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5 Agosto 2024
16:58

Affitti brevi, dal 1° settembre 2024 scatta l’obbligo del CIN: ecco cos’è

IL CIN dovrà essere mostrato negli annunci online e nelle strutture fisiche. Vediamo cosa cambia dal 1° settembre 2024.

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Affitti brevi, dal 1° settembre 2024 scatta l’obbligo del CIN: ecco cos’è
Esperta in Diritto Tributario
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Grandi novità in arrivo per gli affitti brevi, su cui l’Agenzia delle entrate ha dedicato una guida ad hoc. Dal 1° settembre 2024 entra in vigore l'obbligo per i proprietari di affitti brevi, ossia le locazioni di durata inferiore ai 30 giorni, di ottenere e mostrare il Codice Identificativo Nazionale (Cin) sia negli annunci online che nelle strutture fisiche.

Le sanzioni sono previste a partire da gennaio 2025. Ecco una panoramica dettagliata di cosa significa CIN; come funziona il sistema e le implicazioni per i proprietari.

CIN: cosa significa

Le cosiddette “locazioni brevi”, sono quei contratti conclusi da persone fisiche al di fuori dell’esercizio dell’attività d’impresa, per i quali non vi è l’obbligo di registrazione se non formati per atto pubblico o scrittura privata autentica.

Dopo la fase sperimentale, iniziata a giugno 2024, che coinvolge attualmente Abruzzo, Calabria, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Veneto, dal 1° settembre entra in vigore l’obbligo del CIN.

Dal 1° settembre 2024, il Cin deve essere ottenuto ed esposto mentre le sanzioni sono applicabili dal gennaio 2025.

L'entrata in vigore delle nuove norme sugli affitti brevi, prevista per il 1° settembre, richiederà a tutti i proprietari di ottenere il Codice identificativo nazionale (Cin) tramite la Banca dati nazionale (Bdsr). Questo sistema mira a contrastare l'abusivismo e tutelare i consumatori.

Chi dovrà dotarsi del CIN

Il nuovo sistema del Codice Identificativo Nazionale mira a migliorare la trasparenza e il controllo nel settore degli affitti brevi, promuovendo la sicurezza e contrastando l'abusivismo. I proprietari devono prepararsi all'adeguamento entro i termini stabiliti per evitare pesanti sanzioni.

Il CIN è obbligatorio per  i titolari o gestori delle strutture turistico-ricettive alberghiere ed extralberghiere definite ai sensi delle vigenti normative regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano. Inoltre a dotarsi del CIN devono essere anche  i locatori di unità immobiliari ad uso abitativo destinate a contratti di locazione per finalità turistiche e i locatori di unità immobiliari ad uso abitativo destinate alle locazioni brevi ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96.

Le Unità Immobiliari per cui sarà obbligatorio il CIN devono rispondere ad alcuni standard di sicurezza. In particolare le unità immobiliari devono essere dotate di rilevatori di gas combustibili e monossido di carbonio funzionanti e di estintori portatili a norma di legge.

Come avere il CIN

Per richiedere il Cin bisogna accedere alla Bdsr sul sito del ministero e accedere alla piattaforma bdsr.ministeroturismo.gov.it con SPID o CIE. Una volta controllati i dati relativi alla struttura o locazione, si potrà procedere con l’istanza.

La normativa prevede che chi possiede già un CIN, concesso in precedenza da un Provincia o da una Regione, avrà 30 giorni di tempo, dopo l'avvio della piattaforma nazionale, per richiedere il nuovo codice nazionale.

Sanzioni

Il CIN deve comparire in tutti gli annunci ed esposto all'esterno dell'immobile. Chi non si adegua non potrà pubblicizzare la propria casa sulle piattaforme online.

Le sanzioni, in caso di mancato adempimento, vanno fino a 10mila euro e verranno introdotte successivamente, ossia a partire dal sessantesimo giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevista non oltre il 1° settembre.

Cosa ne pensano i Comuni

Il Codice Identificativo Nazionale (Cin) rappresenta un tentativo di regolamentare gli affitti brevi, ma molti Comuni italiani e associazioni rimangono scettici riguardo alla sua capacità di risolvere i problemi legati alla turistificazione e all'abusivismo. La situazione a Firenze, ad esempio, evidenzia le sfide e le tensioni esistenti. Firenze è in prima linea nel dibattito sugli affitti brevi. La recente decisione del Tar della Toscana di bloccare lo stop agli affitti brevi nell'area Unesco ha generato un acceso confronto. La nuova giunta comunale ha prontamente risposto adottando una variante al Piano operativo che prevede il blocco delle nuove locazioni turistiche brevi nel centro storico. Questa misura è stata giustificata come necessaria per proteggere l'identità del centro storico e contrastare la turistificazione che ha ridotto la disponibilità di abitazioni per i residenti.

Anche altri sindaci italiani chiedono maggiori restrizioni e controlli, A Milano, il sindaco Beppe Sala ha sottolineato la necessità di regolamentare gli affitti brevi per limitare l'operato delle grandi società che speculano affittando numerosi appartamenti. Sala non è contrario ai piccoli proprietari, ma invoca una distribuzione più equa delle strutture sul territorio. A Roma, in vista del Giubileo, il sindaco Roberto Gualtieri ha evidenziato la necessità di più regole per gestire l'afflusso di turisti previsto e ha chiesto maggiori poteri per le autorità locali.

In conclusione, la questione degli affitti brevi è complessa e richiede un equilibrio tra regolamentazione e flessibilità. Mentre il Cin è un passo avanti, molti Comuni italiani e internazionali stanno cercando soluzioni più restrittive per affrontare l'overtourism e proteggere i residenti.

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