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20 Luglio 2023
15:00

Appropriazione indebita: spiegazione del reato con esempi [GUIDA]

Il reato di appropriazione indebita punisce chi faccia illegittimamente uso di un bene, come se fosse proprio e quindi appropriandosene. Il reato è disciplinato ex art. 646 c.p., e richiede la cd. interversione del possesso da parte di chi agisce.

Appropriazione indebita: spiegazione del reato con esempi [GUIDA]
Dottoressa in Giurisprudenza
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L’appropriazione indebita è il reato che compie chi, già in possesso di un bene, comincia a disporne indiscriminatamente come se fosse proprio ed è disciplinato dall’articolo 646 del Codice Penale che dispone:

Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 1.000 a euro 3.000.

Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata”.

Il reato di appropriazione indebita rientra tra i delitti contro il patrimonio previsti al Titolo XIII, Libro II del Codice Penale. Esso trae origine dal diritto romano e dalla sua concezione di furtum; soltanto con l’avvento del diritto medievale inizia la distinzione tra furtum proprium (così come il nostro furto) e il furtum improprium (appunto, l’appropriazione indebita).

Il reato è presente con caratteristiche analoghe anche in altri sistemi giuridici, come in Francia dove viene chiamato abus de confiance o in Gran Bretagna come embezzlement.

Quando si configura il reato di appropriazione indebita

Il delitto di appropriazione indebita presuppone che il soggetto agente abbia il preesistente possesso del bene di altri e sul quale esercita un potere autonomo rispetto alla vigilanza e alla custodia del titolare originario.

Non importa il possesso fisico e materiale della cosa, ma basta semplicemente che l’agente ne abbia la disponibilità giuridica, ovvero il potere di decidere autonomamente dell’utilizzo al di fuori del suo proprietario d’origine.

L'agente, nei fatti, si comporta come proprietario a tutti gli effetti (cioè che realizzi la cd. interversione del possesso).

Il termine appropriarsi non significa solo inglobare nel proprio patrimonio, ma anche compiere tutti quegli atti che permettono di disporre giuridicamente della cosa in autonomia.

E’ possibile parlare di appropriazione indebita anche nel caso di mancata restituzione del bene da parte del detentore al suo legittimo proprietario, tale da ritenersi una vera e propria interversione del possesso, così come hanno previsto autorevoli orientamenti della Cassazione: ad esempio integra il reato il rifiuto del professionista di restituire al cliente la documentazione ricevuta, poichè è un comportamento che eccede il limite del titolo di possesso (Corte di Cassazione Penale, sez. II, 3 dicembre 2014, n. 50672) 

Vediamo adesso quali sono i requisiti e i presupposti che caratterizzano l’appropriazione indebita:

  • il possesso della cosa;
  • l’altruità della cosa, denaro o cose mobili di altri;
  • l’utilizzo uti dominus, cioè “come se ne fosse il proprietario”.

Ad esempio, il dipendente che continua ad utilizzare l’automobile concessa in leasing anche dopo la scadenza del termine e la richiesta di restituzione da parte dell’azienda; oppure pensiamo al caso dell’affittuario che getta via gli arredi dell’immobile senza il consenso del proprietario.

Pena prevista per l’appropriazione indebita

L’appropriazione indebita, nella sua ipotesi base, è punita con la reclusione da 2 a 5 anni e con la multa da euro 1.000 a euro 3.000.

La pena però è stata inasprita a seguito della Legge 9 gennaio 2019, n.3, poiché in origine era prevista la “reclusione fino a 3 anni e con la multa fino a 1.032 €”.

Nel caso, invece, di appropriazione indebita aggravata – come sancito dal comma 2 dell’art. 646 c.p., la pena è aumentata con riguardo a quelle cose possedute a titolo di deposito necessario.

Cos’è il deposito necessario?

Si definisce deposito necessario quella circostanza del tutto imprevedibile ed eccezionale che costringe il proprietario del bene ad affidarsi a un altro soggetto. Pensiamo ai casi di incendio, naufragio, frana e così via.

Il deposito necessario è visto come ipotesi aggravata perchè l’agente si avvale della circostanza straordinaria per approfittare in mala fede della relazione con il bene e con il proprietario, sorprendendo quest’ultimo e agendo sulla cosa con autonomia e discrezionalità.

Quando si prescrive il reato di appropriazione indebita?

Il reato di appropriazione indebita si prescrive dopo 6 anni, termine che inizia a decorrere dal momento in cui il reato si ritiene consumato.

Quando si consuma l’appropriazione indebita?

La consumazione dell’appropriazione indebita si realizza nel momento e nel luogo in cui l’agente realizza consapevolmente il suo primo atto di disposizione e ciò viene conosciuto dalla persona offesa.

Procedibilità

L’appropriazione indebita è procedibile a querela di parte, cioè solo la persona offesa del reato può rivolgersi e rendere note le circostanze all’Autorità.

Solo nel caso in cui l’appropriazione indebita sia perpetrata nel tempo del deposito necessario, la procedibilità sarà d’ufficio – ovvero l’Autorità giudiziaria, conosciute le gravi circostanze di reato, procede senza indugio ad incardinare il processo senza l’intervento della persona offesa.

Differenza tra appropriazione indebita e furto

La fattispecie dell’appropriazione indebita nasce come reato a sè stante ma trae origine dal reato di furto, con il quale condivide alcuni aspetti.

Il furto, di cui all’art. 624 c.p., si esplica in tre momenti essenziali:

  • la sottrazione, ovvero il bene viene eluso dalla vigilanza e sorveglianza del suo legittimo proprietario;
  • lo spossessamento, il titolare del bene perde il possesso sulla cosa e non ne ha più la disponibilità;
  • l’impossessamento; la cosa sottratta entra nella disponibilità e nel controllo del soggetto agente.

Ad esempio, Tizio sottrae il portafogli a Caio; oppure Mevio sottrae un orologio dallo scaffale della gioielleria e lo nasconde nella propria tasca.

Si parla, invece, di appropriazione indebita nel caso in cui il soggetto agente abbia una relazione con il proprietario originario del bene e questi gli conferisca – anche solo temporaneamente – legittimamente la facoltà di utilizzare la cosa. Successivamente però, l’agente comincia a comportarsi come se fosse il proprietario della cosa.

Sebbene i due reati presentino elementi simili – come il fatto che la cosa sia di altri – l’appropriazione indebita non verifica la sottrazione, dal momento che il bene è già nella disponibilità dell'agente.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Intelligence istituzionale e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea. Nel corso degli anni ho preso parte a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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