video suggerito
video suggerito
13 Ottobre 2023
17:00

Accordi di Abramo: cosa sono e cosa prevedono

Gli Accordi di Abramo sono una relazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi, Bahrain e Stati Uniti, rappresentando un successo di espansione geopolitica ma anche il riconoscimento formale della sovranità di Israele.

50 condivisioni
Accordi di Abramo: cosa sono e cosa prevedono
Dottoressa in Giurisprudenza
Accordi di Abramo: cosa sono e cosa prevedono
Credits: Wikimedia Commons

Il nuovo conflitto scoppiato tra Hamas e Israele ha segnato un duro contraccolpo agli Accordi di Abramo che, proprio in queste ore, avrebbero dovuto sancire la stabilità delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Israele.

Un tempismo tutt’altro che casuale considerando che Hamas è un gruppo terroristico (riconosciuto come tale dall’Unione Europea e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale UE, 4 febbraio 2022, L 25) che da solo non avrebbe potuto accedere alle risorse necessarie a sferrare l’attacco e che invece assume il ruolo di “cavallo di Troia” di altri attori internazionali, tra cui l’Iran.

Spieghiamo cosa prevedono gli Accordi di Abramo e perché sono nell’occhio del ciclone di una guerra (forse) inaspettata.

Cosa sono gli accordi di Abramo e i testi ufficiali

Gli Accordi di Abramo sono stati firmati il 15 settembre 2020, sotto lo sguardo vigile della mediazione statunitense dell’allora Presidente Donald Trump, e si compongono di due accordi bilaterali e una dichiarazione congiunta.

Da un punto di vista geopolitico, gli Accordi si uniscono alle pregresse intese stipulate con l’Egitto nel 1978 (ovvero gli Accordi di Camp David) e la Giordania nel 1994 rappresentando così il primo segnale di collaborazione, in termini di leadership regionale, con un paese arabo.

Il primo accordo sancisce la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele e Bahrain, ovvero Accordi di Abramo- Dichiarazione di pace, cooperazione e relazioni diplomatiche e amichevoli costruttive annunciata dallo Stato di Israele e dal Regno del Bahrain, con la partecipazione rispettivamente di Benjamin Netanyahu e Abdullatif Al Zayani.

Il secondo è il Trattato di pace, relazioni diplomatiche e piena normalizzazione tra gli Emirati Arabi Uniti e lo Stato di Israele, sottoscritto da Abdullah bin Zayed Al Nahyan e Benjamin Netanyahu.

Infine la Dichiarazione congiunta sugli Accordi di Abramo, con cui i 4 rappresentanti firmatari (ricordiamo Israele, Emirati Arabi, Bahrain e Stati Uniti d’America) “warmly welcome and encouraged by the progress already made in establishing diplomatic relations […] the ongoing efforts to consolidate and expand such friendly relations based on shared interests and a shared commitment to a better future”.

Cosa prevedono gli Accordi di Abramo

La portata giuridica dei due Accordi di Abramo è differente e riflette così la gravità geopolitica assunta dalle parti contraenti.

Vediamo i due Accordi nel dettaglio.

Dichiarazione di Pace tra Bahrain e Israele

La Dichiarazione di Pace sottoscritta tra Bahrain e Israele non è uno strumento giuridico vincolante, ma anzi un’affermazione di un rapporto politico disteso auspicato come “an era of friendship and cooperation”.

I Paesi contraenti si impegnano nell’instaurazione della pace, della prosperità e della sicurezza nella regione mediorientale, ringraziando la mediazione assolta dagli Stati Uniti.

Trattato tra Emirati Arabi Uniti e Israele

Il Trattato concluso tra Emirati e Israele si presenta come programmaticamente più incisivo proprio per la sua particolare rilevanza giuridica.

Già dalla sua redazione in forma solenne, il Trattato di pace, relazioni diplomatiche e piena normalizzazione tra gli Emirati Arabi Uniti e lo Stato di Israele ha previsto lo scambio degli strumenti di ratifica tra i due Paesi firmatari.

Inoltre, come previsto dall’art. 102 della Carta delle Nazioni Unite, il Trattato è stato poi trasmesso al Segretario Generale ONU per la sua registrazione solenne:

“(1) Ogni trattato ed ogni accordo internazionale stipulato da un Membro delle Nazioni Unite dopo l’entrata in vigore del presente Statuto deve essere registrato al più presto possibile presso il Segretariato e pubblicato a cura di quest’ultimo.

(2) Nessuno dei contraenti di un trattato o accordo internazionale che non sia stato registrato in conformità alle disposizioni del paragrafo 1 di questo articolo, potrà invocare il detto trattato o accordo davanti ad un organo delle Nazioni Unite”.

Composto da 12 articoli, il Trattato consta anche di un allegato con cui Israele ed Emirati indicano i futuri criteri di redazione a cui si appelleranno nella stesura dei propri accordi bilaterali e, in linea generale, predispone la stabilizzazione delle relazioni diplomatiche nel rispetto dei principi di diritto internazionale.

Tra le disposizioni oggetto del Trattato assumono una particolare importanza gli artt. 6 e 7, rispettivamente:

  • Mutual Understanding and Co-existence, ovvero l’impegno di promuovere la comprensione, il rispetto e la cultura reciproca anche attraverso l’instaurazione di programmi accademici, culturali e scientifici di scambio tra i popoli;
  • Strategic Agenda for the Middle East, cioè un piano strategico-economico volto all’espansione degli ideali di pace e stabilità nella regione del Medio Oriente.

Le criticità

Gli Accordi di Abramo rappresentano, da un punto di vista diplomatico, un successo in termini di espansione politica, economica e militare nel territorio mediorientale, attraverso cui vengono sancite formalmente anche le relazioni di intelligence e sicurezza tra i Paesi arabi del Golfo.

Dal punto di vista giuridico, volgendo lo sguardo al diritto internazionale, gli Accordi di Abramo rappresentano il riconoscimento formale della sovranità dello Stato di Israele – come viene esplicitato all’art. 2 dell’Accordo con gli Emirati Arabi:

General Principles: The Parties shall be guided in their relations by the provisions of the Charter of the United Nations and the principles of international law governing relations among States. In particular, they shall recognize and respect each other's sovereignty and right to live in peace and security, develop friendly relations of cooperation between them and their peoples, and settle all disputes between them by peaceful means”.

Tuttavia, la disposizione non specifica a quale porzione di territorio si riferisca gettando ombre sulla questione palestinese e i territori occupati da Israele, nonostante le condanne della comunità internazionale.

Se questo riconoscimento includesse anche quei territori (ovvero, la Cisgiordania, Gerusalemme est e la Striscia di Gaza) sarebbe un illecito internazionale, ovvero una violazione dell’obbligo di non riconoscimento di matrice consuetudinaria che impone agli Stati di astenersi da tutte quelle manifestazioni di riconoscimento di situazioni illecite internazionali.

Proprio l’obbligo di non riconoscimento relativa ai territori palestinesi occupati da Israele è stato ribadito a più riprese dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite:

Gli Accordi di Abramo dopo l’attacco a Israele

Allo stato odierno gli Accordi di Abramo risultano essere congelati, in attesa di accertare se e come sia stato concertato il sostegno iraniano al gruppo terroristico contro Israele.

Se un scenario del genere fosse confermato, le tensioni coinvolgerebbero anche le relazioni diplomatiche più di recente siglate (marzo 2023) tra Arabia Saudita e Iran, con il rischio di trascinare anche l’intervento delle milizie sciite siriane e libanesi.

Lo scenario geopolitico muterebbe, con la possibile conseguenza di una polarizzazione delle alleanze nella regione del Medio Oriente, dove ciascuno invocherebbe il principio di legittima difesa collettiva.

Avatar utente
Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Sicurezza economica, Geopolitica e Intelligence presso SIOI - UN ITALY e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea presso il mio ateneo di origine. Ho concluso la pratica forese in ambito penale, occupandomi di reati finanziari e doganali. Nel corso degli anni ho preso parte attivamente a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Ho scritto di cybersicurezza, minacce informatiche e sicurezza internazionale per "Agenda Digitale" e "Cyber Security 360". Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
Sfondo autopromo
Segui Lexplain sui canali social
api url views