occupandomi di reati finanziari e doganali. Nel corso degli anni ho preso parte attivamente a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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