A maggio il governo Meloni ha annunciato un aumento in busta paga a luglio 2023, grazie a un ulteriore taglio al cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro, sostenuto dal datore di lavoro, e la retribuzione netta percepita dal lavoratore. Più precisamente, la voce che costerà di meno ai lavoratori sarà quella delle ritenute o contributi previdenziali IVS (invalidità vecchiaia superstiti).
A quanto ammonta il taglio dei contributi previdenziali?
Grazie a questa nuova misura del Governo, il peso dei contributi previdenziali in busta paga, che al netto degli sconti ammonta a 9,19%, scende di ulteriori quattro punti percentuali raggiungendo il 2,19% per chi guadagna fino a 1923€ lordi mensili e il 3,19% per chi guadagna fino a 2692€ lordi mensili.
Ma come si è arrivati a un taglio complessivo che arriva fino al 7%?
Il taglio ai contributi previdenziali dell’attuale governo è in realtà il terzo che viene effettuato.
Infatti, il primo taglio dei contributi fu realizzato dal Governo Draghi, che tagliò i contributi di un primo 2% per tutti i redditi lordi fino a 2692€ al mese, corrispondenti indicativamente a un reddito di 35000€ lordi all’anno. Quindi, il primo passaggio fu dal 9,19% di contributi a carico dei lavoratori al 7,19%.
Il Governo Meloni ha poi ritoccato questa misura a gennaio scorso, tagliando di un ulteriore punto percentuale i contributi da pagare, portando al 3% il risparmio lordo per i lavoratori. Tuttavia, questo secondo taglio, è stato applicato solo ai redditi che non eccedono i 1923 euro al mese lordi, che corrispondono, indicativamente, a un reddito lordo annuo di 25000€. È, infatti, rimasto invariato il taglio del 2% sui redditi che vanno dai 1924€ lordi mensili fino ai 2692€ lordi mensili, che corrispondono a redditi lordi annuali compresi tra i 25000 e i 35000€.
Ricapitolando, quindi, da gennaio 2023 a oggi i contributi a carico dei lavoratori sono passati da 7,19% a 6,19%, ma solo per quelli che hanno guadagnato fino a 1923 euro lordi al mese, mentre sono rimasti al 7,19% per quelli che hanno guadagnato fino 2692 euro lordi al mese.
Cosa succede da luglio 2023 con il nuovo sconto contributivo?
Il governo Meloni ha tagliato ulteriormente i contributi di altri quattro punti percentuali per tutti i redditi lordi fino a 2692 euro al mese. Quindi, sempre da luglio, per i lavoratori che guadagnano fino a 1923 euro al mese, il taglio totale dei contributi sarà del 7%, mentre per i lavoratori nella fascia che va dai 1924 a 2692 euro al mese lo sconto contributivo totale sarà del 6%.
In concreto, a quanto potrebbe ammontare il risparmio dei lavoratori?
Supponendo uno stipendio lordo di 800 euro al mese, i contributi a carico del lavoratore sono oggi pari al 2,19%. Di conseguenza, i contributi da pagare saranno grazie alla nuova misura del governo, pari a 18€, a fronte dei 73€ che il lavoratore avrebbe dovuto pagare prima del taglio effettuato dal Governo Draghi.
Supponendo, invece, uno stipendio lordo di 1300€, la cifra a carico dei lavoratori sarà di circa 29€ a fronte dei 120€ che si sarebbero dovuti pagare prima che il governo Draghi effettuasse il primo taglio volto ad alzare le buste paga.
Ovviamente, stiamo parlando di cifre lorde, infatti, le somme risparmiate saranno poi soggette all’IRPEF e alle addizionali, cioè a ulteriori tributi regionali e comunali.
Infatti, se i lavoratori pagheranno meno contributi previdenziali grazie ai tagli del governo, il loro reddito si alzerà grazie al risparmio.
Questo risparmio, sarà quindi soggetto anch’esso all’IRPEF, ma non bisogna preoccuparsi troppo, infatti, nonostante i lavoratori avranno più IRPEF da pagare, i soldi netti che entreranno nel portafoglio saranno comunque più di prima, perché l’IRPEF impatterà solo per il 23% di quel 7% risparmiato, a cui poi andrà aggiunto anche un ricalcolo delle addizionali.
Tuttavia, c’è un dettaglio importante: se il reddito lordo dovesse superare i 2692 euro mensili, il risparmio si azzererà in quanto i redditi superiori a questa cifra, corrispondente a circa 35000€ lordi all’anno, sono fuori da queste misure.
A causa del taglio dei contributi previdenziali, le pensioni dei lavoratori saranno più basse? Le pensioni dei lavoratori che beneficiano e beneficeranno di questi tagli non percepiranno pensioni più basse, perché la quota mancante verrà coperta dallo Stato, prevalentemente attraverso nuovo debito pubblico e, in parte, anche grazie alle maggiori entrate che lo Stato percepirà dall’IRPEF.
Fino a quando durerà questo taglio dei contributi a carico dei lavoratori?
Il taglio non è definitivo, infatti, se non ci saranno modifiche o proroghe da parte del governo, queste misure saranno valide fino alla fine di quest’anno, quindi, fino a dicembre 2023.