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20 Maggio 2024
15:00

Art. 43 c.c. “Domicilio e residenza”: commentato e spiegato semplicemente

L'articolo 43 del Codice Civile, rubricato "Domicilio e residenza" rientra nel Libro I - Delle persone e della famiglia, Titolo III - Del domicilio e della residenza.

Art. 43 c.c. “Domicilio e residenza”: commentato e spiegato semplicemente
Dottoressa in Giurisprudenza
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L'articolo 43 del Codice Civile, rubricato "Domicilio e residenza" rientra nel Libro I – Delle persone e della famiglia, Titolo III – Del domicilio e della residenza.

Per l'ordinamento, la persona fisica è ogni essere umano nato vivo e anche se non vitale, cioè qualora nasca morto. La persona fisica è il centro di imputazione di situazioni giuridiche ossia soggetto di diritto.

Vediamo il testo aggiornato della norma, il commento e la spiegazione semplice.

Art. 43 c.c.: testo aggiornato

Ecco il testo aggiornato dell’art. 43 del Codice Civile.

Comma 1 dell'art. 43 c.c. "Il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi".

Comma 2 dell'art. 43 c.c. "La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale".

Articolo 43 del Codice Civile: commento e spiegazione

La sede in cui le persone vivono e svolgono la loro attività è rilevante giuridicamente poichè è necessario conoscere il luogo in cui il soggetto opera e può essere reperito.

Per questo motivo, si definiscono relazioni territoriali della persona la dimora, la residenza e il domicilio.

L'art. 43 c.c. costituisce una diretta applicazione dell'art. 14 Cost., il quale sancisce tra le libertà fondamentali quella di domicilio, comprendendo non solo l'abitazione (abituale), ma anche il luogo presso cui il soggetto svolge abitualmente la propria attività lavorativa e la sua dimora occasionale.

Casistica giurisprudenziale in tema di art. 43 c.c.

Vediamo la casistica della giurisprudenza in tema di art. 43 c.c.

Corte di Cassazione, sezione L, ordinanza 13 febbraio 2024, n. 3932
"Ai fini della competenza territoriale per le controversie di lavoro parasubordinato, la disposizione dell'art. 413, comma 4, c.p.c. fa riferimento al domicilio ex art. 43 c.c., quale sede principale degli affari ed interessi, che si presume coincidente con la residenza, non potendosi ritenere, di norma, che il domicilio si trovi nel luogo cui la persona si rapporta nei limiti della prestazione lavorativa, anche se resa con funzioni di massima responsabilità".

Corte di Cassazione, sezione TRI, sentenza 31 gennaio 2024, n. 2878
"Ai fini dell'individuazione della residenza fiscale del contribuente, deve farsi riferimento al centro dei suoi affari ed interessi vitali, dando prevalenza al luogo in cui la loro gestione è esercitata abitualmente in modo riconoscibile dai terzi, non rivestendo un ruolo prioritario, invece, le relazioni affettive e familiari, le quali rilevano solo unitamente ad altri criteri attestanti univocamente il luogo, con il quale il soggetto ha il più stretto collegamento".

Corte di Cassazione, sezione 1, sentenza 16 novembre 2023, n. 46352
"In tema di competenza territoriale, per l'applicazione della regola suppletiva di cui all'art. 9, comma 2, cod. proc. pen. assume rilievo il luogo di residenza, dimora o domicilio dell'imputato al momento della commissione del reato, essendo irrilevanti gli eventuali mutamenti intervenuti successivamente".

Corte di Cassazione, sezione tri, sentenza 11 ottobre 2022, n. 29635
"In tema d'imposte sui redditi, ai sensi del combinato disposto degli artt. 2 T.U.I.R. e 43 c.c., deve considerarsi soggetto passivo il cittadino italiano che, pur risiedendo all'estero, stabilisca in Italia, per la maggior parte del periodo d'imposta, il suo domicilio, inteso come la sede principale degli affari ed interessi economici nonché delle relazioni personali, come desumibile da elementi presuntivi ed a prescindere dalla sua iscrizione all'AIRE".

Corte di Cassazione, sezione L, sentenza 3 novembre 2021, n. 31484
"In tema di contributi economici a carico dell'INAIL per l'abbattimento delle barriere architettoniche nel contesto domestico, in favore dei soggetti affetti da disabilità di origine lavorativa, l'abitualità della dimora del lavoratore, richiesta dall'art. 37 del reg. INAIL n. 23 del 2007, assurge ad elemento costitutivo del diritto alla prestazione in quanto la "ratio" della previsione risiede proprio nell'agevolare la rimozione dei disagi ambientali patiti negli spazi di vita abituali e familiari del lavoratore".

Corte di Cassazione, sezione 6 – 3, ordinanza 5 ottobre 2021, n. 26995
"Quando la sentenza d'appello statuisca in via preliminare sulla competenza, e quindi – ritenuta sussistente quest'ultima – decida il merito del gravame, la parte la quale intenda impugnare la decisione solo sulla competenza, e non anche sul merito, deve proporre il regolamento facoltativo di competenza, con le forme previste per quest'ultimo, incluso il termine perentorio di trenta giorni per la proposizione del ricorso, che decorre dalla comunicazione di cancelleria di avvenuto deposito del provvedimento che si intende impugnare, o dalla notificazione di esso a cura della controparte".

Corte di Cassazione, sezione 1, ordinanza 30 giugno 2021, n. 18602
"Costituisce illecita sottrazione internazionale di minori, ai sensi della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980, il trasferimento o il mancato rientro di un minore ad opera di uno dei genitori, senza il consenso dell'altro, in un luogo di residenza diverso da quello stabilito come dimora abituale del figlio, in virtù di un accordo transattivo che disciplini altresì la titolarità e l'esercizio del diritto di custodia, sottoscritto nel corso di un procedimento giurisdizionale avanti al tribunale dello Stato europeo competente, potendo l'ordine di rientro del minore essere legittimamente rifiutato solo in presenza delle condizioni ostative di cui all'art. 13 della Convenzione dell'Aja consistenti o nel mancato esercizio del diritto di affidamento in sede di trasferimento o di rientro o nel fondato rischio di un pregiudizio per il minore".

Corte di Cassazione, sezione 6-1, ordinanza 7 giugno 2021, n. 15835
"In materia di esercizio della responsabilità genitoriale sui figli nati fuori dal matrimonio, il giudice territorialmente competente ad adottare i provvedimenti di cui all'art. 337 bis e ss., c.c., è quello del luogo in cui il minore ha la "residenza abituale" al momento della domanda, al cui accertamento concorrono una pluralità di indicatori da valutarsi anche in chiave prognostica, al fine di individuare, insieme al luogo idoneo a costituire uno stabile centro di vita ed interessi del minore, il giudice che, alle condizioni in essere al momento della domanda, possa dare migliore risposta alle correlate esigenze, ferme quelle di certezza e garanzia di effettività della tutela giurisdizionale che nella regola sulla competenza trovano espressione".

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Ho concluso la pratica forese in ambito penale, occupandomi di reati finanziari e doganali. Nel corso degli anni ho preso parte attivamente a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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